TENNIS – PARIGI – di LORENZO DI CAPRIO. Tutto come previsto nella semifinale della parte alta. Novak Djokovic interrompe bruscamente il cammino di Dominic Thiem e centra la quarta finale al Roland Garros, unico trofeo che manca nel ricchissimo palmares del numero uno al mondo. 6-1 6-2 6-4 il punteggio finale di una partita il cui risultato non è mai stato in discussione.
Novak Djokovic è particolarmente attento, oggi, e infatti disputa un primo set da numero uno del mondo, cercando di mandare fuori giri l’avversario con colpi precisi e profondi. Dominic Thiem, d’altro canto, fa vedere qualche guizzo ma, in generale, dimostra di sentire la pressione del debutto tra i grandissimi, lamentandosi continuamente contro il suo angolo e sé stesso. Il 6-2 con cui il serbo fa valere la propria superiorità è proprio il risultato della sua solidità contrapposta alla confusione – tattica e mentale – dell’austriaco.
Il copione descritto sopra si ripete fedelmente anche nel secondo parziale. Djokovic, anzi, col passare dei minuti tiene ugualmente bassi gli errori e osa di più, aggiungendo un discreto numero di vincenti al proprio arsenale. Thiem cerca di opporre resistenza ma le soluzioni risultano tremendamente estemporanee e, di conseguenza, tutt’altro che redditizie alla lunga distanza.
Gli spettatori del “Suzanne Lenglen” hanno da tempo scelto di parteggiare per l’outsider e lo dimostrano in maniera particolarmente vigorosa quando, sul 6-2 6-1, Thiem accende in loro una speranza andando sul 3-0 grazie al primo break della sua partita. Purtroppo per loro, però, Djokovic dimentica subito il breve passaggio a vuoto rimettendosi immediatamente in carreggiata con una serie di cinque giochi consecutivi. L’austriaco tenta l’ultimo, disperato assalto all’avversario arrivando a palla break sul 5-4 Djokovic, ma quest’ultimo la annulla con la sicurezza che l’ha contraddistinto per l’intera durata dell’incontro e chiude un paio di punti dopo.
Una semifinale senza intoppi è ciò che sperava di giocare Novak Djokovic, chiamato domenica a colmare quella mancanza – diventata quasi insopportabile – nella bacheca da lui dedicata ai trofei.
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