TENNIS – QUIET PLEASE – Di ROSSANA CAPOBIANCO – E’ stata fin qui una stagione a dir poco complicata per Roger Federer: per la prima volta sotto i ferri, mai davvero in forma, infortuni che ne fanno arrivare altri. Match e tennis giocati, pochi. Roland Garros in dubbio. Per l’ennesima volta nella sua carriera si parla di ultima spiaggia, di titoli di coda. Roger Federer però è uno che sogna. E i suoi sogni, fin qui, sono sempre diventati realtà. Ci riuscirà anche stavolta?
Dreamers, they never learn
L’ultima fatica dei Radiohead parla soprattutto degli errori degli uomini e di quanto spesso questi errori risultino irreparabili, condizionanti, decisivi. Quando Thom canta con la sua voce vitrea, quasi aliena, di tutto questo di certo non pensa a Roger Federer. Eppure, sebbene molte volte lo si è dubitato, anche lo svizzero è un uomo. Son tante le cose che ce lo hanno dimostrato, soprattutto all’inizio di questa stagione; son tante quelle che ce lo smentiscono quando vediamo una magia sbucare fuori da una condizione evidentemente precaria.
La schiena: il vero tallone d’achille di Roger negli ultimi anni è sempre stato questo. Sì, il menisco si è rotto ed è stato operato; certamente, come dice Ivan Ljubicic, ha influito nell’ultimo infortunio di Federer: quando tendiamo a “difendere” la parte del corpo che ha subito un trauma automaticamente creiamo uno scompenso di equilibrio e da qui il passo all’infortunio (recidivo) alla schiena è facile. Facile non è la ripresa, non per chi ha 35 anni da compiere e tanti anni di professionismo alle spalle. I titoloni allora si sprecano, perché Roger Federer fa notizia, con Roger si vende, di Federer leggono tutti, anche chi non segue il tennis.
“E’ l’infortunio che metterà fine alla sua carriera?”. “Il corpo cede, Federer sta per finire”. “Andate a vedere Federer prima che sia troppo tardi”. Sì, sono tutte possibilità, anche piuttosto concrete. Possibilità, però, nessuna certezza. La certezza è che Roger Federer è un sognatore, un dreamer, non certo l’unico, di questo sport. Fin da quando ad Ecublens scriveva in un francese ancora stentato di voler diventare il più forte, il numero uno. Anche se vedeva gli squaletti sotto la rete e rompeva un sacco di racchette, anche quando per punizione doveva rifare il campo dieci volte. Anche allora sognava di gloria e trionfi. E siamo certi che, tra un’incertezza e una paura, oggi giustificate, c’è quel sognatore che vuole mettersi i dolori alle spalle, che quando non si è più giovani è difficile sognare ma se ami quello che fai parti già avvantaggiato.
Quello che si è visto a Roma non è neanche il 50% di quello che Federer può fare, ancora, a 35 anni. Nel 2013 l’infortunio alla schiena fu molto grave ma anche se ci volle del tempo, riuscì a risolverlo completamente. Oggi, tre anni dopo, sarà ancora più difficile. Oggi, come mai è successo prima, rischia di saltare un torneo dello Slam, il Roland Garros. Ma il sognatore è già lì, a Parigi, a provare a farcela, a tentare di giocare perché si sa: più giochi e più possibilità hai di vincere, anche faticando. Più vinci più fiducia hai nel tuo tennis e meglio puoi arrivare ai tornei nei quali i tuoi obiettivi sono più alti, più ambiziosi (Wimbledon, ndr).
I tifosi, gli appassionati, sono pronti a sciorinare consigli che profumano di verità supposte e assolute: “E’ meglio che si prepari per Wimbledon, Parigi non è poi mai stato il suo torneo”. Roger Federer è il secondo giocatore di sempre ad aver vinto più partite al Roland Garros, secondo solo a Rafa Nadal, il miglior terraiolo di sempre; così, perché potrà non avere ambizioni alte a Parigi ma non è che ne abbia perse tante, a Bois de Boulogne. Sono giorni di test, di prove, per capire cosa sia meglio, cosa si rischia o non si rischia, capire quale potrebbe essere la preparazione migliore. Nessuno meglio di lui può saperlo.
Sperando che beyond the point of no return, it’s too late, the damage is done non sia il verso più appropriato di Daydreaming . Che agli errori possa esserci rimedio, che in quella stanza bianca passi il sole dalla finestra perché oggi ancora Federer serve al tennis e il tennis serve a Federer per continuare a sognare. Sogni maturi e consapevoli ma sempre altissimi.
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