TENNIS – Di Diego Barbiani
DOHA. Nonostante l’incredibile dato negativo nelle finali, Carla Suarez Navarro mette le mani sul titolo più importante della carriera rimontando un’ottima, almeno per un set e mezzo, Jelena Ostapenko.
Il WTA Premier 5 di Doha parla spagnolo, con la nuova n.6 del mondo che può così festeggiare il secondo titolo in carriera su dieci finali disputate. 1-6 6-4 6-4 il punteggio che premia la ventisettenne di Las Palmas, maturato in quasi due ore di gioco totali.
Nonostante un primo parziale vinto così nettamente, Ostapenko non può dire di essersi avvicinata concretamente al successo. Il dominio mostrato dalla diciottenne lettone, per poco meno di trenta minuti, è stato incredibile ed il numero di vincenti (11 contro 1) raccontava di colpi piatti, potenti, profondi, colpiti con grande sicurezza. La spagnola non era entrata in partita, risultando per nulla efficace nello scambio e nel contenere l’aggressività dell’avversaria.
Quando poi ha cominciato a trovare maggiore profondità, ed a difendere meglio i propri turni di servizio, ha anche sfruttato l’unica occasione che un’Ostapenko meno precisa, ma sempre brava nella scelta della tattica punti dopo punto, le ha concesso. Siamo sul 3-3 e la giocatrice lettone aveva messo la testa avanti sul 30-15 con una smorzata straordinaria. Forse l’errore, se così si può chiamare, è stato quello di giocarne un’altra nel momento in cui l’altra se lo attendeva. Così, per quanto fosse ben giocata, è arrivato un ottimo slice all’incrocio delle righe. Il game si è riaperto e nella lotta punto a punto ha avuto la meglio l’iberica.
La partita è girata su alcuni fattori: lo scambio lungo, una percentuale di prime più alta di Suarez Navarro, un avanzamento sul campo per una percentuale che dall’11% del primo set è arrivata al 33% del secondo.
Far colpire Ostapenko tre, quattro, cinque volte, aumentava la possibilità per la spagnola di portare a casa il punto. Sempre più rischi, dunque sempre più ansia nel colpire. Oppure anche il fatto di colpire, dopo diversi scambi, una palla più corta e non avere la forza nelle gambe per coprire la parte di campo dove la spagnola andava a mettere la palla successiva.
Ad inizio del terzo Ostapenko era riuscita a scuotersi ed a strappare nuovamente il servizio all’avversaria, ma non c’era più la sicurezza del primo set e nella sfida testa a testa, ancora, paga dazio nei confronti della giocatrice più esperta. Nonostante i numeri siano tutti dalla sua, per quello che riguarda i vincenti, era l’aspetto mentale a giocare il ruolo determinante. Il suo gioco era più frammentario, quella della spagnola più regolare. Alla fine ha avuto un vero black-out di tre game, dal 2-1 al 2-4, ma è in quel frangente che Suarez Navarro ha costruito la sua impresa e è arrivata alla conquista del titolo più importante della carriera dopo una valanga di delusioni, piazzamenti, ed opportunità mancate.
Ostapenko ha comunque fatto tutto quello che poteva per rientrare. Forse, con qualche anno in più e tante partite come questa alle spalle, questa partita sarebbe girata diversamente. Però gli anni sono talmente pochi, diciotto, che per la qualità di gioco che esprime, per gli angoli che riesce a trovare e per il carattere dimostrato oggi quando ha dato tutta se stessa per avere delle chance nelle fasi decisive dell’incontro, è difficile pensare che questa possa essere l’unico tentativo che avrà. Ora, però, il palcoscenico è tutto per Suarez Navarro.
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