TENNIS – Di Diego Barbiani
SHANGHAI. Le favole sono destinate, prima o poi, a finire, ed in quel momento torna a regnare prepotentemente la realtà.
Così è stato per Mischa Zverev, che alla sesta partita nel tabellone del Master 1000 di Shanghai vola un set avanti contro Novak Djokovic, lo tiene sotto pressione fino al tie-break del secondo set, fino a quando le energie non lo hanno abbandonato al punto tale da permettere al serbo di risalire la china e dominare un terzo set in cui il tedesco non aveva più le energie per competere al meglio e lo svantaggio iniziale di 3-0 è risultato incolmabile. 3-6 7-6(4) 6-3 il punteggio che premia il n.1 del mondo, comunque molto al di sotto del suo livello.
E’ da inizio torneo che Djokovic non convince a pieno. Neppure ieri contro Vasek Pospisil, nonostante una partenza fulminea. E’ l’atteggiamento, soprattutto, a destare qualche curiosità. Va bene parlare di atteggiamento diverso rispetto ad una partita di tennis, ai trofei ed ai riconoscimenti, ma davvero tutto questo porta ad una rilassamento tale? L’atteggiamento, da un punto di vista agonistico, è quello di un giocatore che non sta superando il 50% del suo potenziale. Questo fin dal primo match contro Fabio Fognini, dove ha portato a casa il primo set con quel pizzico di attenzione in più dell’avversario ed ha approfittato del crollo mentale dell’azzurro incamerando 4 game consecutivi dal 2-3 e vincendo 12 degli ultimi 13 punti senza fare alcunché di straordinario.
Con questo atteggiamento, però, si ritrova comunque in semifinale, segno che comunque la distanza che c’è tra lui ed il 98% degli altri giocatori è talmente ampia da potersi permettere questo. Ed intendiamoci: non si parla di un Djokovic negativo, nonostante i 18 gratuiti messi a segno in un solo set (il primo) che sono numeri anomali per lui. E’ un Djokovic che invece ha affrontato un momento di difficoltà senza voler alzare il ritmo ma senza neanche perdere la testa, o avere atteggiamenti negativi. E’ andato sotto 3-6 0-2, ha perso il break di vantaggio sul 4-3 che è qualcosa comunque di impossibile da prevedere, eppure da lì è come se sapesse che stava portando lentamente al limite il suo avversario. C’era una percentuale di rischio abbastanza alta, perché comunque avrebbe giocato tutte le sue chance in un tie-break molto delicato, ma è bastato rimanere nel match per portare all’errore il tedesco, ormai molto affaticato. Lui sì, già ampiamente oltre il limite.
Così, vinto il secondo set, ha avuto vita fin troppo facile nel terzo. Domani, contro Roberto Bautista Agut, un’altra partita che sulla carta non avrebbe tanta storia. Col Djokovic di questo periodo, però, gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo.
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