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TPRA ai nostri microfoni, tre anni dopo

TENNIS – ROMA – DI JASON D’ALESSANDRO – L’idea nata dall’esigenza di trovare persone per giocare. Una rete di tennisti che si infittisce e prende forma in un sito. Tutto questo è TPRA, il Tennis Fight Club, ora anche agli Internazionali.

Sono passati circa tre anni dalla nostra intervista a Max Fogazzi, il creatore di TPRA, il circuito dove ogni amatore può scalare un ranking mondiale in base a vittorie e sconfitte; i migliori guadagneranno un posto nel Master di fine anno, proprio come i loro tennisti preferiti. Dall’anno scorso TPRA è agli Internazionali. Abbiamo posto qualche domanda a Max Fogazzi, tre anni dopo. 

 

Dopo tre anni dalla prima intervista, troviamo TPRA agli Internazionali. Cosa provi?

È un gran bel segnale per il tennis amatoriale. TPRA sta facendo rivivere quel “tennis di club” un po’ perso negli anni.

 

Molte tra le più grandi idee sono nate quasi senza alcun mezzo a disposizione, basti pensare alla storia di Apple e alla caparbietà di Steve Jobs. Ti senti un po’ come lui?

Quello che sento di avere in comune con questi grandi personaggi è l’amore sfrenato per quello che faccio, perché se non si è “innamorati pazzi”, alcune cose non riuscirebbero, non si supererebbero le difficoltà.

 

Ripercorreresti brevemente per noi la storia di TPRA?

Certamente. TPRA nasce nel 2006 dalla mia esigenza di trovare persone con cui giocare. Esposi nella bacheca del mio circolo il numero telefonico per creare una sorta di lista. I giocatori iscritti divennero sempre di più, così pensammo di segnare, per puro divertimento, i risultati delle partite. I ragazzi mi inviavano gli sms e io aggiornavo un file excel con i risultati. Nel 2007, quando gli sms crebbero in maniera esponenziale, decisi di rendere il processo automatico. Più la cosa si faceva seria più crescevano le difficoltà, tanto che lasciai diversi lavori per seguire questo progetto. Sinceramente sono stati anni difficili.

 

Ci sono stati dei momenti cruciali nello sviluppo di TPRA?

Una delle grandi svolte è stato il Master Amatoriale del 2010, in cui abbiamo messo in palio 10000 euro facendo parecchio clamore. Da quel momento si è innescata in me l’idea del “Tennis Fight Club”: ho cambiato il look del sito rendendolo più cattivo e chiamando i giocatori “fighters”. Forse è stato proprio grazie a questi cambiamenti che la gente ha cominciato a parlare di noi.

 

Molti tra i presenti qui agli Internazionali sono appassionati e amatori. Ti senti di rappresentarli?

Queste persone il tennis lo vivono. Arrivano da ogni parte d’Italia, vedono Federer e poi, a casa, provano a ripetere i colpi che hanno visto. Credo che questo sia, in gran parte, pubblico da TPRA, a parte i bambini che, ovviamente, possono puntare all’alto livello.

 

Quando è cominciata l’esperienza di TPRA agli Internazionali e quali sono le tue impressioni?

Siamo qui dal 2015, quest’anno, come potete vedere, abbiamo un bello stand a disposizione. Per quanto riguarda gli Internazionali… che dire, credo rappresentino uno degli eventi più belli e affascinanti del mondo a livello tennistico e sportivo. La prima volta che ho varcato i cancelli d’entrata mi sono sentito come un gladiatore nell’antica Roma e sono convinto che lo stesso valga per i giocatori: lo stesso Federer, quest’anno, ha saltato Madrid per essere qui perché, in fondo, Roma è Roma. 

 

Jason D'Alessandro

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