TENNIS – PARIGI.
Di Gianluca Atlante – Giù le mani da Karin Knapp e dalla sua vita sportiva e non solo. Giù le mani dalla sua voglia innata di vivere aggrappata ad un sogno, quello di bambina, costruito con una racchetta in mano e sviluppato nel rincorrere una “gialla” sponsorizzata.
Giù le mani da un’atleta vera, capace di piangere di notte e di giorno, in religioso silenzio, ma di trovare sempre la forza di guardare, al risveglio, il cielo e ammettere: “Dai Karin, ci sei anche oggi”.
Comun denominatore della nostra difesa, la vittoria su Victoria Azarenka al Roland Garros. Perchè parlare di fortuna, con chi non ne ha mai avuta, con chi è in debito, con chi ha dovuto lottare sempre contro tutto e tutti, anche e soprattutto, contro un destino ostile, ci sembra troppo. Quindi, per favore, facciamo in modo di inchinarci alla voglia di vivere con dignità ed innata professionalità, su di un campo da tennis, di questa splendida donna, che abbiamo avuto la possibilità di conoscere personalmente, umanamente e professionalmente e che oggi, scusateci e anche se lei non ha bisogno, ci sentiamo in dovere di difendere.
Anche perché, nel primo set la signora Azarenka, era integra e nel secondo, ci sembra, abbia tirato “comodini” dall’altra parte, pur di portare il match al terzo set, dopo aver annullato, peraltro alla grande, un matchpoint. E allora, per favore! Giù le mani da Karin Knapp, da chi le vuole bene, dai fratelli Piccari, da tutto il suo staff, dal suo mondo che lei, con certosina pazienza e con l’educazione che l’ha sempre contraddistinta, si è costruito.
Perché oggi, quel mondo, non solo la tiene in piedi e la rende felice, ma le fa anche vincere partite importanti a dispetto di chiacchiere inutili, offensive e controproducenti al fascino di una storia, che forse in pochi sanno e conoscono e sulla quale in molti hanno volutamente sorvolare.
Oggi Karin Knapp è il volto di chi non si arrende mai, di chi non vuole dire basta, di chi pensa che il vivere quotidiano, che sia su un campo da tennis o fuori, sia la vittoria più importante. La sua, contro Victoria Azarenka, è vittoria vera. Non parliamo di fortuna, non cadiamo nel ridicolo, almeno con lei.
Perché entrare nella sua “pancia”, in religioso silenzio, chiedendo permesso, come abbiamo fatto noi, su questo spazio e sulla rivista, ci ha detto in passato tante, troppe, cose. Ci ha detto che Karin Knapp è prima una grandissima donna, poi un esempio tennistico per tutti. Il resto, come disse Pieraccioni nel film “I Laureati”, fa volume.
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