TENNIS – Dal nostro inviato a Stoccarda Diego Barbiani
Simona Halep, dodici mesi fa, cominciò a Stoccarda un periodo molto complicato. Prima le minacce di morte da parte di Jasper Andreassen, poi tante difficoltà nel trovare tranquillità che le permettesse di giocare al meglio.
Oggi, però, la tennista rumena è apparsa piuttosto rilassata e sorridente davanti ai microfoni per la prima conferenza stampa della sua avventura nel torneo Premier tedesco. «Mi sento bene, meglio che nel fine settimana quando ho avuto male alla caviglia. Ora ho solo un po’ di dolore, ma posso giocare senza problemi». Proprio a proposito della sfida contro la Germania, la n.6 del mondo dice: «Nonostante il problema accusato sabato, ho giocato al meglio delle mie possibilità, contro due ottime giocatrici. Dispiace per come sia finit, è stato un weekend intenso ed ero carica come lo sono adesso: voglio affrontare il primo torneo sulla terra rossa e tornare a far bene nel circuito».
Il weekend nefasto di Cluj ha però portato alla luce, semmai ce ne fosse ancora bisogno, quanto amata sia Halep in patria. Per i rumeni è una star al pari di Nadia Comaneci, per i bambini è una enorme fonte di ispirazione: «E’ vero, è sempre così. Anche stavolta lo stadio era pieno, 7/8000 persone che incitavano il mio nome senza sosta… Ho avuto la possibilità anche di incontrare tantissimi bambini che mi hanno raccontato quanto sia importante per loro. E’ veramente bello, spero però ci sia lo stesso tipo di attenzione anche verso le altre ragazze: siamo tante, in Romania, ad essere comprese tra le prime 100 o le prime 200. Loro devono continuare a seguire il loro sogno, se vogliono essere dei campioni o delle campionesse, ed allenarsi duramente». Lei è il nome più altisonante, ovviamente, ma non vuole un ruolo di leader: «No, nessun leader. Non mi piace credermi un leader né imporre qualcosa alle mie compagne. Siamo tutte uguali e dobbiamo prendere tutte un’unica decisione».
Dopo Miami, Halep è tornata a casa immediatamente per preparasi alla terra rossa: «Mi sono concessa un giorno di riposo, poi subito al lavoro: lo scorso anno ho faticato tanto su quella che è la superficie dove sono cresciuta, ora voglio solo pensare a far bene». Infine, un commento sulle Olimpiadi ormai sempre più vicine: «Sarebbe veramente bello se potessi fare da portabandiera, mi piacerebbe davvero. Quest anno mi scombineranno un po’ la programmazione perché dovrò fare Montreal, Rio e Cincinnati uno dopo l’altro, ma è molto importante per noi e per il nostro paese».
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