TENNIS – DI JASON D’ALESSANDRO – La parola all’avvocato Massimo Rossi, già patron del “Simposio Internazionale” di Milano e ora “quasi” candidato alla presidenza fit.
“È giunto il tempo di andare”. Non citiamo Fabrizio De Andrè ma scriviamo la frase che forse meglio sintetizza il pensiero dell’Avvocato Massimo Rossi, già patron del “Simposio Internazionale” di Milano e ora “quasi” candidato alla presidenza della Federazione Italiana Tennis. È giunto il tempo di andare avanti, per il tennis; è giunto il tempo di andare in un’altra di direzione, per gli organismi che lo regolano; è giunto il tempo di andare, per l’attuale dirigenza federale. Lasciando da parte i toni critici che generalmente accompagnano questo genere di argomenti e dando spazio alla riflessione, balza alla mente l’idea che dopo vent’anni si potrebbe essere stanchi, che le idee non siano più fresche come all’inizio, che il lavoro svolto, buono o cattivo che sia, potrebbe sentire il bisogno di essere valorizzato, rinnovato, spinto in un’altra direzione. Si potrebbe semplicemente pensare che “chi il tennis lo fa di mestiere” abbia diritto a un’alternativa, perlomeno a poterla prendere in considerazione. Massimo Rossi parla di questo e altro ai nostri microfoni, ci rivela cosa abbia spinto questo progetto di candidatura, le sue idee per migliorare il tennis italiano, le difficoltà non di vincere le elezioni ma addirittura di candidarsi. Perché la domanda attuale, strano ma vero, non è “riuscirà a vincere le elezioni?” ma “riuscirà a candidarsi?”.
Come e quando è nata questa idea di candidatura?
«È nata a fine luglio, leggendo gli atti ufficiali della Fit relativi alla convocazione dell’assemblea elettiva per il prossimo 11 settembre. Ho trovato inaccettabile che il consiglio federale chieda ai Circoli di votare le assurde modifiche allo Statuto proposte nell’ordine del giorno. L’obbligo indiscriminato di tesserare alla Fit chiunque calpesti un campo da tennis, anche se per una sola ora nella vita, anche se non socio del Circolo sul campo del quale gioca quell’ora, si pone in chiara violazione dei consolidati principi in tema di libertà individuale e di libera concorrenza. Inoltre ho trovato altrettanto inaccettabile che la campagna elettorale fosse ristretta a soli trenta giorni circa, nel mese di agosto e con l’obbligo di trovare centinaia di firme a sostegno di una candidatura alternativa. Questi due fatti hanno radicato la mia convinzione, rafforzata dal malessere diffuso che si percepisce nel mondo dei Circoli; questa dirigenza, a mio parere, ha perso di vista i valori dello sport e sono proprio tali valori che consentono a tutti di gareggiare a parità di condizioni e che hanno come unico obiettivo la crescita dei praticanti e il loro miglioramento tecnico».
Parliamo ancora di “idea” perché, mi corregga se sbaglio, per fare in modo che si concretizzi c’è bisogno di almeno 300 firme di circoli affiliati?
«In effetti il mio, in questo momento, è solo un progetto a cui sto lavorando con l’aiuto di molti, anche attraverso la raccolta delle firme di appoggio necessarie per porre la candidatura»
Pensa di raggiungere il numero necessario di firme?
«Penso sempre più di potercela fare, considerati i buoni riscontri che sto avendo, sia di persona sia sui social network. D’altra parte, al momento, la mia è l’unica intenzione di candidatura annunciata, che io sappia, e anche questo, in qualche modo, mi incoraggia a proseguire».
Potrebbe esprimere la sua idea relativa alla situazione del nostro tennis da un punto di vista politico e gestionale?
«Per quanto riguarda la formula delle firme di appoggio andrebbero fatte alcune riflessioni. Non esiste un valido motivo per imporre questa condizione, di certo non lo è quello di impedire candidature prive di reali possibilità. Non sarà certo un dibattito assembleare più nutrito a danneggiare il tennis, anzi. Ma se proprio si vuole imporre uno sbarramento sarei per abbassare un po’ l’asticella e, in ogni caso, prevedere un periodo minimo di almeno tre mesi dal momento della indizione delle elezioni alla data della assemblea elettiva (ndr: per statuto c’è tempo fino al 15 marzo dell’anno successivo a quello delle Olimpiadi). Indirle, come quest’anno, a Olimpiadi neanche iniziate, tenendo l’assemblea dopo solo un mese, agosto, e in data anteriore alla chiusura delle Paralimpiadi, mi sembra davvero contro ogni regola di democrazia e di buon senso».
Questo suo passo nasce dall’esigenza di cambiare le cose. Ma come?
«La mia impressione è che le cose non vadano bene. Sul piano agonistico di vertice non bastano i buoni risultati ottenuti in passato in Fed Cup, un campionato peraltro abbastanza trascurato dagli altri paesi partecipanti; o gli exploit a livello individuale delle nostre giocatrici a salvare una situazione quasi drammatica. D’altra parte lo scopo principale di una Federazione del CONI è quello di preparare gli atleti ai Giochi olimpici e, anche volendo lasciare per un attimo da parte tornei dello Slam o Master 1000, abbiamo visto come sono andati i nostri e le nostre a Rio. Sul piano dell’organizzazione, come dicevo, i Circoli soffrono tasse federali troppo elevate e il fiato sul collo della procura federale che in ultima analisi limita le iniziative di diffusione del nostro sport, spesso con modalità poco condivisibili. Va detto, inoltre, sul piano della gestione, che a volte emerge un certo dilettantismo, basti pensare che quest’anno gli agonisti hanno fatto attività per circa due mesi con la tessera dell’anno precedente, scaduta a causa della disorganizzazione interna alla Fit. Sono cose che una gestione seria non dovrebbe consentire. C’è poi il “problema” Supertennis che, se è vero che mostra anche il tennis di livello, soprattutto femminile, ha un costo esagerato per la Federazione, che ogni anno spende circa 5/6 milioni di euro per coprire il buco tra entrate e uscite. Io dico che se il canale televisivo porta soldi in cassa ben venga, altrimenti una Federazione olimpica deve fare scelte diverse su come impiegare i propri denari, investendoli nel settore tecnico, anche periferico, sui giovani e sui Circoli che lavorano bene».
Quali sono gli obiettivi principali che si pone in caso di vittoria? E in caso di sconfitta?
«C’è molto da lavorare e mi piacerebbe tantissimo farlo per cambiare le cose e riportare serenità nell’ambiente. I casi Bolelli, Seppi e Giorgi non devono più accadere… Vanno ridati fiato e fiducia ai Circoli, ristrutturando un settore tecnico che ha mostrato di non funzionare, ridando ai maestri il ruolo che si meritano e collaborando con gli Enti di promozione sportiva, ciascuno secondo le sue competenze. In caso di vittoria vorrei realizzare il mio programma, che fra poco esporrò: una traccia da ampliare con il contributo di chi mi starà vicino. In sintesi sarebbe bello riportare il tennis in primo piano nell’ambito di tutte le realtà federali, sia centrali sia periferiche, in modo da aumentare i tesserati che giocano a tennis e non quelli che giocano a carte o a biliardo. In caso di sconfitta spero che questa breve fase di discussione, di confronto e di risveglio dell’attenzione sui problemi del tennis in Italia dia i suoi frutti, innescando un circolo virtuoso che consenta di cambiare qualcosa in attesa del prossimo appuntamento elettorale, da affrontare certamente con maggiore anticipo».
Quali sono i punti principali del suo programma?
«Sul programma ho già detto molto, faccio comunque una sintesi in 10 punti. Chiunque intenda appoggiare la mia candidatura non deve fare altro che mandarmi una mail (massimo.
rossi@slcavvocatiassociati.it) e prontamente riceverà il modulo di appoggio da firmare».
IL PROGRAMMA
1) Tagli ai costi di gestione della Federazione di natura diversa da quella strettamente tecnico/sportiva come, a solo titolo di esempio, quelli connessi alle trasferte dei dirigenti federali, alle Commissioni, alla Giustizia sportiva e alla Procura federale.
2) Revisione del progetto “Supertennis “, sia con riferimento ai contenuti sia e soprattutto con riferimento allo sfruttamento commerciale del canale televisivo, al fine di incrementare le entrate arrivando progressivamente a diminuire – e possibilmente azzerare – il contributo di circa 5/6 milioni di euro all’anno che grava sulla Federazione per il ripianamento delle perdite. Nell’impossibilità di raggiungere tale risultato, o almeno di avvicinarvisi, occorrerà procedere con una riflessione approfondita circa l’opportunità di proseguire in tale esperienza editoriale sia in ragione del rapporto costi/benefici sia in ragione delle diverse e più proficue attività di natura tecnico/sportiva su cui investire le somme risparmiabili.
3) Riduzione di circa il 30% in tre anni delle cosiddette ” tasse federali ” a carico dei Circoli (affiliazioni, iscrizioni, autorizzazioni, trasferimenti eccetera).
4) Implemento e miglioramento dei servizi resi dalla Federazione ai Circoli, soprattutto in sede periferica.
5) Riorganizzazione del Settore Tecnico riducendo il ruolo dell’attuale sede centrale a punto di riferimento del tennis italiano di vertice e a sede dei periodici raduni non solo delle squadre nazionali ma anche dei migliori “under “. Implemento del settore tecnico periferico attraverso l’individuazione e il finanziamento di Centri Tecnici Regionali e Provinciali, oltre che attraverso lo sviluppo di una rete di osservatori/selezionatori sul territorio.
6) Riconoscimento premiante, anche in termini economici, del lavoro dei Tecnici degli Affiliati rigorosamente rapportato ai risultati e alla progressione in classifica dei propri allievi “under” secondo criteri oggettivi determinati dal Consiglio Federale, di concerto con il Settore Tecnico Nazionale e sentiti i responsabili dei settori tecnici periferici.
7) Riscrittura organica delle Carte Federali e individuazione delle modifiche statutarie da sottoporre all’assemblea degli affiliati.
8) Riorganizzazione del settore “Giustizia” della Federazione con l’individuazione di precise linee guida pienamente rispettose dell’identità anche giuridica di affiliati, tesserati e tecnici, oltre che di una reale autonomia di tutti gli Organi di Giustizia.
9) Effettivo rispetto dei limiti di durata del mandato di Presidente e Consigliere federale, anche a livello periferico.
10) Apertura di un serio tavolo di lavoro con CONI ed Enti di Promozione Sportiva per la concreta individuazione dei rispettivi ruoli nel rispetto delle reciproche competenze.
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