Nella seconda metà degli anni settanta fino ai primi anni ottanta gli Australian Open vissero il loro periodo più buio. Come oggi, quello di Melbourne era il primo Slam della stagione, in programma a Gennaio. In un tabellone orfano dei big, trasformatosi in una sorta di campionato nazionale (con l’unica eccezione di Stan Smith, su otto teste di serie, sette erano giocatori di casa), nel 1976 Mark Edmondson vinse il torneo da numero 212 del ranking ATP battendo in finale John Newcombe in quattro set. Edmondson è ad oggi l’ultimo Aussie a essersi fregiato dell’onore di alzare il trofeo davanti al proprio pubblico.
Nell’edizione del 1977, disputata dal 3 al 9 Gennaio, le cose non migliorarono un granché. Le teste di serie australiane erano 9 su 16: ad occupare le prime due caselle del tabellone c’erano Guillermo Vilas, numero 6 al mondo e Roscoe Tanner, 11. Furono proprio loro due a contendersi il titolo. In semifinale l’argentino, non certo un giocatore adatto all’erba, aveva avuto la meglio in quattro set su John Alexander, mentre il “bombardiere di Chattanooga” aveva piegato la resistenza di Ken Rosewall. In finale Tanner sfruttò al meglio la potenza devastante del suo servizio liquidando Vilas con un triplice 6-3.
Tra le donne fu Kerry Reid a prevalere in due partite nel derby australiano con Dianne Balestrat. In vista della successiva edizione, gli organizzatori provarono a dare una sferzata anticipando il torneo a dicembre dello stesso anno, pensando in tal modo di attirare l’interesse dei grandi protagonisti della racchetta a partecipare per aggiudicarsi il Grande Slam. Il secondo Australian Open del 1977 andò quindi in scena dal 19 al 31 Dicembre. La scelta non ebbe gli effetti sperati. Poca rimaneva la voglia di sobbarcarsi una lunga trasferta per raggiungere l’emisfero australe in pieno inverno.
La testa di serie numero uno venne assegnata a Vitas Gerulaitis, allora al sesto posto della classifica ATP; numero due Roscoe Tanner, detentore del titolo, confermatosi all’undicesima posizione del ranking. Dietro a loro figuravano i “canguri” Roche, Rosewall, Dent, e Alexander. Lasciando per strada un solo set, contro Ruffels nei quarti, Gerulaitis approdò in finale dopo essersi sbarazzato facilmente di John Alexander in semifinale.
Il ventitreenne biondino inglese John Lloyd, che l’anno prima aveva impegnato Adriano Panatta fino al quinto set nel secondo singolare della finale di Zona Europea di Coppa Davis vinta dagli azzurri a Wimbledon, faticò non poco per superare nei primi due turni l’australiano Syd Ball e il venezuelano Jorge Andrew. Nei quarti Lloyd riuscì nell’impresa di battere John Newcombe in quattro set ed ebbe poi accesso alla finale vincendo facile su un altro australiano, Bob Giltinan.
In finale, sotto di due set, l’inglese, giocatore non di grande talento, ma scattante, agile e dotato di grande temperamento, portò la contesa al quinto dove la classe di Vitas Gerulaitis finì col prevalere.
L’Australian Open del 1977 rimase l’unico Slam conquistato in carriera dall’estroso newyorkese di origini lituane. John Lloyd, che diventerà più noto come “Mr Evert”, fu il primo tennista britannico a raggiungere la finale in uno Slam nell’era Open.
In campo femminile Evonne Goolagong calò il poker di successi a Melbourne superando in finale la connazionale Helen Gourlay.
L’open australiano stentò parecchio prima di uscire dalla nubi dell’anonimato. Soltanto nel 1983, quando Mats Wilander sconfisse in finale Ivan Lendl in tre set, s’intravide finalmente un po’ di luce. Per la definitiva resurrezione si dovette attendere però fino al 1988, quando il torneo traslocò dall’erba del vecchio Kooyong Lawn Tennis Club al Rebound Ace del nuovissimo impianto di Flinders Park, oggi conosciuto come Melbourne Park.
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