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Il mito di Adriano Panatta, 40 anni dopo l'ingresso nella leggenda

TENNIS – Di DARIO TORROMEO. Adriano Panatta, con l’aiuto della televisione, ha il merito di avere dato una spallata al mondo del tennis di casa nostra. Ha buttato giù il vecchio edificio e creato una nuova realtà. Più dinamica, popolare, universale oserei dire.

Era l’estate del ‘76. La società stava cambiando. I diciottenni avevano votato per la prima volta, il Partito Comunista di Enrico Berlinguer aveva ottenuto uno straordinario successo e la Democrazia Cristiana aveva faticato a conservare il suo ruolo di partito di maggioranza.

Il mito dell’epoca si chiamava Nicola Pietrangeli ed era un elegante signore, nipote di un impresario edile e figlio del concessionario della Lacoste per l’Europa. Tennista per passione. Applausi, gesti bianchi, pacche sulle spalle dello sconfitto. Nicola aveva avuto il merito di aprire la strada, era stato il primo a imporsi come personaggio capace di uscire dai confini dello sport.

La televisione a metà anni Settanta aveva avuto il grande merito di rendere popolare il tennis. Aveva portato il gioco dentro le nostre case. Anche le nonne sedevano davanti a quella scatola magica, assieme alle casalinghe, ai giovani studenti. Tutti assieme si erano lasciati coinvolgere da quella stregoneria chiamata tifo.

I successi di Panatta erano accompagnati dalla passione. Sulle tribune degli stati il coro Aaa-dria-no, Aaa-dria-no era una sorta di amorosa, ossessiva colonna sonora. La gente assisteva allo spettacolo e si sentiva partecipe, in piena sintonia con l’eroe.

Dopo essere stato lo sport dei nobili, dei benestanti, il tennis ora apparteneva anche anche a chi censo e illustri natali non aveva. Parlare di riscatto sociale, mi sembrerebbe eccessivo. Anche se potrebbe esserci una percentuale di verità.

La televisione, oltre alla popolarità, aveva portato i soldi. Si firmavano i primi contratti milionari di sponsorizzazione. I club aprivano le porte ai ragazzi, ai signori di mezza età. I circoli subivano un’autentica trasformazione.

Il passaggio da Nicola Pietrangeli a Adriano Panatta era stato un salto verso il futuro. E non a tutti era piaciuto. La tribù dei puristi vedeva il tennis involgarito dalla contaminazione con una folla sempre più grande. Meglio custodirlo nella nicchia di pochi eletti che offrirlo a una divulgazione di massa che lo stava privando della nobiltà. Dimenticavano che le emozioni hanno sempre arricchito gli animi. Il passaggio da sport di élite a popolare aveva fatto conoscere nuovi orizzonti, conquistare altri mercati. Ora il tennis, anche in Italia, aveva un respiro mondiale.

Quella ’76 era diventata con il passare dei mesi una stagione irripetibile. Mai un giocatore italiano aveva messo assieme successi così importanti, mai un altro sarebbe riuscito a imitarlo.

Adriano cominciava a Roma, vincendo gli Internazionali.

“Una vittoria casareccia, una cosa che apparteneva a noi romani. Nel senso che sentivo attorno odori, sentimenti, passioni che conoscevo. Nessuno era più a casa di me al Foro Italico. Per questo ho sentito quel successo come qualcosa di intimo, meno pubblico degli altri. Su quei campi avevo vissuto la mia giovinezza. Andavo a palleggiare contro il muro della Pallacorda, lì giocavo con i miei amici. Lì ho capito cosa fosse il tennis. Della finale ricordo l’ultimo punto. Sembrerà strano, ma io di quegli undici match point annullati ne ricordo appena uno. Un passante vincente. L’immagine successiva è quella del trionfo”.

Poi arrivava il Roland Garros.

“La domenica vincevo al Foro, il martedì ero in campo a Parigi. Allora Internazionali e Roland Garros erano attaccati. I francesi mi volevano bene. A Wimbledon la gente è innamorata della loro manifestazione, del gioco in sé. Il pubblico parigino è sportivo, competente, esperto. Ama i giocatori, predilige quelli che attuano una tattica brillante. Li preferisce ai regolaristi. In quel periodo solo due attaccanti vincevano sul rosso parigino: Noah e io. Su quei campi sono stato l’unico a battere Borg, l’ho fatto per due volte. Come ci sono riuscito? E che mai poteva farmi? Per perdere il punto dovevo sbagliare io. Anche se a Roma nel ’78 mi ha battuto pur avendo giocato bene. Ma gli sono serviti cinque set in finale per riuscirci. Prima dell’ultima partita contro Solomon mi sentivo tranquillo. Ero sicuro di vincere. La sfida in semifinale contro Dibbs era stato il mio miglior match del torneo. Contro Solomon ho avvertito un po’ di stanchezza, in fondo stavo giocando da due settimane di fila! Ma non ho mai avuto grossi problemi”.

Con le vittorie arrivava il numero 4 nella classifica mondiale.

“La cosa a cui tenevo di più era essere il numero 1 sulla terra battuta. Vivevo in un’epoca in cui su quella superficie c’erano fenomeni come Borg, Orantes, Ramirez, Solomon, Dibbs, Nastase. E non potevi certo dirti fortunato se nel sorteggio pescavi Connors o Ashe. Ma in quel magico ’76 mi riusciva tutto facile”.

L’ultimo colpo da mago, la vittoria in Coppa Davis assieme a Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli. Capitano non giocatore Nicola Pietrangeli.

“Non volevano che andassimo in Cile, dove il dittatore Pinochet aveva preso il potere tre anni prima e il presidente Allende era stato ucciso. Il “No al Cile” era strillato in molte piazze. Chi si diede molto da fare per rendere possibile quell’avventura fu Nicola Pietrangeli. Ma il caso era politico e toccò a un politico risolverlo. Sembra sia stato Enrico Berlinguer a convincere tutti che sarebbe stato un errore lasciare al dittatore Pinochet il vanto del trionfo sportivo. A Santiago si avvertiva un clima pesante. Non bisognava essere dei geni per capire che eravamo in un Paese che soffriva l’oppressione del regime. Chi vive un grande evento sportivo spesso si muove in una relatà che non esiste. È tutto ovattato, ti sembra di muoverti in un paradiso. Ma io sono sempre stato curioso, chiedevo informazioni ai giocatori cileni e avevo un quadro più preciso di quello che ci stava attorno. Una finale facile. Loro avevano solo il doppio forte. Ma anche Paolo e io eravamo tra le miglioi coppie del mondo. Un po’ di sofferenza e la Davis è stata nostra. La vera impresa l’abbiamo fatta contro l’Australia. Newcombe e Roche erano clienti scomodi. Siamo riusciti a superarli e poi siamo andati in Cile a prenderci la Coppa”.

Sono passati quarant’anni, ma il ricordo di quella magica stagione è ancora vivo. Anche perché da allora nessun altro italiano è riuscito ad alzare il trofeo degli Internazionali, del Roland Garros o a vincere la Coppa Davis.

Altri tempi. Molto è cambiato da quei giorni. Lo sottolineava anche Adriano in un’intervista che gli ho fatto qualche tempo fa.

“Non amo i picchiatori. A parte Federer e Nadal giocano tutti uguale. La differenza la fanno quattro pallate a tutto braccio, a volte un po’ casuali. Prima dietro un punto c’era un’idea, un’invenzione, fantasia. Tutto è cambiato quando è cambiato l’attrezzo. Le nuove racchette ti permettono di scegliere soluzioni tecniche che con quelle di legno non potevi neppure immaginare. E poi con queste tireresti forte anche tu (che sarei io…). Noi giocavamo su ritmi più lenti, potevamo prenderci il lusso di pensare. Oggi tirano forte, è più facile. Ma negli ultimi quindici anni ho ammirato l’eccezione. Non ho mai visto uno giocare bene come Federer, Laver compreso. Gli ho visto fare cose che pensavo fossero impossibili per un essere umano. Ha
una forza di polso spaventosa. In molti, anche quelli che vincono tanto, non giocano bene a tennis. E’ un fenomeno che è sempre esistito, Borg compreso. I maestri non insegnano tutto ai bambini, insistono solo sulla specializzazione di quei colpi che potrebbero essere determinanti nella carriera professionistica. Così il ragazzo a un certo punto non cresce più e scopre che gli manca qualcosa. Sono bravi di dritto e rovescio. Tirano in allenamento quello che noi tiravamo per fare un passante vincente in partita. Ma se devono ammorbidire una palla, cappottano. Vedo deficienze tecniche anche tra giocatori forti che, sia chiaro, rimangono comunque forti. Il 90% dei giocatori non ama lavorare sui difetti. E il tecnico, che ha nel giocatore il suo datore di lavoro, certi tipi di allenamenti glieli evita. I giocatori dovrebbero capire che un maestro che li fa lavorare sui loro punti deboli è un allenatore bravo. I tecnici devono liberarsi del concetto che l’unico modo di vivere il tennis oggi sia quello di tirare forte. Paolo Bertolucci, quando allenava Pistolesi e cercava di fargli fare certe cose e non ci riusciva, parlo di una palla corta, di un chop, di un diagonale, insisteva per quanto possibile. Bisogna lavorare sulle pecche. E’ l’unica soluzione per migliorare”.

L’estate del ’76 appartiene all’album dei bei ricordi anche per l’insolita popolarità che aveva travolto il tennis. I settimanali di gossip avevano cominciato ad occuparsi di quei giovanotti in mutandine che picchiavano una pallina con tanta eleganza. Panatta e Mita Medici, Panatta e Loredana Bertè. Non si parlava solo di servizio, smash e volée. Nelle riviste entravano gli amori, le passioni, le follie dei nuovi eroi.

Una spallata al mondo un po’ nobile e molto impaurito di un tennis che temeva di lasciarsi travolgere da un’ondata che non sarebbe riuscito a controllare. Ma siamo ancora qui, quarant’anni dopo, a parlare di quei giorni. Adriano ha conservato la sua popolarità e nessuno sul campo è ancora riuscito a imitarlo.

Internazionali, Roland Garros, Davis e numero 4 del mondo.

Prendetelo, se potete.

L’ITALIA DEL TENNIS PRIMA E DOPO PANATTA

VITTORIE TORNEI ATP totale 53

Era Panatta (1970-1983) 23

Post Era Panatta (1984-2016) 30

CLASSIFICA ATP TOP 10 totale 2

Era Panatta (1970-1983) 2: Panatta (4), Barazzutti (7)

Post Era Panatta (1984-2016) 0

CLASSIFICA ATP TOP 20 totale 8

Era Panatta (1970-1983) 3: Panatta (4), Barazzutti (7) e Bertolucci (12)

Post Era Panatta (1984-2016) 5: Fognini (13), Camporese (18), Gaudenzi (18), Seppi (18) e Furlan (19)

FINALI COPPA DAVIS totale: 7

Ante Era Panatta (1900-1970) 2: 1960 e 1961

Era Panatta (1970-1983) 4: 1976, 1977, 1979, 1980

Post Era Panatta (1984-2016) 1: 1998

PRESENZE MASTERS totale: 2

Era Panatta (1970-1983) 2: Panatta (1975), Barazzutti (1978)

Post Era Panatta (1984-2016): 0

ITALIANI NEI QUARTI DI FINALE DEGLI SLAM totale: 40

Ante Era Panatta (1928-1969) 26

1928 Wimbledon Uberto de Morpurgo quarti – R Lacoste 62 63 64

1929 Roland Garros Uberto de Morpurgo quarti – B Tilden 911 36 61 62 86

1930 Roland Garros Uberto de Morpurgo semifinali – H Cochet 75 61 62

1931 Roland Garros Giorgio De Stefani quarti – C Boussus 64 63 36 26 97

1932 Roland Garros Giorgio De Stefani finale – H Cochet 60 64 46 63

1934 Roland Garros Giorgio De Stefani semifinali – G Von Cramm 36 64 61 36 62

1935 Australian Giorgio De Stefani quarti – F Perry 60 60 60

1947 Roland Garros Gianni Cucelli quarti – M Bernard 64 62 06 36 64

1948 Roland Garros Marcello Del Bello quarti – B Patty 61 63 86

1948 Roland Garros Gianni Cucelli quarti – F Parker 61 62 61

1949 Roland Garros Gianni Cucelli quarti – B Patty 75 1012 63 86

1953 Roland Garros Fausto Gardini quarti – J Drobny 63 61 16 64

1955 Roland Garros Beppe Merlo semifinali – S Davidson 63 63 62

1955 Wimbledon Nicola Pietrangeli quarti – K Nielsen 16 63 57 62 75

1956 Roland Garros Beppe Merlo semifinali – L Hoad 64 75 64

1956 Roland Garros Nicola Pietrangeli quarti – L Hoad 68 75 61 63

1957 Australian Nicola Pietrangeli quarti – J Anderson 97 97 62

1958 Roland Garros Beppe Merlo quarti – J Cooper 79 62 79 63 62

1959 Roland Garros Nicola Pietrangeli vittoria + I Vermaak 36 63 64 61

1960 Roland Garros Nicola Pietrangeli vittoria + L Ayala 36 63 64 46 63

1960 Roland Garros Orlando Sirola semifinali – L Ayala 64 60 62

1960 Wimbledon Nicola Pietrangeli semifinali – R Laver 46 63 810 62 64

1961 Roland Garros Nicola Pietrangeli finale – M Santana 46 61 36 60 62

1962 Roland Garros Nicola Pietrangeli quarti – N Fraser 46 63 119 61

1963 Roland Garros Nicola Pietrangeli quarti – R Emerson 68 46 61 63 64

1964 Roland Garros Nicola Pietrangeli finale – M Santana 63 61 46 75

Era Panatta (1970-1983) 10

1972 Roland Garros Adriano Panatta quarti – A Metreveli 86 79 63 63

1973 Roland Garros Adriano Panatta semifinali – N Pilic 64 63 62

1973 Roland Garros Paolo Bertolucci quarti – N Pilic 63 64 36 64

1975 Roland Garros Adriano Panatta semifinali – B Borg 64 16 75 64

1976 Roland Garros Adriano Panatta vittoria + H Solomon 61 64 46 76

1977 Roland Garros Adriano Panatta quarti – R Ramirez 76 63 75

1977 US Open Corrado Barazzutti semifinali – J Connors 75 63 75

1978 Roland Garros Corrado Barazzutti semifinali – B Borg 60 61 60

1979 Wimbledon Adriano Panatta quarti – P DuPre 36 64 67 64 63

1980 Roland Garros Corrado Barazzutti quarti – B Borg 60 63 63

Post Era Panatta (1984-2016) 4

1991 Australian Open Cristiano Caratti quarti – P McEnroe 76 63 46 46 62

1995 Roland Garros Renzo Furlan quarti – S Bruguera 62 75 62

1998 Wimbledon Davide Sanguinetti quarti – R Krajicek 62 63 64

2011 Roland Garros Fabio Fognini quarti – N Djokovic rinuncia

 

 

 

 

 

 

 

 

Redazione

La redazione di Ok Tennis è formata da rappresentanti di tutte le minoranze tennistiche esistenti al mondo. Inoltre, è conforme alla Déclaration des Droits de l’Homme et du Citoyen emanata il 26 agosto 1789.

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