TENNIS – Dal nostro inviato ad Indian Wells Diego Barbiani
«La top-10 a 33 anni? Una goduria enorme ed ormai inattesa». Roberta Vinci si racconta tra top-10 e futuro, pensando alle tante vittorie degli ultimi mesi ma anche rivolgendo uno sguardo a quando sarà ora di smettere col tennis giocato.
A proposito: come aveva lei stesso dichiarato durante lo scorso novembre, questa sarebbe stata la sua ultima stagione. Al momento però il suo pensiero è un altro: in campo sta andando tutto troppo bene e non è il momento di pensare a quello che potrà accadere tra sei-sette mesi. Solo quando arriverà la fine della stagione prenderà una decisione in base alle sensazioni che avvertirà. Inevitabile una domanda sulle sue condizioni fisiche, dopo che ventiquattro ore prima aveva comunicato di aver sentito un dolore al tendine d’achille: «Ho giocato un pochino ma ancora lo sento. Ho messo del ghiaccio, ho fatto fisioterapia… Ancora non ho capito cosa sia stato, ma domani sarò sicuramente in campo».
Potresti fare un paragone tra la soddisfazione per aver raggiunto la top-10 in singolare e la top-10 in doppio?
«Non saprei dirti se ci sia differenza, perché sono due risultati di cui vado veramente fiera e non tutte le giocatrici possono dire di aver raggiunto. Comunque, è stato molto bello vincere in doppio, essere n.1 del mondo per tanti anni, conquistare cinque titoli dello Slam e completare il Grande Slam in carriera, però il singolo ha un altro sapore. Direi diverso, ma perché l’ho aspettato per tanto tempo e l’ho raggiunta da sola, a 33 anni e dopo un’enormità di sforzi. C’ero andata molto vicino poi ero crollata, sfiduciata. Ora invece ce l’ho fatta, ed è bellissimo. Però proprio per questo particolare penso sia diverso ma non più speciale. Non dimentico e non disprezzo tutti i doppi vinti con Sara e tutte le cose che abbiamo fatto».
Te lo aspettavi?
«Mah, guarda… Io penso che le cose migliori alla fine vengano all’improvviso, quando non te lo aspetti, magari senza una ragione, magari è il destino. Io non mi aspettavo tutto quello che è successo allo US Open, di battere Serena, non mi aspettavo di cominciare a giocare ad un livello così. E’ come se mi fosse scattato qualcosa, da lì mi sono tolta una marea di soddisfazioni. Volevo la top-10 e ci sono riuscita già a febbraio, che non c’avrei mai pensato di riuscirci così. Ero n.15-16 del mondo però anche gli altri anni ero n.11-12 ed alla fine non ce la facevo mai a fare quello scatto in più. Ora sono davvero tranquilla e rilassata fuori dal campo, ho meno paura, meno pressioni. Tutto questo mi fa godere di più il momento, sto vivendo questo periodo nella maniera giusta dopo tanti anni che l’ho cercata e probabilmente se fossi riuscita ad entrarci tanto tempo fa non me la sarei goduta così tanto mentre ora è come se mi fosse arrivato tutto quello che ho cercato e desiderato».
E partite come quella di ieri, se non avessi avuto questa convinzione nei tuoi mezzi e tutto quello che stai provando, magari non saresti riuscita a girarle.
«Esatto. Alla fine è tutto una conseguenza anche se poi, chiaro, ci vuole anche fortuna. Io ieri posso dire di aver lottato su tutti i punti, però alla fine conta anche quella perché quando sei sotto di due match point è un attimo. Ora tante partite girano bene, prima giravano male… E’ sicuramente un momento positivo della mia carriera. Non sarà sempre così, spero di tirare il più possibile ma so che non sarà facile ed avrò momenti duri e difficili quindi, davvero, mi godo il momento».
Hai annunciato che questa sarebbe la tua ultima stagione, ora è tutto in sospeso perché come dici sta girando tutto alla perfezione rimandando giudizi definitivi a fine stagione. Hai già pensato invece a cosa fare dopo?
«Sì, mi piacerebbe rimanere nell’ambiente del tennis magari dopo aver preso un periodo di riposo. Non ho però le idee troppo chiare se aprire un circolo o un’accademia, oppure seguire qualche ragazzo o ragazza, se provare l’avventura dell’allenatrice nel mondo professionista. Vorrei però spendere quanto ho appreso, dedicare la mia esperienza a qualche persona, trasferirgli quello che io ho vissuto in questi venti anni di carriera perché secondo me è giusto che sia così e darle a qualche ragazzino per la sua crescita».
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