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US Open – Kei Nishikori e un "gong" fanno impazzire Andy Murray: il giapponese è in semifinale!

TENNIS – Di Luigi Ansaloni

US OPEN. Fuori la seconda testa di serie del tabellone maschile dello US Open: Andy Murray è stato sconfitto 1-6 6-4 4-6 6-1 7-5  da Kei Nishikori, che 2 anni dopo l’exploit della finale di New York torna in una semifinale Slam. Per il giapponese, venerdì, la sfida a Stan Wawrinka o Juan Martin Del Potro, in campo nell’ultimo match della sessione serale.

Esistono storie che non esistono, diceva l’immortale Maccio Capatonda. Evidentemente esistono anche partite di tennis che non esistono, e questa di stasera è sicuramente una di quelle. Partita che definire folle è dire poco. Una partita per certi versi memorabile, e che sarà probabilmente ricordata come la partita del “gong”, Un rumore, appunto un “gong”, che è tuonato sull’Artur Ashe, a tetto chiuso, quando Murray era comodamente avanti nel punteggio.

Due set a uno, due palle break nel quarto. Una partita che sembrava destinata ad uno scontato finale, come aveva pronosticato anche Mats Wilander, che sempre più si conferma  (e non a torto) come uno dei migliori “gufi” del pianeta. Nel bel mezzo di una palla break, arriva i “gong”. L’Usta, subito dopo la fine della partita, ha fatto sapere che si è trattato del malfunzionamento di uno dei tre processori che regolano l’audio digitale nell’Ashe. Un guasto che ha coinvolto, di fatto, tutto l’impianto, visto che i tre processori funzionano all’unisono. Guasto riparato in pochi minuti tra la sessione diurna e notturna.

Il giudice di sedia, Marija Cicak, che molti considerano la migliore al mondo, una volta sentito questo rumore (ovviamente l’hanno sentito tutti, non solo lei) ha interrotto il gioco, facendolo ripetere. Murray a quel punto è totalmente impazzito. Letteralmente. Per molti minuti è andato avanti a parlare da solo, a lamentarsi con chiunque, ha fatto chiamare il supervisor, e soprattutto ha ceduto di schianto il quarto set. Una crisi di nervi vera e propria, totalmente ingiustificata o quantomeno giustificata sì dall’episodio in sè, al limite, ma assurdamente esagerata nel complesso, visto poi il risultato finale.

In mezzo ai tormenti e alle follie del giovane Andy, si è infilato, con nipponica precisione e coraggio, Kei Nishikori, che chiaramente si esalta quando gioca a queste latitudini (qui l’unica finale, persa con Cilic, due anni fa). Il giapponese ha giocato, al netto delle proteste e degli eventuali errori, una grandissima, grandissima partita. Che Kei fosse solido a fondocampo, era cosa nota. Meno nota, molto meno nota, la sua bravura a rete. A pochi metri dal nastro, il nippo ha fatto meraviglie. Nishikori ha sfruttato al meglio il tutto, vincendo il quarto set e andando avanti di un break nel quinto. Qui è arrivata la reazione di Murray, ma la situazione ormai era compromessa, visto anche il livello di gioco dell’avversario, che ha più volte perso e riperso il servizio, fino al 5-5, quando la battuta è scappata via dalle mani di Murray, così come l’incontro.

Un match che Murray ha vinto, per poi perderlo. Un incontro che Nishikori ha prima perso, poi vinto, poi ancora perso e infine vinto. E’ il tennis, bellezza. A volte è una questione di centimetri. A volte di impianti stereo. Digitali, ovviamente… 

 

 

 

Luigi Ansaloni

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