TENNIS – Seconda parte dedicata al Roland Garros, con le riflessioni e le risposte di molti membri della nostra redazione su alcune domande a proposito del secondo Slam della stagione.
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Sorpresa del torneo
Daniele Azzolini: “Naomi Osaka. Caruccetta e già forte. Il fatto che giochi bene negli Slam, più che in altri tornei, ne mostra il carattere robusto. Tenetela d’occhio”
Luigi Ansaloni: “Per me la sorpresa e’ stata proprio Garbine Muguruza. All’inizio dell’anno l’avevo vista malaccio, e invece poi ha proprio svoltato. Impossibile poi non citare la Bertens. Maschietti zero assoluto: Thiem ha avuto un’autostrada prima di fracassarsi contro Nole”.
Rossana Capobianco: “Shelby Rogers. Americana, inspiegabilmente esplosa al Roland Garros dopo ottimi tornei su erba lo scorso anno. A differenza dell’Italia, gli USA hanno il post-Williams al femminile che li fa ben sperare: Keys, Rogers, McHale e compagnia non sono al livello delle Williams ma garantiscono comunque una presenza costante in futuro. E su tutte le superfici”.
Enzo Cherici: “Bertens: davvero un ottimo torneo il suo, sembra una Muguruza in RE minore, con tanta grinta e molte buone intenzioni, ma con un tennis nelle mani ancora decisamente inferiore. Si ripeterà? Difficile, ma la sorpresa di questo torneo è lei senza dubbio”.
Piero Vassallo: “Kiki Bertens. Ha eliminato Kerber, Keys e Bacsinszky quindi semifinale strameritata e senza approfittare di un tabellone “facile”.
Elisa Piva: “Kiki Bertens, prima semifinale in carriera. Come Thiem, ma da lui tutti si aspettavano che approfittasse dell’uscita di scena di Nadal dopo una finale ed una vittoria nei tornei sul rosso. L’olandese no, non se l’aspettava nessuno. Tra il 2014 e il 2015 ha passato un periodo terribile, e non tennisticamente parlando. E’ sempre difficile rientrare, specie da una malattia così, e lei ce l’ha fatta alla grande”.
Salvatore De Simone: “Muguruza, non pensavo vincesse il torneo e soprattutto che battesse in due set la Williams”.
Andrea Scodeggio: “Yulia Putintseva che è arrivata ad un passo a servire per il match contro Serena Williams e raggiungere la sua prima semifinale di un Major. Più di Bertens, che comunque merita una menzione, ha fatto il percorso che meno ci si aspettava”.
Daniele Vitelli: “Kiki Bertens: non so ma non la vedo così avanti un’altra volta, anche se nel femminile può succedere di tutto. Ha imbroccato tre settimane da favola, visto che a Norimberga, la settimana prima del Roland Garros, aveva vinto singolare e doppio. Ora la attendo al varco nei prossimi tornei, per capire se è stato solo un fuoco di paglia”.
Diego Barbiani: “Direi Bertens, considerando che l’ultima olandese in semifinale in uno Slam risale al 1971. Però Kiki ha giocato tantissimo e molto bene fin da inizio anno e con la situazione attuale è un risultato che poteva starci, ovviamente incastrando 2-3 fattori come poi si è verificato. Forse forse ancor più sorpresa è stato il quarto di finale di Tsvetana Pironkova, che quest anno aveva vinto nulla e sembrava potesse crollare in classifica dopo il terzo turno dello scorso anno. Invece la bulgara arriva a Parigi e trova 4 vittorie da urlo contro una specialista del rosso come Errani, una top-2 come Radwanska, chi l’aveva annichilita lo scorso anno (Stephens, rifilandole un 6-2 6-1 da 0-2) e Larsson al secondo turno. 43 Slam di fila ed un risultato che dovrebbe permetterle di entrare nei prossimi 4 Slam. Non male, dai”.
Delusione del torneo
Daniele Azzolini: “Ce l’avete ancora davanti agli occhi… Murray, e chi se no? Deludente uno che raggiunge per la prima volta la finale di Parigi? Be’, non per questo. Ma per l’assenza di peso specifico che mostra nelle finali. Per gli atteggiamenti da educanda isterica. Per non saper variare il gioco, ben sapendo che in quel modo finirà inevitabilmente per perdere. Se non altro, sotto scorta di Lendl, aveva cominciato a forgiare il carattere. Via Ivan, è tornato il pennellone di una volta. Se fossi la mamma, o la moglie, o il coach, lo aspetterei negli spogliatoi per passarlo a fil di spada, con tutti gli insulti che manda “ai suoi cari” durante il match”
Luigi Ansaloni: “Il torneo in se’. Proprio brutto. Ma davvero brutto. Ma brutto brutto brutto (alla Aldo degli Svizzeri)”
Rossana Capobianco: “Raonic. Non che mi aspettassi granché ma da uno che ha ormai un parterre d’allenatori di quel livello dovrebbe almeno, in un torneo come quello appena conclusosi con tali defezioni, arrivare in Semifinale”.
Enzo Cherici: “Fognini: col ritiro di Nadal aveva un’autostrada fino ai quarti, ma ha perso l’ennesimo treno di una carriera vissuta in perenne ritardo. I treni passano, lui arriva sempre dopo. Quando arriva…”
Piero Vassallo: “Kei Nishikori. La finale a New York di due anni fa poteva essere preludio di qualcosa di grande. Invece è un altro eterno piazzato senza personalità. L’erede di Berdych”.
Elisa Piva: “Radwanska ormai non vale più. Berdych nemmeno. Dirò Wawrinka, ad un passo da uscire al primo turno da campione uscente. Si riprende fino alle semifinali, dove si arrende senza lottare a Murray”.
Salvatore De Simone: “Nishikori. Ero tentato di scegliere Murray e non aggiungere altro a ciò che ha scritto il Direttore. Ma per non infierire troppo sul povero ‘Muzza’ e dato che in fondo lo conosciamo, io dico il giapponese. Vabbe che Gasquet è un po’ migliorato ma perdere da Riccardo – solito copione, inizio da leone, nel mentre gioco dal telone, finale da … – Gasquet, non si può. Non per uno che è (era?) considerato un possibile candidato a dare almeno fastidio ai grandi”.
Andrea Scodeggio: “Grigor Dimitrov: oramai non fanno più storia le sue sconfitte, ma io resto sempre sconfortato e anche divertito dal pensare che il presunto numero uno del futuro abbia la personalità di una scatoletta di tonno avariata”.
Daniele Vitelli: “Nishikori. Volevo dire Dimitrov, ma ormai il tempo della delusione è finito per lui. Le sue sconfitte sono una certezza, anche perché il gioco, anziché progredire, si è involuto. Quindi dico il giapponese, che sulla terra è migliorato ma, per fare un ulteriore passo avanti, giocatori come Gasquet li deve battere. Invece ha perso senza reagire nei momenti difficili”.
Diego Barbiani: “Riferendomi solo al maschile sarebbero davvero tante e non saprei chi scegliere, per cui provo a guardare dall’altro lato. Forse Kerber, perché purtroppo per lei si trovava nella scomoda posizione di chi aveva vinto in Australia e non era in condizione di giocare questo Slam: da un mese tirava avanti con problemi alla spalla che l’hanno resa molto vulnerabile. Ricordo sempre l’allenamento di Roma nei giorni prima l’esordio contro Bouchard: non ce n’era, la palla non voleva entrare in campo ed era sistematicamente rete o teloni. La canadese, sen
za strafare, conduceva quel match 6-1 3-0 e servizio prima di entrare in crisi a sua volta e rischiare quasi di perdere una partita che mai nella vita avrebbe dovuto portarla sul 5-5 al terzo, sintomo delle difficoltà che anche Eugenie sta attraversando. Per Kerber, però, era doveroso scendere in campo e la prevedibile eliminazione al primo turno ha comunque il netto sapore della disfatta. Soprattutto se quel dritto sul 2-4* Bertens 15-40 nel terzo a campo vuoto fosse passato 2 centimetri sopra (invece che sotto) al nastro”.
Match più bello del torneo
Daniele Azzolini: “Ci devo pensare. No, davvero, ci sto pensando… Cazzo, non me ne viene nemmeno uno”
Luigi Ansaloni: “la semifinale Federer Djokovic. Del 2011. Vale!?”
Rossana Capobianco: “torneo pressoché inguardabile anche per le condizioni di gioco, però a livello di forza e di ricerca di vincenti a me non è dispiaciuta la finale femminile”.
Enzo Cherici: “Wawrinka-Djokovic, senza dubbio! Come? È dello scorso anno? Che distratto… Edizione inguardabile, non salvo nessun match. Anzi si: le immagini di Panatta-Solomon, finale 1976!”.
Piero Vassallo: “Torneo brutto, partite brutte. Nel femminile Bertens-Williams è stata godibile, nel maschile mah… Murray-Bourgue vista dal vivo è stata abbastanza coinvolgente, soprattutto per l’atmosfera che si è venuta a creare e per la bella prova del francese. Poi poco altro”.
Elisa Piva: “I primi due set tra Thiem e Goffin”.
Salvatore De Simone: “Strano per me ma stavolta scelgo le ragazze e dico Radwanska-Strycova. Non fosse altro per quel punto allucinante”.
Elisa Piva: “I primi due set tra Thiem e Goffin”.
Salvatore De Simone: “Strano per me ma stavolta scelgo le ragazze e dico Radwanska-Strycova. Non fosse altro per quel punto allucinante”.
Andrea Scodeggio: “Nell’assoluta desolazione, direi che Thiem vs Goffin è stato quello che mi ha lasciato qualcosa. Si sono intravisti sprazzi di buonissimo tennis, specie nel secondo e nel terzo set. Due stili per alcuni versi contrapposti e che ho visto più pronti per l’immediato futuro. Due comparse di buon livello”.
Daniele Vitelli: “Dico Thiem-Zverev. I due hanno un grande futuro davanti (soprattutto il tedesco) e hanno giocato una bella partita, soprattutto nelle fasi iniziali, quando c’era ancora equilibrio, mostrando non solo un tennis potente, ma anche una discreta varietà di colpi e soluzioni. Potrebbe essere una delle sfide più frequenti nei prossimi anni.
Diego Barbiani: “Non saprei. Thiem-Goffin è stata assolutamente godibile per 2 set, ma è mancato di phatos nelle fasi clou dei restanti 2. Poteva diventare molto bella anche Baghdatis-Tsonga, ma quando il francese ha vinto il terzo set era molto prevedibile che da lì in poi avrebbe preso il comando e di fatti da inizio del quarto il clima si è spento. Alla fine scelgo Radwanska-Strycova, perché ha regalato scambi incredibili tra un’ottima attaccante come la ceca ed una giocatrice che con la racchetta puoi tirare fuori svariati conigli dal cilindro ogni volta”.
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