TENNIS – Di LORENZO DI CAPRIO. La stagione sul rosso ha un nuovo protagonista. Che Gael Monfils avesse i mezzi tecnici e fisici per competere con i migliori non lo scopriamo certo a margine della finale di Montecarlo, ma la sicurezza nonché la lucidità tattica cui ci ha abituato in questi giorni il 29enne parigino dimostrano come qualcosa, nell’eclettica mente de La Monf, sia cambiato.
“Voglio vincere un titolo importante”, ha spiegato Monfils in settimana. Non ne ha tutti i torti. Ha iniziato l’anno con i quarti dell’Australian Open e cavalcato l’onda positiva bissando il risultato nei due Master 1000 sul cemento nordamericano. Alla finale di Rotterdam è seguita quella di domenica, nel Principato, in cui il francese ha sfruttato un tabellone agevole (Tsonga unico top-10 battuto) senza perdere un set e tenuto testa ad un Rafa Nadal che non si vedeva tanto tirato a lucido da anni.
Monfils è stato in campo conscio del sacrificio che comporta fare partita pari, con Nadal e per giunta a Montecarlo. Lo ha fatto con coraggio, in spinta quando possibile e pronto ad una strenua difesa nei momenti più difficili. Ha anche provato a liberarsi con personalità dalla diagonale sinistra che lo costringeva puntualmente a domare il gancio mancino di Rafa con il rovescio e soprattutto è rimasto lì, sempre, anche quando ha dato tutto – seppur in maniera vana – per togliere quello “zero” dal tabellino del terzo set.
Ecco, stare lì a spingere anche dopo scambi estenuanti per ricominciare trenta secondi dopo senza alcun calo mentale: una rarità assoluta, nel magico mondo di Gael. Sotto la guida dello svedese Mikael Tillstrom, insomma, qualcosa è cambiato. E nella corsa a Parigi c’è spazio anche per Monfils, che da qui allo Slam di casa (in cui ha raggiunto la semifinale nel 2008) avrà il compito di continuare a mettere in campo quanto di buono mostrato fino ad oggi. La Monf scalda i motori, che sia questa la volta buona per vincere un titolo importante?
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