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ATP Finals interviste, Djokovic: "Non mi sono mai sentito imbattibile"

TENNIS – Novak Djokovic è già in semifinale e si è detto contento della prestazione con Raonic, anche in ottica futura: “Questo match può giovarmi nei prossimi incontri”. 

Sono questo tipo di vittorie ad accrescere la tua fiducia in vista della semifinale?
Certamente. Voglio dire, Milos è certamente il miglior servitore presente nel torneo e fra i migliori del mondo. Mi spiego, lui ha un servizio che si aggira attorno alle 135, 140 miglia. Anche se si riesce a leggere la traiettoria, non è poi facile rispondere profondi. Si può mettere la palla in campo, ma poi lui a metà campo col dritto fa male, e può giocarti ovunque. In questo modo ha vinto molti punti con me, oggi, ovvero col servizio e il dritto a seguire. Sapevo però di poter usufruire di un paio di occasioni in tutto e di doverle sfruttare, quando la percentuale della sua prima di servizio sarebbe calata, come ad esempio è avvenuto nel secondo set. Sai, a parte un paio di game dove sono calato al servizio, penso che si stata una prestazione buona. Dovrei essere stato aggressivo forse in alcuni punti, in cui sono stato troppo statico. In generale però, il match di oggi può giovarmi in vista dei prossimi incontri.

C’è mai stato un momento nella tua carriera in cui ti sei sentito quasi imbattibile? Ad esempio nel 2011 o nel 2015. Ti senti più vulnerabile rispetto al passato?
Non mi sono mai sentito imbattibile, e credo che non mi sentirò mai. Prima di tutto, non è la mia mentalità sentirmi invulnerabile. In secondo luogo, non credo sia giusto ritenersi imbattibili. Ci sono stati pochi atleti che si sono sentiti imbattibili durante le loro carriere.

Ma io ho detto “quasi” imbattibile.
I tennisti no, è quasi impossibile. Ho avuto determinati momenti nella mia carriera in cui mi sono sentito fiducioso sul campo, in cui sentivo di poter dominare il gioco,vincendo molti tornei e partite di fila. In termini di incontri direi 2011,quando ho vinto 42-43 match consecutivi. Ovviamente mi sentivo alla grande. Però non si può fare affidamento su questo, perchè ci si sente sempre in maniera diversa. Questo mi ha aiutato a giocare meglio in futuro, e vincere 10-15-20 match di fila, come ora, è da considerare lo stesso positivo. E’ una cosa che accetterò.

Nella semifinale degli US Open, hai giocato contro un avversario che, a seconda di alcuni, non avrebbe giocato al 100%. Ci sono stati poi altri incidenti di percorso, ultimamente.
In virtù del tuo ruolo nel consiglio dei giocatori, come pensi che siano gestite questo tipo di situazioni in generale? Che cosa potrebbe essere fatto?
Guarda, c’è un preciso apparato dell’ATP che si occupa proprio di questo. Loro hanno l’autorità necessaria ovviamente, ma anche i supervisors e gli arbitri. Ci sono delle regole che vengono seguite di cui tutti sono a conoscenza. Tuttavia, ci sono dei momenti in cui, ad esempio un giudice di sedia, in campo è costretto naturalmente a dare la propria interpretazione,cercando di fare una buona impressione. Il giudice di sedia si comporta a seconda delle proprie sensazioni, in quel momento, se ci sono problemi, o una mancanza del massimo impegno da parte di un giocatore.
Voglio dire,tornando indietro,con la difficoltà di ricordare adesso punto per punto ciò che era successo quel giorno con Gael. Sai, lui è un giocatore che si nutre molto dell’entusiasmo del pubblico. È stato molto divertente quel giorno. Ha bisogno di sentire che le cose vanno nella sua direzione, ed è questo ciò che lo tiene in partita. Ovviamente quel giorno è andato in maniera altalenante. Si, spetta ai giudici di sedia fare quella chiamata. Ci sono stati alcune modifiche riguardo ai crampi, in quanto non si può più chiedere il medical time out per i crampi. Hanno ridotto il tempo tra un punto e l’altro. Dunque sono diventati un po’ meno tolleranti. Credo che il consiglio dei giocatori e l’ATP stiano facendo il massimo per comprendere come intervenire al meglio su questi punti.

Redazione

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