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Il tennis senza Federer, Nadal e Djokovic: quando i protagonisti sono gli outsider

TENNIS – Di PIERO VASSALLO. Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic hanno monopolizzato il circuito ATP negli ultimi 10 anni, ma a volte anche loro si sono fatti da parte lasciando spazio a protagonisti inattesi.

“Quando il gatto non c’è il topo balla”. Nella nostra metafora il felino può rappresentare tre personalità diverse: Roger Federer, Rafa Nadal e Novak Djokovic, i signori del tennis dell’ultima decade; il ruolo del roditore invece spetta a quegli outsider che hanno saputo approfittare dell’assenza dei big per concedersi un giorno – o un torneo – di gloria, a volte diventando proprio artefici dell’eliminazione del grande favorito di turno.

Il torneo di Dubai, in corso in questo momento, ne è un esempio: un’allergia agli occhi ha messo KO Djokovic e ora nella parte alta del tabellone a giocarsi un posto in finale saranno Feliciano Lopez e Marcos Baghdatis, due che qualcosa in carriera hanno combinato ma che nessuno si aspettava di trovare così in fondo.

Per trovare altri esempi recenti basta fare un piccolo passo indietro: torneo di Rotterdam, ATP 500 di un certo spessore che negli anni ha visto trionfare gente come Federer, Murray, Del Potro, Soderling e Wawrinka. Quest’anno Federer era il fiore all’occhiello designato ma il suo infortunio al menisco ha lasciato il tabellone orfano di top 10, così a incidere il suo nome su un albo d’oro di tutto rispetto è stato lo slovacco Martin Klizan, capace tra l’altro di annullare una caterva di match point tra quarti e semifinale.

Se Klizan è stato bravissimo Pablo Cuevas è stato magnifico: a Rio de Janeiro l’osservato speciale era Rafa Nadal, ma erano presenti anche David Ferrer, Jo-Wilfried Tsonga e John Isner. Insomma di certo non si prestava grande attenzione all’uruguagio dal rovescio a una mano che dopo una prima parte di carriera martoriata dagli infortuni ha saputo ritagliarsi un rispettabile spazio vincendo a Bastad, Umago e San Paolo.

Un ATP 500 e un’altra cosa, se poi in semifinale affronti Rafa Nadal diventa tutto più difficile. Ma questo Nadal non è nemmeno cugino acquisito di quello pre 2014 e Cuevas ne ha approfittato battendolo al terzo dopo tre ore e mezza di fatiche, cancellando forse per sempre il dramma (sportivo) vissuto un anno fa sul Suzanne Lenglen, quando avanti due set a uno e 4-1 nel quarto finì per essere divorato da Gael Monfils.

E vi ricordate di Horacio Zeballos? Nel defunto torneo di Vina del Mar si prese tutti gli onori battendo il rientrante Nadal, reduce da oltre 7 mesi di stop a causa dei problemi al ginocchio. Prima dell’impresa cilena, Zeballos aveva giocato soltanto una finale ATP – perdendo a San Pietroburgo contro Stakhovsky – e stazionava in anonime zone di classifica. Sono passati due anni e l’argentino è tornato nell’oblio, ma potrà per sempre vantarsi di essere stato uno dei pochi a battere Rafa in una finale sulla terra battuta.

A inizio articolo parlavamo di gatti e topi, quindi come non citare “El rato” Albert Montanes? Oggi ha 35 anni, è numero 132 ATP e la sua carriera è al tramonto, ma qualche anno fa si concesse il lusso di battere sua maestà Roger Federer in semifinale all’Estoril. Era il 2010 e Albert difendeva il titolo vinto un anno prima, battendo tra gli altri Gilles Simon e James Blake.

Fare il bis con Federer di mezzo sembrava pazzia invece battendo l’elvetico 6-2 7-6 in semifinale e il padrone di casa Frederico Gil in tre set, Montanes confermò di essere forse un po’ troppo sottovalutato e soggetto al solito luogo comune dello spagnolo pallettaro e poco altro. Da uno spagnolo all’altro, Guillermo Garcia-Lopez sgambettò Nadal a Bangkok nel 2010, e parliamo del Nadal reduce dalla tripletta Roland Garros-Wimbledon-US Open.

Infine Guillermo Canas e la sua incredibile storia: dopo una prima parte di carriera di buon livello, nel 2005 l’antidoping lo beccò positivo a un diuretico proibito infliggendogli 12 mesi di squalifica. Il suo ritorno fu dirompente, fece sfracelli nei challenger e nei tornei ATP minori, poi a marzo 2007 mise fine alla striscia di 41 vittorie consecutive di Roger Federer battendolo a Indian Wells.

L’incredibile però accadde nel torneo successivo, a Miami: superate le qualificazioni mise in fila Henman, Ferrero, Gasquet, di nuovo Federer (!), Robredo e Ljubicic perdendo soltanto in finale contro Novak Djokovic. Un’impresa simile in un Masters 1000 era quasi riuscita a Jerzy Janowicz a Parigi-Bercy 2012, a riprova che quando i big, per un motivo e per un altro, si fanno da parte il circuito ATP sa offrire sorprese più che interessanti.

Redazione

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