TENNIS – Di LUIGI ANSALONI. Ce lo aspettavamo, non è stata una sorpresa, ma tutto fa un po’ male, come dicevano qualche anno fa gli Afterhours in una loro canzone. Non sarà facile domani svegliarsi per l’Italia del tennis femminile e trovarsi in serie B dopo anni 18.
Una vita normale fa, un’era geologica indietro per lo sport con la racchetta. Nessuno, o quantomeno pochi, si illudevano di andare in Spagna, che oggi puo’ vantare due top ten, di cui una futuribile numero uno (la Muguruza, ovviamente) e pensare di vincere con una giocatrice infortunata e comunque non in splendida forma come qualche anno fa (la Errani), una meravigliosa giocatrice ma di quasi 36 anni come la Schiavone e con Roberta Vinci, anche lei avanti con gli anni (tennisticamente, ovviamente).
Quello che è accaduto a Lleida è stata la certificazione di un qualcosa che si sapeva da qualche tempo, ovvero che il ciclo fantastico dell’armata rosazzurra in Fed Cup è finita. Adesso c’è anche l’ufficialità. Dall’anno prossimo si ripartirà da Sara Errani, giocatrice che nel 2017 avrà 30 anni, e dietro di lei non c’è, non ci sarà nessuno. La Leonessa ha fatto capire che in Spagna ha giocato l’ultima volta per l’Italia, la Vinci non si sa nemmeno se continuerà a giocare, il prossimo anno, la Pennetta ha già salutato la compagnia ed è attualmente impegnata a preparare il suo matrimonio (con Fognini).
Per il resto, abbiamo la Knapp, brava quanto volete ma non una top ten e sempre bersagliata da problemi fisici, e la Giorgi, certo, ma sappiamo tutti come è andata a finire e come probabilmente andrà a finire, viste le due parti in causa, e un muro contro muro, in questo momento e temo non solo in questo momento, è lo scenario più probabile. Il presidente Binaghi sembra il più ottimista di tutti, e non è una novità, dato che ha dichiarato di non preoccuparsi per il futuro della squadra Fed Cup, con Errani, Knapp e magari Schiavone/Vinci in doppio.
Forse, chissà, magari ha ragione lui, ma sembra difficile. Questo però non è il momento di pensare a quello che sarà, ma a quello che è stato. Almeno per un giorno un ultimo giorno. E’ il momento di pensare a Charleroi, a quell’incredibile prima vittoria contro il Belgio di Justin Henin, a Reggio Calabria, in quel gelo assoluto novembrino, e ancora a Cagliari contro una Russia a dire il vero un po improvvisata. I cicli iniziano, si svolgono, finiscono. Senza rimpianti, se vissuti alla grande. E questo, di ciclo, è stato vissuto alla grandissima. Quindi, ciao ragazze d’oro del tennis, e grazie.
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