Novak Djokovic sta di fatto ammazzando il tennis maschile. Non è colpa sua, e a dirla tutta, se di omicidio si può parlare, dovrebbe essere un delitto in concorso, visto che i suoi avversari sono, tecnicamente parlando, sono imparagonabili rispetto al serbo, ma nemmeno questa, a pensarci, è una colpa. Non è tanto di forza il problema, è che proprio gli fanno il solletico. Il serbo, senza Federer (di anni 35 quasi, ricordiamolo), con Nadal in fase calante (per un motivo o per l’altro), con Murray evidentemente preso a fare il padre e Wawrinka troppo a fasi alterne, è arrivato al punto che vince due Masters 1000 consecutivi giocando in maniera oscena. Ovviamente, secondo i suoi standard. Djokovic ha conquistato Indian Wells e Miami giocando, complessivamente, al 50% delle sue potenzialità. I
l numero uno del mondo (in classifica ha il doppio dei punti rispetto al numero due, Murray, roba che potrebbe non giocare più da qui fino al 2017 rimando probabilmente comunque primo nel ranking) non ha avuto il benché minimo bisogno di spingere. Anzi, diciamola tutta: ha proprio giocato male. Nonostante tutto, non ha trovato il benché minimo ostacolo nella conquista di due Masters 1000, nei tornei più importanti dopo gli slam. Onestamente faccio fatica persino a ricordare, per dirne una, due finale più inutili di quelle del serbo prima contro Raonic e poi contro Nishikori, con Djokovic che si è limitato per lo più a palleggiare con l’avversario manco fosse un allenamento pomeridiano durante una sessione d’allenamento. Inutile spingere di più, rischiare, tanto a fare tutto quello che c’era di sbagliato da fare, ci pensava l’altro.
La gente, gli addetti ai lavori, ancora si ostina a chiamare “speranze” gente come Raonic (26 anni a dicembre) e Nishikori (27 anni sempre a dicembre), età in cui gente come Federer, Nadal e lo stesso Nole avevano vinto slam su slam, numeri uno e cose varie. Certo, quelli sono fenomeni, loro no, ma che la si smettesse di chiamarle speranze. Siamo arrivati al punto che si esalta la partita disputata da Thiem contro Nole, quando non solo l’austriaco perde in due set contro un avversario non esattamente in forma quella sera, ma perde pure male, sprecando tutte le occasioni ricevute e trasformandosi in Federer, sì, ma solo per quanto riguarda le palle break sprecate. Eppure, parliamo di uno dei migliori giovani del circuito. E Djokovic ha vinto quella partita facendo SEI vincenti (roba da Wozniacki) e 34 gratuiti. Nemmeno facendone 100, contro Simon in Australia, era riuscito a perdere.
Siamo arrivati, in poche parole, a quello che tutti si aspettavano da un paio d’anni a questa parte: calato Federer per cause “naturali”, calato Nadal, c’è il vuoto più assoluto. L’interesse per il tennis maschile, in questo momento, è pari allo zero, e sfido qualcuno a dire che non è vero o che il tanto vituperato tennis femminile sia meno entusiasmante in questo momento. Quando dominava Federer, c’era Nadal e c’era lo stesso Djokovic e anche Murray, giovani veramente promettenti che poi hanno mantenuto le promesse. Adesso, una generazione è praticamente assente. I vari Dimitrov e Tomic sono naufragati e si arrabattano, sperando nell’illuminazione divina (lo speriamo anche noi) e quelli promettenti, davvero promettenti, come Zverev e Kyrgios sono troppo giovani e Acerbi per poter combattere veramente contro Djokovic. Che inconsapevolmente e senza averne alcuna colpa, sta diventando una sorta di assassino del suo lavoro. Speriamo che le cose cambino nel più breve tempo possibile e che arrivi un degno avversario, perché così, siamo sicuri, nemmeno Nole si diverte più di tanto.
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