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La corsa al numero 1 di Murray

TENNIS – Quando Kei Nishikori spedì lungo l’ultimo rovescio del Miami Open il numero 1 Novak Djokovic si trovò ad avere 8725 punti di distacco dal numero 2, Andy Murray.

E ancora dopo il Roland Garros i punti di distacco tra i due erano 8135. Djokovic aveva insomma il doppio dei punti del suo più diretto inseguitore. Sono passati poco più di quattro mesi e le cose sono decisamente cambiate.

Andy Murray si trova a soli 2415 punti di distacco nel ranking e nella race, la classifica che conta i punti a partire dal giorno dopo la finale del Master dell’anno prima, sono soltanto 915 i punti che separano i due. Il bello è che Murray ha praticamente buttato al vento almeno un migliaio di punti tra Cincinnati e New York, senza considerare che per fare le Olimpiadi lo scozzese ha persino saltato la Roger Cup. Se si considera la classifica a partire dal giorno dopo il Roland Garros il confronto è impietoso. Djokovic ha conquistato 2650 punti e Murray 4460. Gli sarebbe bastata la finale allo US Open per essere sostanzialmente alla pari nella race. Ma in ogni caso la rincorsa appare sul punto di concludersi. Le condizioni psicofisiche di Nole, dopo la vittoria di Parigi, sembrano lontane dall’essere ottimali, come si è visto a Shanghai. Non è tanto la sconfitta contro un giocatore solido come Bautista Agut a preoccupare, quanto il fatto che il serbo aveva già giocato male con il meno forte degli Zverev. E più in generale è tutto l’anno che Nole ha qualche problema di gioco. Anche la parte iniziale della stagione Djokovic l’aveva tirata su con i nervi e l’esperienza ma il livello tecnico del suo gioco era paurosamente sceso, fino ad arrivare agli incredibili 100 errori gratuiti nel match di Melbourne contro Simon.

Dall’altra parte, dopo il riposo dovuto alla paternità, Murray si trasformava in una corazzatissima formichina. Perdeva di pura impazienza una semifinale a Montecarlo contro Nadal; non trovava il bandolo della matassa contro Djokovic a Madrid ma poi lo batteva e Roma. Regalato al serbo il meritato trionfo parigino Andy si portava ad un livello di gioco superiore, dominando Wimbledon, vincendo le olimpiadi, lasciando per strada i citati Cincinnati e US Open e tornando a stravincere nello slot asiatico. Se escludiamo la Davis, l’ultimo set perso da Andy è quello di New York contro Nishikori, cosa che va sottolineata perché troppo spesso in passato Murray finiva col concedere troppo ai vari avversari dei turni preliminari, arrivando stanco agli incontri che contavano. Stavolta in dieci partite ha concesso appena tre tiebreak, e due in finale. Un dominio incontrastato insomma.

Come premio, prima o poi, non poteva che esserci il primato nel ranking che adesso appare davvero vicino.

Andy Murray giocherà a Vienna e avrà la possibilità di rosicchiare altri 500 punti a Djokovic che invece starà fermo fino a Bercy. Ed è a Bercy che i due si giocheranno la prima posizione della Race. Se davvero Murray vincesse Vienna, Djokovic dovrebbe arrivare almeno in finale per essere certo della prima posizione. Se mai invece dovesse perdere prima delle semifinali, sarebbe sufficiente la finale a Murray per scavalcarlo.

Non troppo diverso il discorso per il ranking, perché alla fine di Bercy le due classifiche (Ranking e Race) coincideranno.

Come accennato in questo momento Djokovic ha un vantaggio di 2415 punti. Da questo vanno sottratti i 1100 punti di differenza tra i due del risultato delle Finals (Djokovic fece 1300 punti, Murray 200). I punti scadranno infatti l’8 novembre, cioè la settimana prima delle Finals. Il vantaggio effettivo di Djokovic è quindi 1315 punti. Murray potrà aggiungere gli eventuali 500 punti di Vienna e portarsi ad appena 815 punti di distacco. Se si considera che Djokovic ha vinto Bercy, proprio in finale contro Murray, i due inizieranno la settimana parigina con appena 415 punti di distacco. A questo punto siamo nella condizione descritta sopra: o Djokovic arriva in finale o praticamente non sarà più il numero 1.

Redazione

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