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Non solo tennis: Johan Cruijff e gli altri miti sportivi come lui

TENNIS – Di Rossana Capobianco

Si è spento Johan Cruijff, una vera leggenda del calcio, colui che più di tutti ha segnato il passaggio tra il calcio del passato a quello moderno; colui che anche una volta smesso di giocare ha rivoluzionato il suo sport. Nello sport, solo pochissimi hanno avuto questo ruolo, anche nel tennis. 

“Il calcio è una cosa semplice ma credete sia facile giocare in maniera semplice?”. La frase più celebre di Johan Cruijff, che si è spento oggi 24 Marzo 2016 dopo una lunga malattia, un cancro ai polmoni che se l’è portato via a 68 anni.

Una personalità forte, in campo e fuori, un modo nuovo di intendere il calcio che ha cambiato per sempre il modo di insegnare calcio: “Il calcio consiste fondamentalmente in due cose. La prima: quando hai la palla, devi essere capace di passarla correttamente. La seconda: quando te la passano, devi saperla controllare. Se non la puoi controllare, tantomeno la puoi passare.”

In sostanza, il Barcellona che vediamo giocare e trionfare oggi non sarebbe mai esistito senza Cruijff e il suo modo di cambiarlo, più di 20 anni fa. Undici anni da allenatore, dal 1988 al 1996, un decennio che ha rivoluzionato la storia del club.

Potenza ed eleganza, centravanti e trequartista, pressava gli attaccanti avversari e recitava il ruolo del Profeta del gol. Il calcio totale nasce con Johan Cruijff. Inutile dire che il suo genio, le sue idee, la sua destrezza e il suo talento sono stati accompagnati da un palmares infinito: tre palloni d’oro, quattro Coppe dei Campioni e molto altro, anche e soprattutto con la sua Olanda.

Quanti possono dire di aver cambiato la storia del proprio sport come Johan Cruijff? Pochi, davvero pochi.

In Formula 1, forse, quello che più gli si avvicina è Niki Lauda, il vero precursore della Formula 1 moderna, soprannominato “Il computer”, grazie alla capacità di individuare tutti i difetti, anche i più piccoli, della vettura che guidava e per la meticolosità con cui metteva a punto il proprio mezzo. Uno stile di guida essenziale, e qui l’aggancio con l’essenzialità necessaria nel calcio che professava proprio Johan Cruijff. 

Nel tennis forse sono soprattutto tre i giocatori che più hanno recitato questo ruolo: Rod Laver, protagonista assoluto del passaggio al tennis professionistico, vincente in ogni caso, perfetto tecnicamente e  capace di integrare al proprio genio, con gli anni di professionismo avanzati, doti di calcolo e furbizia. 

Bjorn Borg, un atleta naturale, un giocatore, il primo, a tutto campo. A quel tempo, gli standard atletici e tecnici imposti dallo svedese non erano conosciuti agli avversari; il primo a usare il top-spin dando luogo ad una innovazione che ancora oggi viene perfezionata. Cruijff però, a differenza di Borg, aveva genio e idee e la forza di metterle in pratica, cambiando anche dopo la storia del calcio, cosa che a Bjorn non è mai interessata davvero. 

Roger Federer, il perfetto mix tra passato e moderno, colui che da bambino voleva “giocare un tennis perfetto, perché si può” e che ci è riuscito vincendo, imponendo agli avversari presenti e futuri uno standard e un livello atletico e tecnico che solo in pochi, nel corso del tempo sono riusciti a raggiungere, sebbene replicare la capacità di integrare un gioco talmente creativo alla potenza e a quella precisione sia risultato fin qui impossibile. 

Ci sono sportivi che vanno al di là del proprio sport, che lo cambiano, che diventano leggende, storie da raccontare per sempre. Johan Cruijff è stato questo: l’inventore, il profeta, l’innovatore. E per questo lo sport intero, non solo il calcio, lo ringrazierà per sempre.

 

Rossana Capobianco

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