Malgrado la delusione per la sconfitta, Roberta Vinci è stata gentile e non ha parlato solo del suo match contro la Siegemund di cui vi aveva scritto qui, (Forse era meglio ritirarisi.Per Praga devo decidere) , ma anche di come reagisce ad una sconfitta (abbiamo edulcorato di molto alcune sue espressioni decisamente più colorite), del essere attenti a tutti particolari, del tennis femminile, di come guida e di altro. Leggere quello che ci ha detto merita, fidatevi.
Tu sei una perfezionista. Una che tutto deve andare proprio bene, per poter dire di essere soddisfatta…
Io sono una molto critica con me stessa, non mi accontento. Sono una che cerca la perfezione, se c’è qualche cosa che non va, non va. Deve essere tutto perfetto. Non so quanto sia un bello, perché uno non si accontenta mai».
Beh quello è anche positivo…
«Sì, però ogni tanto potrei godermela. Migliorerò».
Come fai ‘sbollire’ la rabbia dopo una sconfitta? Ci sono giocatrici che spaccano le racchette, altre che vanno a correre…
«Io mi arrabbio con me stessa, non spacco racchette. Inizio a mandare messaggi su Whatsapp, a scrivere un po’ di paroline brutte! In questo sono molto migliorata. Quando ero più piccola, c’erano giorni che non parlavo più. Ogni sconfitta mi toccava molto, era come la sconfitta generale del mondo. Era come se avevo perso tutto. Invece adesso, sarà l’età, sarà l’esperienza, sarà la classifica, che mi passa. Mi sfogo, poi vado a cena mangio e si pensa al giorno dopo».
Molte giocatrici dopo una sconfitta dicono è “solo un’altra giornata in ufficio”.
«No, io ci rimango proprio male. Ognuno reagisce in modo diverso. Ti alleni per dare il massimo, cerca di stare sempre bene, di curare il fisico, non mangi il dolce perché dici domani devo giocare. Cerchi di preparare al meglio quell’ora e mezza nel campo da tennis. Poi se dall’altra parte ti trovi una in forma che ti da 6-2 6-2 ti arrabbi ancora di più, ma lo devi mettere in conto. Però d’altra parte batti una come Serena Williams o vinci San Pietroburgo o entri nelle prime dieci a 33 anni, allora ti dici “Tanto di cappello va bene così. La soddisfazione è tanta».
Una critica che fanno i media quando parlano del tennis femminile è: giocano tutte uguali. Poi se guardiamo le prime 10-15 della classifica, se guardiamo quelle che giocano in questo torneo, molte hanno un gioco diverso. Allora, secondo te, quanto siamo pigri noi, intendo i media, che attacchiamo delle etichette e via, dicendo giocate tutte uguali?
«Posso dire tanto! No, no, sto scherzando. Se prendi le prime 15-20, o quelle che sono qui, c’è una varietà di gioco. Però in linea generale tirano tutte delle randellate mostruose. Il tennis è quello. Poi trovare le eccezione come me, come la Niculescu, come Radwanska che è intelligente e tira più piano… Adesso lo standard è rovescio a due mano, colpire molto forte, servizio potente. Prima, durante il warmup, sullo maxi-schermo c’era la classifica del servizio più veloce e io nemmeno c’ero».
Però c’eri nel numero di ace…
«Ecco vedi, non so tirare forte ma la so piazzare. Però no, non siete stupidi, perché il tennis è diventato meno testa, più fisico e istinto».
Se dovessi allenare una giovane, come imposteresti il lavoro?
«Che domanda! Dipende dalle qualità della ragazzina. L’allenatore bravo è quello che capisce le qualità della ragazza e migliorarne le qualità. Io da piccola, per fortuna, ho avuto dei maestri che mi hanno detto di non mettermi a tirare come una ‘pallettara’ o impostare il gioco sul fisico, perché non ce l’ho. Mi baserei sulla la qualità della ragazza se è aggressiva oppure se è intelligente, le farei capire di più gli schemi. Che tattica eh! Se mi volete assumere, ci sono!».
Abbiamo chiesto a tutte le giocatrici, come guidano. Tu come sei al volante?
Io guido una tranquilla. Mai preso multe. A casa guido poco. Vado molto in motorino…sembra brutto dirlo qui in casa della Porsche. A Palermo con il motorino è più facile, eviti il traffico, non devi cercare parcheggio…prendo le strade contromano…con il motorino lo puoi fare, con l’auto no. Non sembrerebbe, ma ho la testa sulle spalle»
Roberta, sono sicura che sei prudente al volante. Ma se passassi da Palermo, fammi una telefonata per favore, così evito di attraversa la strada.
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