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Challenge Round. Roma, da Panatta a Nadal: gli anniversari dell’Era Open

TENNIS – DI FABRIZIO FIDECARO – Quaranta, trenta, venti, dieci anni fa… Che cosa accadeva nel singolare maschile agli Internazionali d’Italia? Dal trionfo di Panatta all’epica sfida Nadal-Federer, passando per i successi di Lendl e Muster: istantanee di quattro finali dell’Era Open al Foro Italico.

 

1976: Panatta b. Vilas 26 76 62 76

Impossibile scrivere qualcosa di inedito su questo match, che a quaranta anni di distanza rappresenta ancora l’ultima finale vittoriosa di un tennista italiano a Roma. Adriano Panatta vi approda in modo rocambolesco: undici matchpoint annullati all’esordio con Kim Warwick, il clamoroso ritiro per protesta di Harold Solomon nei quarti, poi una prestazione fantastica con John Newcombe in semi. Con Guillermo Vilas il beniamino del Foro parte male, cede netto il primo set e si ritrova 3-5 nel tie-break del secondo. Qui decide di dare il tutto per tutto e pareggia il conto con quattro punti di fila, l’ultimo dei quali caratterizzato da un paio di tuffi dei suoi. Adriano domina il terzo, ma nel quarto deve fronteggiare tre set-point consecutivi per l’argentino. Li annulla tutti e il successivo tie-break, nella bolgia del centrale, non ha storia. È festa, che sarà bissata di lì a poco a Parigi, dove quest’anno, non a caso, Adriano consegnerà il trofeo al vincitore.

 

1986: Lendl b. E. Sanchez 75 46 61 61

Ivan Lendl trionfa per la prima volta al Foro Italico giusto trent’anni fa. Issatosi stabilmente in vetta al ranking mondiale dopo i precedenti US Open, il ceco d’America batte in semifinale, al tie-break decisivo, il campione uscente Yannick Noah. Nel match clou, anziché Mats Wilander, trova il sorprendente Emilio Sanchez, impostosi sullo svedese il giorno prima. Lo spagnolo lotta per due set, cedendo il primo e aggiudicandosi il secondo, ma finisce per crollare nel terzo e nel quarto, in cui racimola in tutto appena due giochi. Lendl si ripeterà due anni più tardi, al termine di una combattutissima sfida contro Guillermo Perez Roldan, davanti a un pubblico schierato in massima parte con l’argentino.

 

1996: Muster b. Krajicek 62 64 36 63

Venti anni or sono Thomas Muster mette a segno il tris capitolino, dopo i successi del ’90 (su Chesnokov) e del ’95 (su Bruguera). Stavolta il suo avversario in finale, un po’ a sorpresa, è Richard Krajicek, specialista dei terreni veloci che non di rado, però, riesce a mietere vittime illustri anche sul rosso. L’olandese ha eliminato al debutto Bruguera, proseguendo la sua corsa dinanzi a Clavet, Philippoussis, Edberg (all’ultima partecipazione) e Ferreira. Dal canto suo, Muster non ha avuto difficoltà con avversari potenzialmente scomodi quali Korda e Rios, ma ha sofferto con Todd Martin e Albert Costa. L’ultimo atto vede l’austriaco partire “sparato” e il suo rivale guadagnare via via terreno, fino ad aggiudicarsi il terzo parziale. Nel quarto, però, il mancino di Leibniz torna a fare la differenza sulla sua superficie prediletta e va ad alzare il trofeo. Qualche settimana più tardi, però, Thomas si fermerà già negli ottavi al Roland Garros, eliminato da Michael Stich. Per Krajicek, poco dopo, arriverà niente meno che la coppa di Wimbledon.

 

2006: Nadal b. Federer 67 76 64 26 76

Sono trascorsi già due lustri dal match che, a parere di molti, avrebbe potuto cambiare la storia del tennis degli ultimi anni. Un Nadal ancora giovanissimo, eppure già con la forza mentale di un veterano, di fronte a uno dei migliori Federer mai ammirati sul rosso. Roger gioca un match di livello altissimo, ma si fa irretire dall’avversario proprio sul più bello, quando, dopo aver recuperato da due set a uno per il maiorchino, arriva a disporre di due matchpoint consecutivi sul 6-5 al quinto. Serve Rafa, è vero, ma lo svizzero non se la sente di prendere l’iniziativa, sperando nell’errore del rivale, e invece è lui a sbagliare due diritti. Fed-Ex si ritrova ancora avanti per 5-3 nel tie-break decisivo, ma cede gli ultimi quattro punti, uscendo dal campo con una sconfitta dolorosa, che segnerà in modo indelebile il rapporto di forze tra i due fuoriclasse. E se una di quelle due palle match fosse andata a segno? Chissà, magari sarebbe stato tutto diverso, Federer non avrebbe più sofferto il rivale dal punto di vista psicologico e, libero dai cattivi pensieri, avrebbe realizzato almeno un Grande Slam o due. Ma è andata in un altro modo, e purtroppo per Roger non avremo mai la controprova…

 

Fabrizio Fidecaro

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