TENNIS – Di Diego Barbiani
NEW YORK. Sorpresa incredibile allo US Open: Karolina Pliskova batte Serena Williams 6-2 7-6(5) e vola in finale, lei che non era mai riuscita a passare il 3° turno in uno Slam fino a questo torneo. Non di meno, questo risultato regala ad Angelique Kerber il trono del tennis femminile: da lunedì prossimo la tedesca sarà la nuova n.1 al mondo, interrompendo il dominio di Serena che durava da febbraio 2013 e che le aveva dato in tutto 186 settimane da leader, le stesse di Steffi Graf. Niente record in solitaria, dunque, ma questa sera i motivi per arrabbiarsi, per lei, sono tanti altri.
Una partita dove non ha mai avuto il controllo delle azioni, e quando capita è perché di fronte c’è una giocatrice in forma strepitosa, sia fisica che mentale. La Pliskova di questo incredibile Slam è una giocatrice diversa da tutte le versioni viste non solo in stagione ma anche negli anni passati. Questa è una giocatrice che, almeno per queste 2 settimane, ha scoperto come affrontare le migliori giocatrici del mondo nelle circostanze più difficili. Perché lunedì scorso, contro Venus Williams, dovette confrontarsi con tutto il pubblico dell’Artur Ashe che spingeva perché la sua beniamina risucisse nella rimonta nelle fasi decisive del 3° set. Tra l’altro, era dal 2010 che una giocatrice non superava sia Serena che Venus nello stesso torneo: Jelena Jankovic, al Foro Italico. Pochi mesi prima, invece, la rientrante Kim Clijsters fece lo stesso scherzetto esattamente al 4° turno ed in semifinale.
Corsi e ricorsi che ora vogliono dire poco, perché l’immagine più nitida di questa rocambolesca serata di New York è Serena che esce dal campo di corsa, la stessa scena verificatasi un anno fa contro Roberta Vinci. Lì non rischiava il n.1 ma aveva appena perso la chance più unica che rara del Grande Slam. Oggi invece, dopo essere stata presa a pallate, aveva anche costruito la chance di portare la partita al terzo set. Aveva immediatamente recuperato il break ceduto sul 2-2 nel secondo parziale e da lì era stata avanti fino al 6-5, quando ha commesso il primo gravissimo errore. Pliskova stava accusando il momento e da 30-0 si era fatta riacciuffare, sul 30-30 la prima non vuole saperne di entrare e la seconda di servizio è più una preghiera, su cui però la statunitense si getta con tutta la propria foga in una serata dove ha spesso perso il controllo dei colpi e la palla non è mai atterrata.
Sbuffava e si arrabiava, scuoteva la testa ogni volta che il servizio non entrava e questa sera, lei che con le percentuali è sempre stata leader, veniva dominata dalla ceca, capace di perdere 5 punti su 34 con la prima. Il tie-break, infine, è stato un susseguirsi di emozioni: dal 3-0 Pliskova, Williams si portava avanti 4-3 con 2 punti in risposta frutto di un doppio fallo e di un miracolo su una cannonata della ceca, superata da un pallonetto prodigioso. Per una come lei, sul 4-3 e servizio l’unica cosa da fare era far valere il proprio grado e prendersi il parziale più sofferto di tutto il suo torneo, eppure i problemi non erano finiti. Un primo doppio fallo, anche qui netto e grave, riportava Pliskova in parità, poi un miracolo della ceca sul 5-5 la costringeva a salvare match point e sul 5-6 un secondo doppio fallo metteva fine al suo cammino, al suo regno.
Pliskova toglie, Pliskova dà. Torna subito in mente quanto accaduto a Cincinnati, in quella finale che Kerber doveva vincere a tutti i costi per scavalcare Serena. Quel giorno fu una vittoria schiacciante di Karolina, 6-3 6-1, e durante la premiazione disse: “So che stavi giocando per il n.1, magari la prossima volta…”. Oggi è proprio lei a regalarle quell’obiettivo impensabile appena dodici mesi fa, costruito con una stagione stellare fatta di 2 finali Slam, il successo all’Australian Open, una medaglia d’argento olimpica… Ed ora, la soddisfazione di essere lassù e di guardare tutto il mondo dall’alto.
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