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ATP Roma. Murray: «Orgoglioso del mio nome sul trofeo». Djokovic: «Il campo andava risistemato»

TENNIS – ROMA – DI FABRIZIO FIDECARO – Le parole dei protagonisti della finale capitolina nelle conferenze stampa post-match: il vincitore Andy Murray e lo sconfitto Novak Djokovic.

ANDY MURRAY

«Alcuni dei più grandi giocatori di tutti i tempi hanno vinto qui, per cui sono molto orgoglioso di avere il mio nome sul trofeo. Oggi contro Novak ho giocato bene. So bene che lui non si è espresso al meglio, ma ci sono comunque stati alcuni momenti duri per me nel secondo set. Ho salvato bene le palle break e tenuto duro. È stata una settimana fantastica per me, non ho perso un set».

«Ho servito molto bene e quando questo succede mi dà grande fiducia nel mio gioco. Tenere la battuta agevolmente fa una grande differenza».

«Ora ho giocato bene su tutte le superfici. Nell’ultimo paio d’anni la terra è stata probabilmente la mia superficie di maggior successo, una cosa che non mi sarei mai aspettato, ma non me ne lamento di certo. Forse una volta non credevo abbastanza in me stesso. Ho sempre pensato che la terra fosse la peggiore superficie per me, ma alcune vittorie dell’anno scorso contro i top player mi hanno fatto capire che, come mi dicevano i miei coach, sul rosso poteva davvero trovarmi bene».

«Anche l’anno scorso avevo provato sensazioni simili, non avevo mai perso sulla terra prima del Roland Garros. Ho sperimentato questa situazione e l’ho affrontata abbastanza bene. Ma sono stato in questa posizione tante volte negli Slam nel corso degli anni: probabilmente non ero mai il favorito, ma uno dei principali contendenti. Quindi non credo che dovrebbe essere un problema per me».

 

NOVAK DJOKOVIC

«Lui sta utilizzando meglio il campo. Ha maggiore varietà nei colpi da fondo. Un paio di tornei importanti sul rosso vinti negli ultimi due anni lo dimostrano. A Parigi le condizioni saranno anche un po’ più veloci, come piace a lui, e sono sicuro che sarà molto motivato a fare di nuovo bene. Arriva in splendida forma al Roland Garros».

«Sono felice di essere stato in grado di arrivare in finale, in un paio di match avevo dovuto recuperare un set di svantaggio. Tutto sommato sono state due settimane molto buone, dopo l’uscita a Monte-Carlo così presto. Avevo bisogno di questo tipo di risultati, vincere un torneo e raggiungere un’altra finale è fantastico. Ho ottenuto quello che cercavo, molti match, fiducia e tante ore passate a giocare sulla terra: è esattamente ciò che mi serviva in vista del Roland Garros».

«No, non ho chiesto all’arbitro di rinviare il match. Gli ho solo domandato di avere un piccolo break, magari cinque minuti, per risistemare il campo. Abbiamo giocato su un campo molto, molto pesante, perché è piovuto per un’ora ed era molto fangoso dietro la riga di fondo. In tre game ho letteralmente rischiato di slogarmi la caviglia, due o tre volte. Questo è ciò che ho detto. E gli ho chiesto se fosse necessario che qualcuno si facesse male perché realizzasse che cosa stava accadendo. Ma è anche assurdo che il giudice di sedia, che non calza scarpe da tennis, venga giù, controlli le linee e dica se il campo va bene o no».

 

Fabrizio Fidecaro

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