Dopo Juan Martin del Potro, l’altro eroe di giornata è Federico Delbonis che supera Ivo Karlovic nel singolare decisivo e fa partire i festeggiamenti della marea albiceleste.
F. Delbonis b. I. Karlovic 6-3 6-4 6-2 (di Diego Barbiani)
Federico Delbonis entra nella storia del tennis argentino vincendo il singolare decisivo per l’assegnazione della Coppa Davis 2016 e regalando la prima insalatiera all’Argentina dopo tanto penare. Quattro sconfitte su quattro finali giocate. Una quinta, questa contro la Croazia, in cui partivano sfavoriti nel pronostico, si sono trovati indietro 1-2 dopo il sabato ed oggi Juan Martin del Potro è stato ad un soffio dalla sconfitta contro Marin Cilic prima della rimonta, la prima in carriera, da 2 set di ritardo.
Una storia bellissima, quella di questa squadra di sudamericani, composta perlopiù da gregari oltre alla vera punta di diamante, quel del Potro che in quattro mesi ha ritrovato il suo modo, il suo “io”, a suon di vittorie sui migliori al mondo ed ha guidato i suoi connazionali ad un successo che verrà celebrato per giornate intere e chissà se ci sarà la parata sul pullman scoperto, lo stesso che portò proprio del Potro tra le vie della sua Tandil dopo aver vinto lo US Open 2009, in mezzo a decine di migliaia di argentini in delirio.
Oltre al personaggio più noto, però, ci sarà da raccontare e spiegare come mai Delbonis, che mai prima d’ora in carriera aveva vinto un match in Coppa Davis sul veloce, sia riuscito a neutralizzare le cannonate di Ivo Karlovic ed a disputare un match che pochissimi avrebbero potuto immaginare. Ci ha creduto Daniel Orsanic, capitano che è riuscito là dove tutti i suoi predecessori si erano invece fermati, magari anche con un parco giocatori migliore, che lo ha preferito a Leonardo Mayer che pure in Scozia, a settembre, era risultato decisivo sul 2-2 contro Daniel Evans. Eppure stasera il sudamericano n.41 del mondo è stato impeccabile, a tratti ingiocabile, con passanti chirurgici e lob al giocatore più alto e con la maggiore copertura delle rete di tutto il circuito ATP. E’ girato tutto bene, quasi come se il destino per una sera si fosse ricordato di quante lacrime hanno versato quei giocatori e quei tifosi sempre numerosi, sempre così ‘aficionados’, quasi per una questione di fede.
Era sfavorito, Delbonis, eppure ha finito per dominare. Un break per set nei primi due parziali, addirittura due nel terzo, una pressione costante sui potenti servizi del rivale che si è trovato quasi subito in apnea e che al terzo game di servizio subiva il primo momento di difficoltà. Pochissime, per Karlovic, le occasioni avute in risposta, per di più senza la vera chance di fare male. Non avrebbe dovuto giocarla, lui che si era ritirato dalla competizione a squadre nel 2012 ed è stato chiamato a gran voce dal proprio capitano vista l’operazione di Borna Coric al ginocchio. Da che avrebbe dovuto essere in vacanza, a dover conquistare il punto che valeva la Coppa Davis con un precedente neanche troppo rassicurante: nel 2002 scese in campo nel quinto singolare contro Guillermo Coria, perdendo, dopo che la sua nazionale era salita 2-0 dopo la prima giornata.
L’unico momento in cui il croato ha dato segnali di vita è stato sul 3-3 nel secondo set, quando ha rimontato da 15-40 con tre ace ed un servizio vincente. Per il resto la scena è stata tutta per Delbonis, il personaggio che nessuno (probabilmente) si sarebbe mai aspettato. Quasi posseduto, ha martellato imperterrito da ogni lato del campo fino alla fine, al match point che lo ha consegnato alla storia albiceleste. Lui e del Potro, ‘Delbo’ e ‘delPo’, i personaggi simbolo di un’Argentina che non vorrà mai più svegliarsi da questo incredibile sogno.
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