TENNIS – Di Diego Barbiani
WUHAN. Wow, semplicemente ‘wow’. Un match folle, entusiasmante e trasformatosi da subito in maratone vede risorgere, almeno per una sera, Petra Kvitova che torna a battere Angelique Kerber dopo 2 anni in quello che verrà ricordato come uno dei match più belli dell’anno.
6-7(10) 7-5 6-4 il punteggio finale dopo tre ore e venti minuti, il secondo più lungo della stagione dopo quello durato tre ore e trentuno minuti tra Kurumi Nara e Daniela Hantuchova a Kuala Lumpur, in un match di primo turno a fine febbraio, conclusosi 6-4 6-7(5) 7-6(12) per la giapponese.
E’ successo davvero di tutto in quello che da subito si è trasformato in un romanzo, una storia ricca di capitoli, molti dei quali entusiasmanti. In un match dove si assistono a 6 break nei primi 7 turni di battuta era forse incredibile pensare di arrivare a scrivere questi termini così trionfali, a volte esagerati, ma che rispecchiano a pieno un incontro che ha lasciato centimetri di pelle d’oca ancora da smaltire. E ci si sono messi anche i crampi a torturare la ceca in un ultimo game che sembrava non finire mai, dove era avanti 40-0 ed ha mangiato solo lì sei match point prima di trovare l’accelerazione di dritto definitiva, una delle tante all’interno di un incontro che per certi aspetti ha ricordato da vicino quello che giocarono nel 2014 nella finale di Fed Cup, finito 7-6(5) 4-6 6-4 per la ceca, anche lì strepitosa nel respingere gli assalti e le rincorse di una Kerber altrettanto straordinaria a cui, come oggi, è mancato solo un pizzico di fortuna.
Uno dei testa a testa più avvincenti degli ultimi anni nella WTA, con 5 vittorie a testa, 8 volte su 10 al terzo set, almeno 4 di livello assoluto. Oggi fa il paio proprio con l’incontro che diede poi la vittoria alla Repubblica Ceca, nulla a che vedere invece col match piuttosto spento (in confronto) visto a New York non più di 3 settimane fa.
La prima sconfitta da n.1 del mondo, però (ed è bene sottolinearlo) non sminuisce Kerber, che ancora una volta ha dimostrato tantissima freddezza nei momenti cruciali del match. Perché non fosse così in forma, non fosse stata così brava a fare sempre le scelte giuste per quasi tre set, questa partita Kvitova l’avrebbe vinta dilagando. Già sul 5-5 nel primo set ha trovato 4 vincenti, di cui uno ad annullare il primo di 4 set point fronteggiati, di assoluta classe, compresa prima una stop volley sul 15-15 su un siluro di Kvitova, poi un rovescio dal centro a salvare il game ed il parziale. Poi nel tie-break, rimontato da 1-4 e vinto 12-10 con tantissimo coraggio, soprattutto quando ha annullato il 4° set point (l’unico che Kvtiova ha potuto giocarsi sul suo servizio) con una risposta di dritto da 2 metri fuori dal campo all’incrocio delle righe.
Se qualcuno avesse seguito l’incontro solo per i primi 7 game, avrebbe pensato che questo era uno dei parziali più complicati delle loro sfide. Chi è arrivato in fondo a quell’ora e trenta di follia e bellezza sarà rimasto confuso ed esaltat per uno dei parziali più belli dell’intera stagione. A quel punto il copione logico del match era già fatto, pronto per essere vissuto dalla prima all’ultima riga: Kerber che prendeva il comando, un po’ di scoramento per Kvitova che costretta sempre più a rischiare aumentava il numero degli errori.
Invece no, invece Kvitova ha messo il primo importante mattone della sua vittoria nei primi game del secondo, quando ha continuato a spingere i suoi traccianti ed a prendere subito un break di vantaggio. Lo perderà, sul 2-1, ma l’aver subito messo da parte un parziale che avrebbe tagliato le gambe e spento ogni speranza a tantissime, le ha fatto capire che oggi poteva ancora darsi una chance per sentirsi di nuovo grande. L’ha vinta così, l’ha ribaltata (inaspettatamente) così: senza inventarsi nulla, rimanendo la solita giocatrice iper-offensiva che abbiamo imparato a conoscere, ad esaltare ed a criticare. Oltretutto lei a Wuhan è (in un certo senso) di casa, perché fu la prima giocatrice a vincere da quelle parti, nel 2014, ed i cinesi le vogliono un gran bene a giudicare anche dall’ovazione finale che è sembrata un filo più alta di tutte quelle udite finora.
Viene da chiedersi come potrà rimettersi in sesto per domani, quando dovrà tornare in campo contro Johanna Konta, se oggi è arrivata in fondo ad un match così lungo, lei che non è affatto abituata a queste distanze. Ed oggi il problema si è verificato nel momento peggiore: sul 5-4 e servizio al 3° set. Sul 4-3 aveva annullato 7 palle del controbreak in un terzo set palpitante, dove ogni turno di battuta era infinito. A lanciare una moneta per aria scegliendo testa o croce forse ci sarebbe stata meno indecisione. Il break decisivo è arrivato subito, nel primo game di battuta di Kerber. Poi però si contano numerosi momenti mancati da entrambe: 0-30 Kvitova sul 3-1, 30-40 Kerber sul 3-2, 15-40 Kvitova sul 4-2, le 7 palle break avute da Kerber sul 4-3, il match point salvato dalla tedesca sul 5-3, prima dell’ultimo, ed ancor più drammatico (sportivamente) turno di battuta.
Kvitova, dopo essersi portata agilmente sul 40-0 ha subitoil rientro della tedesca. Mancato il rovescio sul 40-30 ha avvertito una fitta alla gamba sinistra, un principio di crampo, ed è stata costretta a servire una seconda senza potersi muovere commettendo il primo doppio fallo. Ce ne sarà un secondo, sul 5° match point, nel frattempo però quando lo scambio partiva continuava a spingere a tutta, trovando soluzioni magnifiche, visto anche il momento così delicato. E’ dovuta arrivare al 7° match point per poter esultare, stremata, distrutta, ma terribilmente felice. E domani? Domani è un altro giorno…
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