TENNIS – Di PIERO VASSALLO. Il caso di doping che ha coinvolto Maria Sharapova è uno dei più clamorosi di tutti i tempi, ma non è di certo il primo nel mondo del tennis: da Mats Wilander a Martina Hingis, in tanti sono stati “pizzicati” per aver usato sostanze proibite.
La positività al meldonium di Maria Sharapova ha stravolto il mondo sportivo e non solo: l’atleta più pagata e forse la più famosa del globo si ritrova invischiata in una vicenda che a prescindere dalle responsabilità la segnerà per tutta la vita. Il mondo del tennis però non è nuovo a scandali di questo genere, tra doping e droghe varie infatti sono tanti i giocatori finiti dell’occhio del ciclone a causa di un test antidoping fallito.
Uno dei casi più celebri riguarda l’ex numero 1 del mondo Mats Wilander: lo svedese, vincitore di 7 prove del Grande Slam e oggi apprezzato opinionista di Eurosport, risultò positivo alla cocaina durante il Roland Garros del 1995 e venne fermato per 3 mesi. La stessa sorte toccò a Karel Novacek, semifinalista agli US Open del 1994, anche lui positivo durante lo Slam parigino del ’95.
Nell’Australian Open del 1998 invece Petr Korda si aggiudicò la finale a sorpresa contro Marcelo Rios, ma il suo successo resta tutt’ora macchiato dalla sua positività al nandrolone – un anno di squalifica per lui – riscontrata pochi mesi dopo a Wimbledon. Percorso inverso quello di Marin Cilic: nel 2013 viene trovato positivo a uno stimolante – nikethamide – e gli viene inflitta una squalifica di 4 mesi. Un anno dopo si ritrova vincitore a sorpresa a Flushing Meadows, passando dalle stalle alle stelle.
Di nuovo la cocaina protagonista, stavolta nelle analisi di Martina Hingis: nel 2007 la svizzera viene punita con una squalifica di due anni. Andre Agassi invece fu perdonato dall’ATP grazie a una menzogna: il Kid fece volontariamente uso di metanfetamina, ma una volta trovato positivo giustificò il tutto come un incidente. Vale la pena ricordare come la vicenda divenne pubblica soltanto grazie alle rivelazioni dello stesso Agassi nella sua autobiografia, senza il quale ne saremmo rimasti all’oscuro.
E John McEnroe? a parte le voci sulle “droghe ricreative”, su cui però non vi è alcuna prova o conferma, il sette volte campione Slam ha dichiarato di aver assunto inconsapevolmente degli steroidi: «Per sei anni mi diedero a mia insaputa una forma di steroide legale usata anche sui cavalli. Poi scoprirono che era troppo forte persino per i cavalli…»
Sesil Karatantcheva, all’epoca 15enne, cercò invano di giustificare la positività al nandrolone con il suo stato di gravidanza: 2 anni di squalifica e carriera stroncata. Oggi ha 26 anni, ma non è più riuscita ad eguagliare i suoi risultati da teenager. Mariano Puerta viene trovato positivo al cenbuterolo nel 2003, l’iniziale sanzione di due anni viene poi ridotta a 9 mesi scaricando le responsabilità su un medico poco attento; nessuno sconto quando due anni dopo l’antidoping lo inchioda nuovamente: squalificato per 8 anni, poi ridotti a 2.
Infine ancora due argentini protagonisti: Guillermo Canas pagò l’assunzione di un diuretico con 12 mesi di squalifica, mentre Guillermo Coria venne pizzicato a causa del nandrolone presente in un integratore. Gli iniziali 2 anni di fermo vennero ridotti a 7 mesi e il tennista di Rufino – finalista al Roland Garros 2004 – decisa anche di far causa alla ditta produttrice della bibita. Il tribunale gli darà ragione.
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