[2] S. Williams b. [16] B. Strycova 7-5 6-4 (Adriano Spataffi)
Dopo l’uscita di Angelique Kerber, Serena Williams vede la possibilità, oltre che del ventitreesimo titolo Slam, del ritorno sul trono di numero 1. Avversaria negli ottavi è Barbora Strycova, contro cui la statunitense è in vantaggio per 2-0 nei precedenti, ma che pare aver raggiunto il suo apice di rendimento, protagonista fin qui di un percorso netto che non l’ha mai vista in difficoltà nei precedenti turni.
Il primo set è caratterizzato dagli alti e bassi della Williams, decisa come sempre a condurre il gioco, che però non riesce a trovare continuità nei colpi, in particolare con il diritto. La ceca dall’altra parte tenta solamente di far muovere l’avversaria il più possibile, in attesa di errori che in effetti arriveranno in grande quantità. Nei primi otto giochi, saranno ben sei i servizi persi da entrambe le giocatrici, tre per parte, l’americana continua però a spingere. Sul 5-4 a suo favore, servizio Strycova, troverà tre set point che non riesce a sfruttare, venendo poi premiata sul 6-5, complice, proprio sull’ultimo punto, un rovescio rocambolesco che imprime alla palla una traiettoria impossibile per la Strycova.
Aggiudicatasi forse il peggior set giocato nel torneo, Serena Williams pare sciogliersi nel secondo: ancora lontana da un rendimento soddisfacente, trova quantomeno buona sicurezza nei suoi game di servizio – anche se la percentuale della prima palla sarà circa del 40% -, rimanendo estremamente aggressiva in risposta. La ceca pare invece lamentare fastidio alla schiena anche se non ricorrerà mai a interruzioni o interventi dello staff. Sul 2-1 a proprio favore, la statunitense trova, meritatamente, il break di vantaggio, prendendo il margine necessario per gestire fino alla conclusione; sul 5-3 la Strycova sembra rientrare in gara pareggiando il break, ma Serena a questo punto torna padrona del campo e al game successivo riesce a chiudere il match con personalità.
Quarti di finale dunque per la Williams, che però, se vuole vincere il torneo, dovrà per forza ragionare sui numeri, che dicono 28 colpi vincenti contro 46 errori gratuiti, e sul rendimento della prima palla, 27 volte in campo su 60 tentativi, con 17 punti conquistati.
[5] K. Pliskova b. [22] D. Gavrilova 6-3 6-3 (da Melbourne, Diego Barbiani)
Finisce agli ottavi di finale, come nel 2016, il cammino di Daria Gavrilova ed il sogno di tutti gli appassionati di tennis australiano che ancora una volta hanno accompagnato questa cavalcata con tanto entusiasmo ed affetto. Troppo complicato, per lei, il confronto con la giocatrice più in forma del momento, per giunta con tutte le caratteristiche fisiche e tecniche necessarie a sovrastarla anche in momenti di forma non così devastanti. Karolina Pliskova, di fatti, ha tutto quello che Daria vorrebbe, almeno per una sera: dal servizio incisivo all’avere il colpo per poter chiudere uno scambio facilmente invece di lottare (e lo fa alla grande) in fase difensiva.
I precedenti dicevano già tutto del match, con un 2-0 maturato tra 2015 e 2016 per la tennista ceca, senza mai cedere più di 3 game a parziale. La sua speranza era quella di partire bene, magari fare gara di testa per complicare la vita alla sua avversaria, che può ancora cadere nell’errore se messa un po’ sotto pressione. Invece, al primo turno di battuta, sono già arrivati i problemi: mancate 2 palle game, sono arrivate ben 5 palle break. Alla fine, il break che ha già spianato la strada alla conquista del primo parziale, “raddoppiato” sul 3-1. A nulla è servito, alla giovane australiana, darsi una chance con un break recuperato sul 2-5, perché la bassa percentuale di prime palle in campo l’ha costretta ad essere preda facile delle bordate che provenivano dall’altra parte del campo.
Neppure il break nel primo game della seconda frazione ha invertito la tendenza, perché Gavrilova era costantemente costretta a forzare, mentre l’altra sapeva di avere tanto margine a disposizione per portare a casa l’incontro. Pliskova, dunque, non solo ha trovato subito la parità sull’1-1 ma ha poi ottenuto un secondo break sul 2-1. Sul 5-3 è arrivata la chiusura al terzo match point, dopo essersi un po’ complicata la vita da 40-15 sbagliando 2 dritti.
Secondo quarto di finale Slam consecutivo per la ceca dopo i 17 Major senza passare il terzo turno. Qualcosa è cambiato, ma lo andiamo ripetendo ormai da tempo. Miriana Lucic Baroni, contro cui ha un bilancio positivo di 3-2, e poi (eventualmente) Serena Williams la separano dalla seconda finale Slam consecutiva.
[9] J. Konta b. [30] E. Makarova 6-1 6-4 (da Melbourne, Diego Barbiani)
Johanna Konta e l’Australia, un rapporto consolidato non solo da antichi natali della tennista che ora sta giocando con la bandiera della Gran Bretagna ma è nativa di Sydney, ma anche dai grandi risultati raggiunti negli ultimi dodici mesi.
La semifinale del 2016 sembrava un risultato incredibile, forse impossibile da ripetere. Non solo la numero 10 del mondo è nuovamente vicina a questo traguardo, ma sta probabilmente giocando anche meglio. La presenza di Wim Fissette nel suo angolo si sta già facendo vedere nonostante il mesetto scarso di lavoro ed oggi è arrivata una nuova grande vittoria contro Ekaterina Makarova, battuta qui anche dodici mesi fa, proprio a livello di quarto turno.
Un primo set straripante, un secondo in cui ha tirato fuori il carattere per infilare una serie di game (5) necessari a superare una russa che aveva trovato maggiore profondità ed aveva tolto un po’ di certezze alla rivale tanto da salire fino al 4-1. Per riprendere il break di ritardo c’è stato un approccio più offensivo dal lato del dritto mancino di Makarova, mentre sul 4-4 30-30 ha infilato altri 2 punti di ottimo livello a certificare la maturità ormai pienamente raggiunta. Un altro esempio? Al servizio per il match ha rimontato da 0-40 giocando solo vincenti tra cui 3 col servizio dal 15-40 in poi.
È un momento d’oro per lei, che al prossimo turno avrà il test più probante dell’intero tabellone: Serena Williams. Sarà il primo incontro tra le 2, e le premesse non sono affatto negative.
M. Lucic-Baroni b. [Q] J. Brady 6-4 6-2 (Daniele Vitelli)
Ottavo di finale delle grandi sorprese quello andato in scena come terzo match sulla Margaret Court Arena. A sfidarsi per un accesso ai quarti sono la giovane americana Jennifer Brady, alla seconda stagione nel circuito e proveniente dalle qualificazioni, e la trentaquattrenne croata Mirjana Lucic-Baroni, protagonista di una seconda carriera dopo lo stop tra il 2004 e il 2007, a causa di oramai noti problemi familiari. Storie e vicende personali molto diverse per le due contendenti. La ventunenne yankee, prodotto delle università americane, è riuscita, alla sua prima apparizione nel tabellone principale di uno slam, ad issarsi fino agli ottavi di finale grazie alle vittorie sofferte contro Vesnina e Watson. Quest’ultimo match, in particolare, è stato una vera maratona, chiusa dopo quasi 3 ore per 10-8 al terzo set. La ex-bambina prodigio della repubblica ex-Jugoslava, invece, sta vivendo una seconda vita agonistica di buon livello e fatta anche di lampi improvvisi, come le vittorie su Muguruza e Halep agli US Open 2014 e quella su Venus Williams nella finale del torneo di Quebec City dello stesso anno, che le ha permesso di aggiudicarsi un torneo ben 16 anni dopo il precedente successo. Anche in Australia è stata protagonista di un record simile, riuscendo a vincere la prima partita dopo ben 19 anni dall’ultimo successo, datato 1998, nel tabellone principale del primo major stagionale. La sua presenza negli ottavi è impreziosita dalla convincente vittoria contro la numero 3 del mondo Agnieszka Radwanska, battuta con un netto 6-3 6-2.
Primo set equilibrato, con la solita tattica “o la va o la spacca” da parte della semifinalista di Wimbledon ’99, che costringe l’americana spesso in difesa. Il momento di svolta arriva nel settimo game, quando la tennista della Pennsylvania commette un sanguinoso doppio fallo e concede il break alla sua avversaria. Sul 5-4 e servizio in suo favore, Lucic chiude il set, non senza aver annullato una pericolosa palla per il 5 pari. Break e controbreak all’inizio del secondo set, con Lucic, probabilmente infastidita dai problemi alla gamba sinistra, intenta a forzare in ancor maggiore misura i colpi, nel tentativo di evitare di perdere il controllo dello scambio. Questa tattica, al contrario del primo set, pare essere un boomerang per lei, che commette qualche errore di troppo e rimette in partita la sua avversaria, dotata di colpi più arrotati e dalla tattica più conservativa. A venire in aiuto della croata è, però, proprio la giovane statunitense, che nel quinto gioco ha una netta pausa mentale e cede il servizio con ben due doppi falli. Qui si chiude virtualmente la sfida: Brady perde campo e lascia ampi spazi per le accelerazioni piatte della Lucic, che invece ritrova sicurezza nel suo gioco da fondocampo, sempre dedito alla ricerca del punto. La nativa di Dortmund può così mettere la sua firma sull’incontro, concludendo con il set con il punteggio di 6 giochi a 2 grazie all’ennesima accelerazione di diritto.
Ora per lei, nei quarti di finale, la vincente del match tra Karolina Pliskova e Daria Gavrilova. Sarà missione impossibile, considerando le precarie condizioni fisiche? Non importa: il suo torneo lo ha già vinto.
Ottavi di finale:
M. Lucic-Baroni b. [Q] J. Brady 6-4 6-2
[9] J. Konta b. [30] E. Makarova 6-1 6-4
[2] S. Williams b. [16] B. Strycova 7-5 6-4
[5] K. Pliskova b. [22] D. Gavrilova 6-3 6-3
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