TENNIS – Dal nostro inviato ad Indian Wells Diego Barbiani
Lo scorso anno la tempesta di sabbia, quest anno il diluvio. E siamo nel deserto, roccioso ma pur sempre deserto. Se guardate sulla mappa dei cellulari, almeno gli iPhone, vedrete scorrere lungo Cathedral City, un paesino poche miglia più a nord, un fiume.
Nella realtà, c’è solo terra, roccia, arbusti ed erbacce. Quello che doveva essere un corso d’acqua è tutto prosciugato ed i giorni di pioggia, in un anno, si contano forse sulla dita di una mano. Fino alle 4 del pomeriggio, a parte un vento da regata di Coppa America che sollevava polvere e sabbia dietro i campi di allenamento
Poi il buio, la pioggia, il freddo.
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Le persone cercavano riparo dalla pioggia. Perlopiù vestite con abbigliamento estivo, ben presto hanno messo da parte i pantaloncini e le tshirt in cambio di felpe, piumoni e pantaloni invernali. A star fermi sulle tribunette dei campi secondari si gelava, con tanti costretti anche a guanti e berretti di lana.
Venus Williams avrà pensato al destino: finché il tempo teneva stava facendo la partita contro Kurumi Nara, al rientro dopo la pausa e con dieci gradi (almeno) in meno le condizioni erano totalmente diverse. Niente lieto fine, o almeno non quello che voleva: «Il pubblico è stato veramente dolce con me riservandomi quell’accoglienza, avrei voluto vincere per loro ma non ce l’ho fatta». Un’altra che ha avuto fastidio dalla giornata di oggi è stata Sara Errani, “costretta” a giocare nell’ultimo campo (il n.7) prima del deserto: «C’è stato un momento in cui credevo di avere la sabbia ovunque». L’unico a non subire minimamente il freddo siderale piombato ad Indian Wells era Mohammed Layhani, che chiamato ad arbitrare Peter Polanski contro Fernando Verdasco in uno stadio inizialmente quasi vuoto, faceva risuonare la sua voce ancor più forte del solito. Usciti dalla sala stampa, nel bel mezzo della bufera di vento, si sentiva l’inconfondibile “FOURTY-FIFTEEEEEEEENNN” provenire dall’altra parte dell’impianto ed in qualche modo ti sentivi più al sicuro.
Poco prima della sospensione, sul campo 14 degli allenamenti, Juan Martin Del Potro stava palleggiando con Frances Tiafoe. Tra i due sembra nata una grande amicizia: l’argentino ha anche speso parole speciali per Frances Tiafoe («Voglio essere ancora nel tour quando diventerà un star, voglio poter giocare il doppio con lui»). Oggi, per il terzo giorno di fila, erano insieme ad allenarsi, a scherzare ed a ridere seduti a bordo campo.
Sul campo-3, invece, c’è stata una delle partite più belle della stagione femminile fino ad ora. L’aspetto positivo, per Dominika Cibulkova, è che risulta presente in due di queste (la terza è quella di Doha tra Roberta Vinci e Agnieszka Radwanska), l’aspetto negativo è che le ha perse entrambe, ed entrambe al fotofinish. Guardando la sfida giocata ad Acapulco contro Sloane Stephens, ci sono tre ore di lotta pazzesca, e si nota che la statunitense avrebbe potuto tranquillamente chiudere in meno di un’ora e mezza, ma la slovacca è diventata un mostro a metà del secondo set, costringendo l’avversaria a batterla otto volte prima di poter dire di aver davvero vinto il match. Oggi, contro Radwanska, un’altra partita punto a punto, forse ancora più intensa di quella precedente. Nei vari game, all’interno di ogni singolo punto, si nascondeva un gioco fatto di equilibri, una bilancia che pende delicatamente prima a destra e poi a sinistra fino a trovare, dopo diversi colpi, la vera direzione. Si dividevano le parti: Cibulkova a spingere da fondo, Radwanska a ‘fare muro’ fino a trovare una delle sue invenzioni. La profondità di entrambe, il ritmo degli scambi, la cattiveria agonistica che ancora, dopo due ore e quaranta, mettevano in campo piaceva tantissimo al pubblico, coinvolto a pieno nel match ormai dai suoi inizi.
6-3 Radwanska, 6-3 Cibulkova. Ad inizio del terzo la polacca ha avuto un momento di difficoltà e la slovacca, continuando a premere sull’acceleratore, ha avuto a disposizione prima la palla per il 5-1 e poi un match point, sul 5-2. Il dritto è uscito di un’unghia, Radwanska ha trovato la forza di risalire e sul 5-5, all’interno dell’ennesimo game fiume, di operare il sorpasso. La sfortuna, poi, non si è limitata a quell’episodio (comunque determinante), perché quando la n.3 del mondo è andata al servizio per il match, sul 30-30, il vento ha fermato una palla che Cibulkova stava per colpire di rovescio al volo, costringendola ad una voleè fuori tempo a campo ormai vuoto. Poi, sul match point Radwanska, aveva comandato il punto tirando il dritto verso l’angolo sinistro. Il giudice di linea non chiama, il giudice di sedia da il punto, Radwanska chiama il falco: palla lunga per questione di millimetri. Game, set and match Aga. #FightFireWithFire
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