TENNIS – Di PIERO VASSALLO.
SINGAPORE. Karolina Pliskova è la quarta qualificata per le WTA Finals di fine anno, decisivi i tornei di Cincinnati e dello US Open che le hanno fruttato ben 2200 punti.
A 24 anni il tempo era tutto dalla sua parte, ma Karolina Pliskova iniziava a diventare un caso curioso. Già da un paio d’anni si intuivano delle grandi potenzialità, dall’alto dei suoi statuari 186 centimetri e del suo servizio che nel circuito ha pochissimi eguali. Eppure una delle gemelle di Louly – la sorella Kristyna è identica, ma mancina – non riusciva a spiccare il volo, ferma nel limbo delle buone giocatrici e niente più.
17 tornei dello Slam senza mai superare il terzo turno, mentre nel frattempo si ben comportava negli altri appuntamenti e saggiava la top 10, pur senza mai brillare nelle grande occasioni. La maledizione si è interrotta quest’estate: prima il successo nel Premier 5 di Cincinnati, poi la finale a Flushing Meadows, battendo una dopo l’altra le due Williams, roba che in carriera è riuscita a poche elette.
Così oggi con 4100 punti nella Race, Pliskova è la numero 5 della classifica e sarà la numero 4 del seeding per il forfait di Serena. In questo 2016 ha giocato 62 partite con un bilancio di 42 vittorie e 20 sconfitte, ha trionfato a Cincinnati e sull’erba di Nottingham e ha battuto 6 top 10. Insomma la ceca ha finalmente rotto gli indugi e sembra poter esprimere tutto il suo potenziale, anche se oltre la metà dei suoi punti sono frutto dell’exploit americano.
A inizio anno, dopo i quarti a Sidney, è stata travolta da Ekaterina Makarova al terzo turno degli Australian Open, l’accoppiata Dubai-Doha si è rivelata un disastro con due KO immediati contro CoCo Vandeweghe e Margarita Gasparyan e la bella semifinale a Indian Wells è stato l’unico risultato di rilievo nei primi cinque mesi stagionali, vista anche la sconfitta al primo turno di Miami contro un’altra giocatrice non di prima fascia contro Timea Babos.
Le cose non sono migliorate sulla terra dove i quarti a Stoccarda e la semifinale di Praga non sono stati di buon auspicio per i tornei maggiori: secondo turno a Madrid con sconfitta contro McHale, primo turno a Roma battuta da Kasatkina e altra debacle al Roland Garros, eliminata dalla numero 108 del mondo Shelby Rogers.
Per vederla rifiorire abbiamo dovuto attendere la stagione erbivora: la vittoria a Nottingham e la finale di Eastbourne l’hanno resta di diritto una delle giocatrici più interessanti in vista di Wimbledon, ma ancora una volta la sua “allergia” agli Slam le è stata fatale: dopo aver battuto tra mille sofferenze Yanina Wickmayer ecco la sconfitta al secondo turno contro Misaki Doi ed ennesima prova di maturità sprecata.
L’estate sul cemento americano le ha cambiato la stagione e probabilmente tutte le paure, dopo un terzo turno a Montreal eccola super a Cincinnati: battendo consecutivamente Kuznetsova, Muguruza e Kerber – a cui ha provvisoriamente negato la possibilità di diventare numero 1 – ha conquistato il suo titolo più importante e questo l’ha sbloccata anche negli Slam, difatti rieccola quasi perfetta a New York, battuta solo dalla super Kerber di quest’anno.
La campagna asiatica non le ha regalato grandi soddisfazioni – ottavi sia a Wuhan che a Pechino – e Singapore è il giusto banco di prova per capire quando è davvero maturata una giocatrice incompiuta fino a pochi mesi fa e diventata star nello spazio di un mese. Karolina Pliskova è davvero diventata una top player o il suo mese magico è destinato a restare una parentesi isolata?
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