TENNIS – Dall’inviata a WIMBLEDON ROSSANA CAPOBIANCO – Solo l’anno scorso, contro Gasquet, perdeva un match tra le polemiche. Aveva rinunciato anche a rispondere alla fine, disgustato da se stesso e da quella situazione. In un primo turno che si presentava insidioso, invece Nick Kyrgios trova la concentrazione e la forma per distruggere Radek Stepanek in quattro set. E’ lui il vero “outsider”?
Proprio su quel campo, il numero due, lo scorso anno giocava una partita deludente contro Richard Gasquet: rinunciando a lottare, a trovare un modo alternativo di stare in campo e giocarsela, Kyrgios usciva tra fischi e polemiche. Quasi rideva in sala stampa, un po’ ironicamente, un po’ incoscientemente. La fiducia in se stesso però non l’ha mai persa. E neanche l’ambizione. Per questo è il numero 15 del seeding qui a Wimbledon e inizia a rispondere: “Calma, prima di incontrare Murray ho partite difficili davanti a me”. Inizia a prendere coscienza l’australiano che il tennis se l’era forse immaginato più semplice, i passaggi automatici, il resto solo una conseguenza del proprio talento.
Kyrgios non è un Djokovic, un Nadal, nemmeno un Federer a dire il vero. Non sarà mai diplomatico o cannibale, non farà nessun gesto costruito per accattivarsi le simpatie di chi non lo ama, lo giudica, ne altera i contorni ed esaspera i difetti: a dire il vero, non gli interessa proprio. Gli interessa però, sempre di più, il tennis. Quello ad altissimo livello, quello che si merita il suo gioco dalle aperture quasi nulle, dall’istinto purissimo e dallo spettacolo conseguente. E gli interessano ancora di più gli Slam (Wimbledon su tutti), dove riesce a dare il meglio di sé con motivazioni altissime.
Radek Stepanek non era proprio l’avversario ideale per debuttare ai Championships; Nick lo sapeva e la concentrazione era massima fin dal primo punto: quando qualcosa si è complicato a metà del primo set, non ha perso la calma. Ha aspettato, è andato per la sua strada, si è costruito altre occasioni. Quello che fanno i giocatori veri, gli aspiranti campioni. Tiene ora lo scambio più lungo, organizza i propri turni di battuta, risponde in maniera incisiva molte più volte. Ha un proprio piano tattico, anche se non ha un vero coach. Anche se ancora deve sapere gestire le energie evitando di perdere un set già vinto. Ma la maturità sta anche nello spegnere il pensiero negativo e resettare tutto.
E forse presto guarderà indietro sul percorso tortuoso dell’ascesa all’Elite quelle intemperanze infantili, quei capricci inopportuni ma forse necessari a capire e a nutrire quell’incoscienza che si porta dietro il coraggio e la faccia tosta per battere i più forti. Quella non deve perderla, quella serve per divertire e divertirsi. Quella è l’essenza per essere se stessi.
Il tweener-pallonetto di Kyrgios
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