TENNIS – Di Diego Barbiani
NEW YORK. Angelique Kerber esprime tutta la sua gioia per la vittoria nella finale dello US Open, ricordando che proprio a Flushing Meadows, nel 2011, è nata la sua carriera con la semifinale da n.93 del mondo.
«Sono state 2 settimane incredibili – ha detto la neo n.1 del mondo – qui nel 2011 cominciava la mia vera carriera, oggi mi ritrovo con il trofeo della vincitrice. Questo luogo è speciale, vincere qui è speciale». E’ stata avanti di un set, ma dopo un’ora la partita sembrava seriamente compromessa, indietro 1-3 nel parziale decisivo: «Eppure, anche sotto 1-3 nel 3° set, non ero in campo sperando nell’errore dell’avversaria. Sono rimasta con l’idea di poter vincere anche in quel momento ed ho cambiato gioco, cercando più il suo dritto. Cercavo di procurarmi una chance ed appena la vedevo mi dicevo: “Ora, vai, prenditi il punto!”». Una differenza sostanziale, rispetto al successo in Australia, è che ora può goderselo molto di più: «A Melbourne era tutto irreale. Il primo Slam, la prima finale… Ora me lo godo molto di più».
Poi una domanda su quello che è stato il vero colpo del match: il dritto lungolinea sul 3-3 30-30 nel terzo set. La Kerber di un anno fa lo avrebbe giocato? «Probabile, sì… Ho deciso io di essere molto aggressiva, ho pensato fosse l’unica chance che avevo di vincere il punto. E’ stato il colpo più bello della mia partita, l’unica cosa che mi ripetevo era di andare avanti così, di rischiare, di tirare, di prendermi il punto… Ed è andata bene». E questo, alla fine, non porta altro che una crescita anche da un punto di vista mentale, come lei stessa ha ribadito. Basta pensare anche solo alle ultime WTA Finals, quando il cervello le giocò un bruttissimo scherzo contro Lucie Safarova: le bastava vincere un set per accedere in semifinale, perse in 2 ed andò a casa. Ora invece ha vinto una partita quasi persa, almeno secondo l’inerzia.
Karolina Pliskova, invece, si dice molto orgogliosa di quanto raggiunto nelle ultime settimane: «Sono veramente orgogliosa, nonostante la sconfitta oggi. Mi stavo sentendo bene, ho vinto tanto e battuto giocatrici di grandissimo valore. Oggi sono arrivata vicina alla vittoria, forse ha pagato più il fatto che la mia avversaria avesse più esperienza, ma non rimpiango nulla. Sono molto felice». Alla domanda, però, se questo periodo le cambierà la vita ha sorriso e risposto: «Ne parliamo tra un anno, ok?». Una delle difficoltà evidenziate dalla ceca è quella di giocare contro una giocatrice che si sacrifica come poche in campo: «Angelique è difficilissima da affrontare. Lei merita di essere n.1, perché ti mette una pressione enorme. Sai che la tua palla tornerà sempre indietro, devi essere mentalmente pronto a faticare 3-4 volte più del solito per vincere il punto. E’ una pressione, un genere di pressione, enorme. Il mio servizio mi aveva dato tanto durante il torneo anche perché le altre giocatrici avevano sbagliato diversi colpi. Lei no, lei era perfetta».
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