La parola del Direttore

Ace Cream / Djokovic, una scalfittura nell’esoscheletro

TENNIS – di Daniele Azzolini

A volte capita. Non dovrebbe, e non succede spesso. Ma talvolta sì, e allora non si sa cosa pensare, mentre sarebbe facilissimo rifugiarsi nella più banale delle spiegazioni: l’altro ha giocato meglio, ha sprecato di meno, nella circostanza si è rivelato più forte.

Djokovic esce al primo impatto con il torneo di Monte-Carlo, esce, per l’appunto, da campione uscente. Poco male, in fondo. Ma un po’ sì. Perché la legnata gli arriva del tutto imprevista, perché l’avversario è uno dei ragazzini in cerca di affermazione – proprio quelli che i campioni cercano in tutti i modi di tenere al loro posto –, perché ha preso forma dopo un marzo a dir poco perfetto, con i successi di Indian Wells e Miami, il record dei 28 Masters vinti e il sorpasso su Federer nella corsa ai 100 milioni di dollari vinti in carriera. E perché tutto è sembrato tranne che Djokovic abbia sottovalutato l’avversario.

Una sconfitta che potrebbe avere un seguito, e non solo immediato, già in questo primo Masters sul rosso della stagione. Jiry Vesely, 23 anni a luglio, mancino lungo lungo, scuola ceca, è uno che sa giocare anche se deve fare i conti con una certa pigrizia, un animo tendenzialmente letargico. Uno che potrebbe agganciare il vagone dei “molto forti”, e chissà che non abbia rotto gli indugi proprio qui, a Monte-Carlo.

Resta il fatto. È la prima vera sconfitta dell’anno per Nole, visto che l’altra, in terzo turno a Dubai contro Feliciano Lopez, giunse al seguito di una notte insonne a causa di un problema ai denti. Dunque, una sconfitta che fa giurisprudenza, se mi permettete il gioco di parole. E che rivela un piccolo tratto di fragilità nell’esoscheletro agonistico di RoboNole: quello di andare in confusione nei match iniziali di un torneo. Fateci caso… È successo a Indian Wells (26 61 62 contro Fratangelo, e doppio 75 nel successivo round con Kohlschreiber), si è ripetuto a Miami (vittorie in due set, ma condotte malocchio sia con Edmund sia nel primo set con Sousa), e ha raggiunto l’apice qui a Monte-Carlo. Significherà qualcosa? Forse no. Sicuramente no… Ma il solo annotarlo, in un giorno così diverso dagli altri, e con una sconfitta da commentare, porta al tennis una ventata di freschezza. Accontentiamoci.

 

Daniele Azzolini

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