TENNIS – Dal nostro inviato a Stoccarda Diego Barbiani
(Foto di Robert Prange)
Si ferma ad un gradino dall’Olimpo il sogno di Laura Siegemund, che dopo un torneo straordinario e tre top-10 battute consecutivamente dagli ottavi si arrende all’esperienza di Angelique Kerber ed ad alcuni dolori alla schiena che hanno reso, per la n.3 del mondo, una formalità il secondo set.
6-4 6-0 il punteggio finale che permette a quest ultima di vincere per la seconda volta consecutiva il titolo al WTA Premier di Stoccarda e contemporaneamente spezzare la maledizione che la vedeva sempre in difficoltà nei tornei dove doveva confermare un ottimo risultato. Questo 2016, però, è una stagione nuova, un capitolo diverso, una storia che è svoltata con un successo, agli Australian Open, che l’hanno portata nella storia sportiva del suo paese, dominante nel tennis per almeno vent’anni tra il 1980 ed il 1990, poi sempre in difficoltà nel proporre al panorama sportivo internazionale un profilo “da Slam”.
Forse anche la stessa Kerber, ad inizio carriera, non era certa di poter raggiungere certi risultati. Ad Istanbul nel 2012, al primo Master WTA a cui ha preso parte, in conferenza stampa disse che nonostante fosse da almeno un anno in top-10 solo in quel momento si era convinta di poterne far parte a pieno. Quattro anni dopo, a Melbourne, dopo aver ottenuto la finale battendo Johanna Konta disse di aver lavorato tanto mentalmente per fare uno step ulteriore e convincersi di poter lottare con le primissime al mondo. Ora un terzo step mentalmente tutt’altro che banale: la conferma del titolo a Stoccarda. Arrivato dopo una settimana apertasi con tanti dubbi, viste le difficoltà mostrate contro Annika Beck per almeno un set e mezzo, ma anche perché già ieri contro Petra Kvitova era parta in certi frangenti un po’ stanca, dopo quattro settimane di tennis sempre piene: semifinale a Miami, semifinale a Charleston, l’impegno difficilissimo in Fed Cup contro la Romania e poi qui a Stoccarda. In casa, con pubblico, amici, parenti… E tutto da perdere.
Dall’altra parte infatti c’era chi, per questo torneo, poteva già dire di sentirsi al settimo cielo. Siegemund, mai più avanti dei quarti di finale, era all’ottava partita in nove giorni. Il suo torneo era andato be oltre le più rosee aspettative, ma non aveva la tensione di chi era davanti ad una chance (forse) unica. Mentalmente, però, è scesa in campo ancora con le migliori intenzioni e nelle fasi iniziali aveva tutta l’inerzia dalla sua. Di rovescio, il suo colpo migliore, aveva da subito neutralizzato il taglio mancino sul servizio da sinistra di Kerber, anticipando i colpi e buttandosi a rete per chiudere il punto.
3-0, poi 4-2 30-0. La sensazione che, se non proprio di quarto (enorme) exploit, potesse almeno togliere un set alla campionessa in carica era molto forte. Kerber, di contro, stava patendo questo inizio così forte ed aggressivo della connazionale. Sul primo scatto emotivo, però, la situazione si è completamente ribaltata. Dal 4-2 30-0 Kerber ha spinto di più, preso per la prima volta l’iniziativa e ripreso subito il secondo break appena concesso.
Qui, il primo segnale che qualcosa stava definitivamente cambiando. Siegemund chiama il proprio coach al cambio campo e gli comunica che non sente tanta forza nelle gambe, che non riesce a spingere ed arriva spesso con qualche secondo di ritardo. In campo, contro una Kerber che stava cominciando a capire i suoi schemi ed a muoversi meglio in campo, anticipandone i tentativi di palle corte. Perfida, per certi aspetti, letale ed incisiva, Angelique saliva avanti per la prima volta chiudendo poi al secondo set point. Le ultime resistenze di Siegemund sono arrivate nel primo game del secondo set. Dopo un turno di battuta con tante occasioni per entrambe, un serve&volley della n.71 del mondo non è stato incisivo e Kerber ha giocato un nuovo passante vincente, il più comodo della sua partita.
Sotto 0-2, Siegemund è uscita dal campo per cercare di mettere una pezza ai dolori alla schiena, ma non è servito a granché. Dal suo rientro in campo al termine dell’incontro saranno passati 15 minuti. Alla fine, racchetta a terra e braccia al cielo per la n.3 del mondo, che può sorridere e dire di aver compiuto un ulteriore passo avanti importante nella sua maturazione.
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