TENNIS – Di Luigi Ansaloni
Nel 2011, all’alba di quello che sarebbe stato il dominio di Djokovic (tra alti e bassi tra il 2012 e fino a Wimbledon 2014), scrissi che il serbo, nonostante tutto, non sarebbe mai diventato un Federer o un Nadal. Cinque anni dopo, diciamo che le cose sono cambiate.
Quantomeno a livello statistico e numerico, se prima Roger era braccato da Nadal, adesso, viste le difficoltà fisiche e altro dello spagnolo, quello che allo stato attuale ha più possibilità di diventare il nuovo recordman di quasi qualsiasi cosa all’interno dell’Atp è proprio Nole. Come slam siamo ancora 17 per Federer e 12 per Djokovic, ma visti i risultati degli ultimi majors, praticamente territorio di conquista da parte del numero 1 del mondo (ha vinto gli ultimi 4 di fila, l’ultimo a riuscirci era stato Laver… ), diciamo che il distacco non è così ampio come potrebbe sembrare. Anzi. Stesso dicasi, per dire, delle settimane al numero 1: siamo ancora a 302 contro 203 per Federer, ma visto il distacco che Djokovic puo’ contare sul numero 2 (Murray) appare, se non scontato quantomeno probabile, che Nole possa tranquillamente stare lassù altri due anni di fila senza particolari problemi.
Si profila dunque, anche se ovviamente si tratta di un altro sport e di un’altra realtà, un po’ quello che è succede in Formula Uno, dove due sono i piloti considerati unanimemente più grandi della storia, Michael Schumacher e Ayrton Senna. A livello di palmares, non c’è veramente confronto: il tedesco ha dalla sua parte tutti i record, avendo corso comunque quasi il doppio rispetto al brasiliano, morto nel 1994 ad Imola a 34 anni appena compiuti. ‘Schumi’ ha vinto più mondiali (7 contro 3), più gran premi (91 contro 41), persino quello delle pole position e così via. Dati e numeri alla mano, dunque, “Kaiser” Schumi surclassa “Magic” Ayrton. Quello che pero’ le statistiche non dicono è che Senna era ed è, dagli appassionati, molto più amato, forse idealizzato in un certo senso a causa della sua tragica morte, rispetto al rivale tedesco, con cui incrociò le ruote negli ultimi anni della sua carriera, quando Schumacher era un aggressivo e giovane dall’enorme talento e dalle belle speranze. I due si detestavano, e non poco, tanto che una volta Senna, quando cercò di insegnare il mestiere a Schumi (a Magny Cours nel 1992), venne quasi ignorato dallo sfrontato allora pilota della Benetton. Senna, dentro e fuori la pista, era uno sciamano, un personaggio dalla portata universale, che trascendeva senza dubbio la Formula Uno. Un pilota, un uomo dalla personalità magnetica, complicatissima, molto interiore, dalla personalità debordante. Oltre che, questo non va dimenticato, un driver incredibile, soprattutto sul giro secco. Anche a livello di avversari, Senna poteva contare calibri come Prost, Mansell, Piquet, mentre Schumacher ha avuto a che fare con gente come il fratello Ralf, Hakkinen, Montoya, Jacques Villeneuve, tra l’altro non avendo sempre la meglio.
Federer non ha la personalità del brasiliano, ma è sicuramente un personaggio che va oltre il suo sport. La sua assenza, per i tifosi, è stata devastante, a Parigi, causa mal di schiena. Lo svizzero è senza alcun dubbio il più amato, e questo lo sa anche Djokovic, che seppur fortissimo, fenomenale, non è ancora riuscito, e forse non ci riuscirà mai, ad entrare nel cuore degli appassionati. Il perché? Tu chiamale, se vuoi, sensazioni.
Probabilmente la “colpa” di Nole è quella di non avere, al momento, avversari. Discorso fatto e rifatto centinaia di volte, ma quando vince sempre uno, alla fine tutti si annoiano un po’ e non aspettano altro che vederti perdere. La fortuna di Federer è stata quella di aver un Nadal e due giovani di belle speranza come lo stesso Djokovic e Murray che gli hanno dato prima parecchio fastidio e poi lo hanno iniziato a battere sempre più spesso.
A proposito di Murray: prendiamone atto, i Fab Four non sono mai esistiti. E’ sempre stato un circolo a 3, dove ‘Muzza’ entrava ed usciva a piacimento. Lo dicono i numeri, lo dice la storia. Se nei majors si parla di 17, 14 e 12 slam contro 2…di che stiamo a parlare? Murray ha vinto gli stessi numeri di slam di Wawrinka, giocatore sublime ma che si è “svegliato” negli ultimi anni, o di Safin, altro fenomeno ma che ha giocato a tennis per la maggior parte della sua carriere con la stessa voglia che ognuno di noi di alzarsi quando sente la sveglia alle 7 del mattino di lunedì.
Il direttore Azzolini ha fotografato al meglio la situazione: Djkovic grande, ma Murray piccolo. Per il bene di Djokovic stesso, speriamo che possa arrivare di corsa un vero numero due, uno di quelli che renda più incerta la situazione. Perché altrimenti potrà pure fare il grande slam e vincere più titolo di chiunque altro, ma qualcuno che alza il ditino per obiettare sul giocare in solitario, si troverà sempre….
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