TENNIS – PARIGI. Resoconto semiserio di un giovedì al Roland Garros, tra le delusioni di Bouchard, l’impresa drammatica di Cornet e molto altro ancora.
Sarà anche un 2016 migliore rispetto al 2015, ma per Eugenie Bouchard non ci sono grandi motivi per sorridere. Nel match tra ex semifinaliste – nel 2014 la canadese, un anno fa Bacsinszky – Genie si è fatta notare per due motivi: il vestito straordinariamente corto e i 10 giochi di fila persi. Insomma a parte la sempre bella presenza l’ex top 10 non lascia più alcun segno di sé e sembra che nemmeno il ritorno alla corte di Nick Saviano, l’uomo che l’ha forgiata e portata in alto, stia dando i suoi frutti.
Momenti di follia sul campo 2, dove Alizé Cornet ha battuto Tatiana Maria – ex Malek – al terzo dopo aver dovuto combattere con i crampi già sul finale del secondo set. Nonostante la situazione disperata la francese è riuscita a vincere il match, ma l’avversaria non l’ha presa bene e subito dopo il match point le ha puntato minacciosamente il dito contro, definendola antisportiva. Che Cornet sia sempre stato un personaggio particolare è fuor di dubbio e di certo non si è mai attirata tantissime simpatie, i problemi fisici di oggi però non sembravano frutto di una sceneggiata. Chissà se riuscirà a recuperare in tempo per il doppio di domani, da giocare in coppia con la polacca Linette e contro Madison Brengle e… Tatiana Maria! Non dovesse dare forfait occhi ben sgranati sul campo 4, perché se ne potrebbero vedere delle belle, ancor più di oggi.
Gli appassionati di calcio sapranno bene che negli ultimi anni l’Adidas ha spesso fatto storcere il naso a molti tifosi per le sue discutibili scelte stilistiche in fatto di maglie. Il brand tedesco non ha voluto smentirsi neanche nel tennis e così tutti i suoi atleti impegnati al Roland Garros indossano un completo zebrato che di sicuro non passa inosservato, ma che fa bella figura solo su Kiki Mladenovic e Ana Ivanovic, due dal fisico non banale.
Il bello di un torneo così vasto e denso di partite è il poter gironzolare per i campi periferici e gustarsi match non di primo piano ma assolutamente godibili. Sul campo 14 è risultato piacevole il faccia a faccia tra Feliciano Lopez e Victor Estrella Burgos. Tra un imprecazione a mezza bocca e l’altra lo spagnolo ha vinto in tre set, ma ha dovuto sudarsi ogni singolo punto contro il dominicano, che sopperisce ai limiti tecnici – servizio mediocre e rovescio esclusivamente slice – con una forma fisica eccezionale. Della sua bella storia abbiamo giù parlato qualche tempo fa – potete rileggerla QUI – e anche a Parigi ha avuto dalla sua il sostegno di qualche supporter.
Sul campo 6 invece Alexander Zverev ha tenuto a bada l’esuberanza di Stephane Robert, un giovanotto di 36 anni tutto particolare con la passione per Dostoevskij e i casinò. A 20 anni Robert era ancora un 2.6, ha raggiunto il picco della sua carriera intorno ai 30 – vanta una finale persa a Johannesburg nel 2010, anno in cui ha stabilito la sua miglior classifica (n. 61 ATP) – e proprio a Parigi ha giocato la sua partita più bella, rimontando uno svantaggio di due set a Tomas Berdych nel 2011. Gioca un tennis tutto suo, tutto d’anticipo e senza particolare potenza, a vederlo in campo la sua missione sembra solo una: divertirsi e divertire il pubblico. E ci riesce benissimo, con quell’aria scanzonata impossibile da non ammirare.
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