TENNIS – Di Diego Barbiani
ZHUHAI. Petra Kvitova è la nuova campionessa del WTA Elite Trophy di Zhuhai grazie al successo piuttosto netto ai danni di Elina Svitolina.
Il 6-4 6-2 inflitto all’ucraina le regala il secondo titolo del 2016 dopo Wuhan, dove batté Dominika Cibulkova, e soprattutto le permette di chiudere la stagione al n.11 WTA dopo aver rischiato fino all’inizio dello US Open di interrompere una striscia di 7 anni nella top-20 e chissà, visto il rendimento, essere addirittura fuori dalle 30.
Sembra esagerato, visto comunque che si parla di una giocatrice dal talento enorme, vincitrice di 2 Wimbledon e che come dimostrato sia a Zhuhai che a Wuhan è in grado di lasciare le briciole a chiunque (nemmeno Serena Williams può dire di essere sfuggita, almeno una volta, alla versione extra-lusso della ceca) eppure prima del match d’esordio nell’ultimo Slam stagionale la Race la vedeva attorno alla trentesima posizione al mondo. Tra l’altro giocava contro Jelena Ostapenko, capace fin lì di batterla 2 volte su 2 e dotata di un gioco che a conti fatti ricorda un po’ il suo: una capacità di trovare vincenti che nelle giornate e nei periodi di grande fiducia può essere estremamente bella da vedere e pericolosa per le avversarie.
Dopo un anno molto, molto complicato Kvitova può guardare con estrema fiducia al 2017. Questa stagione, iniziata un po’ a luci spente causa un ritiro a Shenzhen per problemi gastrointestinali ed una sconfitta al secondo turno agli Australian Open che la portò alla decisione tutto sommato sofferta, sicuramente ponderata per giorni, di separarsi da David Kotyza, aveva già messo in bilico gran parte dei suoi progetti.
Non l’ha mai detto chiaramente, ma Kotyza per lei rappresentava quasi un secondo padre. David l’aveva presa da giovanissima, nel 2007, mentre lei aveva già terminato una (brevissima) parentesi nel circuito junior soprattutto per volere dei suoi genitori che nel frattempo l’avevano portata da Bilovec, dove era nata, a Prostejov, famoso centro nella Repubblica Ceca dove sono cresciuti tutti i maggiori esponenti del tennis ceco, maschile e femminile.
Otto anni assieme e l’ascesa da n.157 a n.2 del mondo con l’unico rimpianto di non aver concluso vincitrice quel match a Sydney contro Na Li nella semifinale del 2012. Quel giorno, Petra, si stava giocando il n.1 del mondo e doveva battere la cinese per scavalcare Caroline Wozniacki. Aveva concluso un 2011 con il primo titolo a Wimbledon ed il trionfo alle WTA Finals su chi poi (Azarenka) avrebbe preso il comando del ranking all’Australian Open. Lei, invece, dopo un set dominato per 6-1 perse 1-6 7-5 6-2 non arrivando più ad avere quella chance. Eppure, guardando all’anno prossimo e sapendo che si sta comunque parlando di una giocatrice di 26 anni, le speranze di vederla protagonista per i grandi titoli e grandi traguardi c’è ed è abbastanza forte.
Se c’è una cosa che questo 2016 lascia nella testa delle giocatrici è che da adesso, davvero, per tante delle protagoniste al vertice possono aprirsi scenari importanti. Angelique Kerber, a 28 anni, ha dimostrato che si possono realizzare i sogni più incredibili, perché dunque non dovrebbe provarci una come Kvitova? La stessa ceca ha voluto sottolinearlo in conferenza stampa, oggi, che è tornata a credere nel n.1 proprio grazie ai tanti exploit della tennista di Brema. Ci saranno i momenti dove farà fatica, perché per un problema di asma il grande caldo australiano e l’umidità del nord-america potrebbero darle qualche fastidio di troppo, mentre il rischio di giocare sulla terra è che nelle giornate romane e parigine il campo possa essere molto più lento a causa dell’umidità, quindi rendere meno esplosivo il suo arsenale, ma sono momenti ormai riservati a poche settimane nell’arco dei 10 mesi in cui si spiega il calendario WTA.
A proposito di terra, quest anno Petra annunciò proprio alla vigilia del torneo di Madrid la rottura con il suo allora fidanzato Radek Medl quando i due avevano già detto “sì” alle nozze, mentre almeno da Indian Wells era parsa aver perso molti chili. Asciutta, sì, ma allo stesso tempo con molta meno forza nelle braccia. Proprio nel deserto californiano, in quello che fu anche il primo torneo con Frantisek Cermak al suo fianco, consigliata dalla sua grande amica Lucie Hradecka, Petra fece tanta fatica per superare prima Danka Kovinic e poi Johanna Larsson. La situazione, da quel punto di vista, è parsa non migliorare fino all’estate, quando già alle Olimpiadi si vide il primo match vinto in stagione contro una top-20 (Elina Svitolina).
Dovesse riuscire in una off-season priva di ulteriori complicazioni, sarà tra le protagoniste da tenere maggiormente sott’occhio. Si entra anche in una questione numerica: solo da Wuhan, inizio ottobre, Kvitova ha guadagnato 1995 punti in 4 tornei (Wuhan stesso, Pechino, Lussemburgo e Zhuhai) mentre sono 1615 quelli totalizzati in 9 mesi, dunque una media complessiva di 179 punti da difendere mese per mese da gennaio a settembre. Nulla, per una giocatrice che comunque può avere alti e bassi. Dovesse poi limitare il più possibile i momenti di difficoltà, allora davvero potremmo aver trovato un’altra grande (grandissima) protagonista.
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