TENNIS – Dal nostro inviato a Singapore Diego Barbiani
Tra una dichiarazione di Angelique Kerber a proposito di voler trasmettere le sue esperienze ed i suoi pensieri ai bambini della sua accademia e la volontà di Garbine Muguruza di passare oltre il titolo vinto a Parigi, è volata la giornata di All Access Hour.
La vigilia dei primi match delle WTA Finals di Singapore ha vinto le protagoniste susseguirsi una dietro l’altra nella sala conferenze del Marina Bay Sands. Cibulkova e Pliskova sono arrivate già vestite per un allenamento successivo, Muguruza, Radwanska e Kerber sembravano ancora in abito da serata di gala.
La n.1 del mondo è alle prime Finals da n.1 del mondo: “Mi sento meglio rispetto ad Hong Kong, più fresca. Mi sono allenata bene, so che questo è l’ultimo torneo della stagione e voglio finire al meglio. Essere qui da n.1 del mondo è diverso rispetto agli ultimi anni: tutti pensano e si aspettano che io possa vincere qui o fare semifinale e finale, quando ancora non sono mai riuscita a passare il Round Robin. Qui ci sono solo ottime giocatrici e per questo dovrò faticare tanto in ogni match. Sarà molto importante per me essere super-concentrata fin dall’inizio”. Riguardo invece al primo mese da n.1 del mondo, la tedesca dice: “Sto provando a godermi il momento, ma è una situazione talmente nuova che ogni tanto mi sembra ancora strano vedere ad esempio una schedule così piena di impegni ed appuntamenti fuori dal campo. Comunque è bello questo, sono molto felice di quello che ho saputo raggiungere ma voglio continuare a lavorare duramente ed il tennis sarà sempre la mia priorità”.
Un anno incredibile: prima l’Australian Open, poi la medaglia d’argento, poi il n.1, poi lo US Open. E’ possibile trovare un momento più importante dell’altro? Non per lei. “No, no davvero – ride – questo è troppo difficile. Tutto quanto in successione ha un significato speciale: in Australia ho vinto il primo titolo Slam ed è una sensazione che non potrò dimenticare. Ma dopo di quello si sono succedute tutte le altre cose: la medaglia Olimpica… Chi non vorrebbe vincerne una? Poi lo US Open: la mia vera carriera cominciò lì 5 anni fa e quest anno ho festeggiato prima il n.1 e poi il mio secondo Slam… Troppi bei momenti”. Un anno fa qui finiva la sua stagione, con una conferenza stampa molto nervosa dopo l’eliminazione dal Round Robin per mano di Lucie Safarova: “Ma se mi aveste detto che 12 mesi dopo mi sarei trovata in questa situazione non ci avrei mai creduto!”.
Angelique ha un’accademia nella città dove vive, la Angie Acamedy, e da tempo ha cominciato a frequentarla anche per condividere qualcosa con i ragazzi e le ragazze che partecipano agli allenamenti: “Amo giocare con i bambini. Mi piace condividere pensieri, opinioni e tanto altro con loro. Ho avuto la possibilità di trascorrere del tempo con loro, mi riempivano di domande molto interessanti… Magari è una cosa che vorrò fare in futuro! Mi piace pensare che tantissime persone, tantissimi ragazzini, possano prendere la racchetta e cominciare a giocare: il tennis è davvero un grande sport”. Poi ancora, scherzando: “Magari adesso che sono n.1 al mondo cominceranno a prendermi ancor più sul serio quando gli parlo, ascoltando maggiormente i consigli cercando di attuarli in campo”.
Infine, una riflessione abbastanza importante su come si sia evoluto il suo ruolo: ora che è n.1 non ha solo un senso di responsabilità maggiore verso i suoi fan, ma soprattutto verso quei ragazzini che la vorranno prendere da esempio, da idolo nella loro crescita. “E’ bello pensare quesot – dice – perché so cosa voglia dire crescere seguendo un proprio idolo. So che l’opinione su di me può cambiare e che possa diventare un idolo per i ragazzi, mostrando loro che possono davvero inseguire ogni loro sogno. So bene la situazione che si prova ad essere un bambino che si impersonifica in qualcuno: è una nuova situazione ed è una nuova sfida per me”.
Muguruza invece ha ricordato come un anno fa fosse arrivata piuttosto esausta a questo evento, nonostante diverse vittorie in più. L’alternanza singolo/doppio l’ha poi prosciugata del tutto nella semifinale persa da Agnieszka Radwanska: “Giocai un gran bene, nonostante tutto, ma lei fu straordinaria. Quasi non ci credevo. Quest anno spero di arrivare a quel punto senza tutta quella stanchezza. Per fortuna devo concentrarmi solo sul singolare!”.
Un’annata molto altalenante, con pochi spunti positivi ma estremamente importanti come il Roland Garros: “Nessuno potrà rovinare quello che ho fatto in questi mesi. La mia è una posizione fantastica: ci stavo pensando l’altro giorno mentre ragionavo su quello che è stata la mia stagione. Mi sono detta di cercare di ricordarmi che in 12 mesi ho fatto 2 finali Slam vincendone una. Ho solo 22 anni, chi è stata l’ultima a raggiungere questo? Tutto questo è una grande motivazione”.
In tutto il suo 2016, però, il momento più importante è stato paradossalmente quello più complicato: “Vincere il Roland Garros è stato il momento più duro. Questo traguardo ti fa pensare che tu ce l’abbia fatta, che sia arrivato. Ho raggiunto un obiettivo che desideravo tantissimo. Dopo però c’è stato un percorso totalmente opposto. Sei in calo, lo vedi. Devi giocare con uno stato di forma più basso, adattarti. E’ difficile, ma bisogna imparare per migliorare. Questo porta con sé anche maggiori responsabilità, ed io ho avuto finora una carriera molto rapida.
SITUAZIONE KONTA. Sono state diverse le giocatrici che hanno raccontato la situazione che sta vivendo Johanna Konta. La britannica è qui, ieri l’hanno voluta comunque presentare al pubblico (non in forma ufficiale, se non nella foto di rito all’esterno del palco), ma non può dirsi ancora qualificata. Muguruza ha detto: “Non è bello, per lei che comunque meriterebbe di essere qui con noi a tutti gli effetti dopo un’annata strepitosa come la sua. Non ha potuto godersi con noi la giornata e tutti i momenti, è entrata nelle foto di rito ma non è la stessa cosa di chi è già qualificata”. Per Halep invece: “Penso sia molto dura per lei così pure per Kuznetsova. Johanna è qui che attende e spera, Svetlana deve per forza vincere o non potrà essere qui… Lei darà tutto per essere qui. Non è una situazione bellissima, penso si dovrà lavorare per rimediare in futuro a questo: le giocatrici devono saper prima se possono o meno partecipare”. Keys, infine: “Penso che sia veramente dura, noi siamo state qui con lei tutto questo tempo ed io mi sono sentita molto in contatto con quanto stesse provando: è con noi, ma non sta vivendo le nostre stesse sensazioni e rischia di non poter scendere in campo. Bisogna far qualcosa per evitare che una situazione del genere possa ricapitare. Non penso di essere in grado, io, di attendere fino a 24 ore prima dell’inizio del torneo se potrò giocare o meno”. Un giornalista, a questo punto, ha chiesto se una soluzione (la più ovvia, forse) sarebbe muovere il Master di Zhuhai la settimana prima di quello più “prestigioso” di Singapore. La statunitense ha replicato: “Sicuro, può essere qualcosa per aiutare le giocatrici, ma non deve essere il solo passaggio. E’ doveroso che si riesca a fare qualcosa per noi”.
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