Giocherai lunedì nel bel mezzo del pomeriggio, quando il meteo prevede una giornata molto calda. Avresti preferito più tempo per abituarti a queste condizioni?
Beh, non c’è molto da fare in questi casi. È ovvio che a Doha si è giocato in condizioni più fresche, soprattutto giocando la maggior parte dei match di sera. In ogni caso se fai bene qui, puoi giocare tre incontri serali, a volte anche quattro.
Quando ti alleni, come ti influenza la presenza di Djokovic che incombe solitamente nei turni finali, non solo degli Slam, ma anche di tornei come Doha?
Come prepari tatticamente questi grandi match?
Cerco di studiare il mio avversario guardando video, ma anche di capire quali cose posso fare meglio e quali non hanno funzionato bene.
Non fa invece molta differenza quando mi alleno in campo. Ci sono dei lati del tuo gioco, che possono aiutare contro determinati avversari e altri aspetti che rendono il tuo tennis efficace contro l’intero tour. La velocità e gli spostamenti sono una parte fondamentale del mio gioco e cerco di allenarmi su questi elementi senza pensare agli altri giocatori.
Roger e Novak dicevano che una volta che diventi numero 1, devi lavorare il doppio di prima per mantenere quella posizione. Anche tu la pensi così?
Spero di no! (ride). Credo sia semplice pensare che dopo aver raggiunto la prima posizione, ti serva solo continuare a fare ciò che stavi facendo prima.
La realtà è che, nello sport, le cose cambiano continuamente. Io mi avvicino ai trent’anni, i più giovani continueranno a migliorare e Roger, Rafa, Novak, Stan e gli altri ragazzi al top vorranno continuare a occupare quelle posizioni. È per questo che Ivan (Lendl ndr) è nel mio team, aiutandomi a gestire questa situazione, che lui ha già vissuto. Devo continuare a migliorare, ma ciò non significa che devo lavorare ancora più duramente di prima. Conta tenere una mentalità vincente ed eliminare le debolezze del mio gioco.
Hai giocato molte finali qui, anche se non hai ancora vinto il torneo. Credi di avere buone possibilità di riuscirci quest’anno?
È chiaro che sono in fiducia, dopo il finale della scorsa stagione. Mi piace giocare qua e anche se non sono riuscito ancora a vincere una finale, credo di essere in buona posizione per la vittoria finale. Ovviamente nulla è garantito, ma perché no?
Qualche altro giocatore ti ha ancora chiamato Sir, Andy?
Si, ma non credo facesse sul serio (sorride). Sono più che felice di essere chiamato semplicemente Andy. È abbastanza per me (sorride).
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