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Sharapova contro tutti, la guerra è appena iniziata

TENNIS – La guerra tra Maria Sharapova, l’Itf e la Wada è appena agli inizi. I due anni inflitti alla russa non cambia, sostanzialmente, quello che sarà, ovvero una battaglia senza esclusioni di colpi. A questo punto è chiaro.

Fino a qualche giorno fa si ipotizzava, si pensava, ad un qualcosa di più “leggero” per Masha, visti i molteplici, grossolani, incredibili errori commessi dalle autorità e che i (dispendiosissimi, carissimi ma bravissimi) avvocati della Sharapova hanno già evidenziato. Email forse ricevute forse no, traduzioni fatte a casaccio, ammissioni dell’atleta stessa (“sì, ho usato il Meldonium, lo uso da anni”) e chi ne ha più ne metta. Errori che un organo di competenza così importante, che si occupa di lotta al doping, e una federazione non dovrebbero mai, mai, mai e poi mai fare. Un’approssimazione, francamente, mai vista. Alla luce di tutto questo ci si aspettava, in sostanza, un “volemose bene, non è successo niente” tra i due contendenti: alla Sharapova 6 – 12 mesi di squalifica, con possibilità di appello e così via. C’è già chi la dava in campo a Wimbledon, chi alle Olimpiadi, i più pessimisti agli Us Open.

Invece, nisba: Wada e Itf hanno tenuto il punto, e Masha ha già annunciato che darà battaglia in appello (ci mancherebbe) e probabilmente anche in sede civile. E lì, si, rideremo, e non poco. Perché come detto, gli errori sono stati talmente tanti e grossolani che basterebbero dei legali freschi di laurea, per smontare tutte le tesi accusatorie alla Sharapova, figurarsi degli squali pagati 1000 dollari l’ora o giù di lì. Vuol dire che Maria è innocente? Nessuno dice questo. La sostanza è illegale, lei ha preso qualcosa di illegale dopo che la sostanza è diventata illegale. Il punto della questione è: sapeva o no che la sostanza fosse diventata illegale? In questo, nemmeno Wada e Itf sono stati chiari. La Sharapova ha ammesso di aver preso il Meldonium e la sentenza lo dice. Si legge, in poche parole: “L’atleta ha preso questa sostanza ma non lo ha fatto con intenzione, e noi le crediamo, ma ti diamo lo stesso 2 anni”. La richiesta era di quattro anni, per capirci. Battaglia sia, dunque, anche se una sentenza così dura puo’ essere letta anche in molti altri modi. Ossia: ti diamo 2 anni, aspettando l’appello, dove ridurremo (e di parecchio) la pena. Più semplicemente, forse, non potevano perdere la faccia. Cosa che rischia di perdere la Sharapova, se non l’ha già persa. Danno gravissimo, economico e morale.

Aspettando il prossimo anno della battaglia, la morale della fiaba purtroppo è che nella lotta al doping nessuno vince e nessuno perde, fino ad ora, nel tennis, specie se ci sono e se ci continueranno ad essere sbagli come in questo caso. Una sentenza e una pena dovrebbero essere sopra ogni ragionevole dubbio, e questa non lo è. Nemmeno lontanamente. 

Luigi Ansaloni

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