TENNIS – Dal nostro inviato a Singapore Diego Barbiani
Quanti esperti astronomi stanno leggendo questo pezzo? Quanti di loro sapevano che il 18 ottobre del 1982 fu scoperto un corpo celeste inserito nella lista dei pianeti minori a cui è stato dato il nome di 7224 Vesnina? La tennista russa, potete starne certi, è rimasta incredula.
Ieri sera, ora di Singapore, siamo andati a raccogliere 2 dichiarazioni della coppia vincitrice del doppio Olimpico non più di 2 mesi fa. Elena Vesnina ed Ekaterina Makarova avevano giocato un gran match contro Andrea Hlavackova e Lucie Hradecka, loro invece semifinaliste nella competizione a cinque cerchi di Rio de Janeiro e sconfitte nella finale per il bronzo dalle connazionali Lucie Safarova e Barbora Strycova, e vinto 6-2 7-5 conquistando l’accesso alla semifinale delle WTA Finals di doppio dove sfideranno una coppia che conoscono molto bene e che spesso le ha dato delusioni: Martina Hingis e Sania Mirza. La memoria va subito alla partita incredibile che persero a Wimbledon lo scorso anno, uno dei match più avvincenti della categoria, conclusosi 5-7 7-6(4) 7-5 con una sospensione per pioggia sul 5-5 al terzo e le russe che avevano mancato un vantaggio di 5-2 proprio nel parziale decisivo.
Le finaliste del Master nel 2014, quando ancora però si giocava a 4 coppie e partendo dalle semifinali, si sono dette molto contente della prestazione prima ancora del risultato. Nel torneo che vede la parziale rinascita del tennis femminile russo, con loro in semifinale in doppio e Svetlana Kuznetsova in singolare, c’è stata l’occasione di chiedere se si aspettavano un rientro così efficace nel circuito dopo 7 mesi di pausa forzata. Nel 2015 non presero parte alle Finals a causa di un infortunio di Makarova, la stessa Vesnina stava precipitando nel ranking fino a toccare un minimo di 122 al mondo (in singolare) dopo l’Australian Open prima di cominciare una potente risalita che l’ha portata a chiudere l’anno tra le prime 20 al mondo ed a competere nel Master di Zhuhai la settimana prossima. “Secondo me alla fine questo break ci ha giovato” ha detto Vesnina, “siamo rientrate nel circuito giocando ancor meglio di prima e ottenendo subito una semifinale a Madrid, poi due finali tra Roma ed il Roland Garros”. “Ci conosciamo fin dai tempi del tennis junior” ha proseguito poi Makarova, “dunque è bastato un attimo perché ritrovassimo la giusta alchimia. Lei ha giocato per la prima parte dell’anno con Daria (Kasatkina, ndr) ma abbiamo continuato a tenerci in contatto… Io ero rientrata nel circuito da poco, ma siamo subito riuscite a ripartire molto forte”.
Va fatta una precisazione: Makarova ha giocato per tutta la stagione, fin dal primo torneo dell’anno a Brisbane e senza fermarsi. Lei ha usato proprio l’espressione “came back” (“sono rientrata”) quindi probabilmente il significato originale è: non ho potuto giocare in doppio perché non potevo giocare molto a causa dei miei problemi fisici, quindi ho preferito dare continuità al singolare nella speranza poi di tornare a giocare più avanti.
“A dir la verità non sapevamo neppure se avremmo potuto partecipare alle Olimpiadi, essendo rientrate così tardi a giocare insieme”, diceva Vesnina. Effettivamente Elena era n.14 in classifica a fine aprile, prima di riprendere con Makarova. Alle Olimpiadi, con il ranking finale il 6 giugno (il giorno dopo il Roland Garros) accedevano direttamente le prime 10 del ranking che portavano automaticamente una loro connazionale di qualsiasi classifica a patto che fosse nelle prime 500. In un mese, con quei 3 risultati di grande livello, Elena è salita al n.7 ed ha potuto ottenere il pass diretto e la certezza di portare con sé Makarova per l’avventura conclusasi con la medaglia più prestigiosa al collo, un giro di campo con la bandiera della Russia e tante altre celebrazioni. “Non possiamo paragonare uno Slam ad un’Olimpiade” commentava Makarova. “Pensa che da noi in Russia le Olimpiadi sono un evento sentitissimo – ha aggiunto Vesnina – noi per prime abbiamo scoperto prima i giochi olimpici dei tornei dello Slam. Sono entrambi due sogni che si realizzano, due momenti che abbiamo avuto la fortuna di vincere fianco a fianco e che non vorremmo assolutamente dare una preferenza, anche se le Olimpiadi sono forse ancor più difficili perché capitano una volta ogni 4 anni, quindi puoi anche avere una sola chance nella vita, il che rende il tutto davvero speciale”.
Ed alla fine, la domanda fatidica: Elena, lo sai che esiste un pianeta minore che ha il tuo nome? Immobile, quasi confusa, Vesnina ha potuto rispondere solo: “Mi state prendendo in giro”. 7224 Vesnina, inserito nella lista dei pianeti minori. “No, allora, questo è l’highlight della serata!”. Poi, guardando Makarova e quasi a volersi scusare: “No cioè, abbiamo vinto e tutto…”. Di nuovo sguardo verso di noi e con tono di voce ancor più marcato: “Ma questo è l’highlight della serata!”.
Non sappiamo se poi effettivamente avrà guardato su Google. Sulla pagina di Wikipedia in italiano è considerato un asteroide, su quella in inglese è in una lunga lista di pianeti minori. Ad ogni modo, esiste un corpo celeste che ruota attorno a noi e porta il nome di una campionessa olimpica. A suo modo è anche interessante, suvvia.
ps. Prima che l’intera popolazione pensi che abbia scandagliato in lungo ed in largo il web per avere questa informazione, inviato mail alla NASA o scritto ai più famosi astronomi di questo mondo con chissà quali referenze ed obiettivi, stavolta lo ammetto direttamente: l’ho scoperto (perché vantarsi di qualcosa ogni tanto fa pure bene) nella maniera più casuale possibile. Un caso, così come Isaac Newton scoprì per caso l’esistenza della gravità. No, ok, ora è troppo. Mi rintano.
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