TENNIS – DI FABRIZIO FIDECARO – Daria Kasatkina, classe 1997 come Belinda Bencic, sta scalando rapidamente il ranking mondiale. Con il suo tennis concreto e intelligente, stile Martina Hingis, la russa si contrappone alle tante picchiatrici del circuito.
Piccole Hingis crescono. Per anni ci siamo lamentati di come il circuito Wta producesse nuove giocatrici con lo stampo: una serie di picchiatrici da fondocampo pronte a sparare missili su ogni palla, spesso senza troppo criterio. Ebbene, sembra proprio che tra le giovanissime la tendenza stia invertendosi, almeno in parte. Esistono infatti alcuni casi davvero interessanti di tenniste che non puntano tutto sulla potenza e sulla pressione con i fondamentali, ma cercano strade diverse, più raffinate, per vincere le partite. Come faceva, appunto, Martina Hingis ai suoi tempi d’oro.
La più celebre e affermata del lotto è senza dubbio Belinda Bencic, svizzera come Martina e già capace di fare breccia fra le top ten. Alle sue spalle, però, sta crescendo bene la coetanea russa Daria Kasatkina, che compirà diciannove anni a maggio. I risultati, per il momento, non sono paragonabili, visto che la ragazza originaria di Togliatty occupa attualmente la 47esima posizione del ranking (il suo record è la 45esima, raggiunta la settimana scorsa). Lei tende a motivare la differenza con il fatto che Belinda ha cominciato a giocare con un paio d’anni di anticipo, affacciandosi di conseguenza più presto al Tour professionistico.
In effetti di Daria non troviamo ancora traccia nella classifica Wta di fine 2013. Nel 2014 ha alternato le prime prove nel circuito minore (due i titoli Itf conquistati) alle ultime presenze in quello junior (con il successo al Roland Garros), chiudendo la stagione al 370esimo posto. L’anno scorso il deciso salto di qualità, con ben cinque centri Itf (tra cui Caserta), il debutto in uno Slam agli US Open (dove si è spinta fino al terzo turno), la semifinale a Mosca partendo dalle quali (con netta affermazione su Carla Suarez Navarro), il titolo in doppio nello stesso evento (al fianco di Elena Vesnina). Tutto ciò ha portato la russa a chiudere il 2015 sul 72esimo gradino Wta.
L’ascesa sta continuando in questo scorcio iniziale di 2016. A Auckland è giunta un’affermazione niente meno che su Venus Williams, agli Australian Open un nuovo terzo round, a San Pietroburgo un’altra semi (battuta proprio dalla Bencic). Poi l’esordio in Fed Cup nello sfortunato tie contro l’Olanda a Mosca, dove Daria, assieme a Ekaterina Makarova, ha ottenuto nel doppio l’unico punto del suo team, sia pure a risultato acquisito.
Le qualità, insomma, paiono esserci tutte per compiere una rapida scalata verso l’elite del tennis mondiale. La Kasatkina dà sempre l’idea di sapere cosa fare, di avere un piano preciso per scardinare metodicamente il gioco delle avversarie. Il suo impatto sulla pallina non è “strappato” ma elegante, le esecuzioni lineari e geometriche, e con dietro un loro ben definito perché.
Certo, la verde anagrafe può condurla talvolta a qualche peccato d’inesperienza. Per esempio, in Nuova Zelanda, dopo aver sconfitto Venus, si è fatta sorprendere al turno seguente dalla giapponese Nao Hibino e questa settimana a Doha, in netto vantaggio contro un’acciaccata Roberta Vinci, non ha saputo chiudere l’incontro (nonostante tre matchpoint a disposizione), facendosi rimontare dalla sagace veterana tarantina.
Cose che capitano a qualsiasi età, e a maggior ragione quando si è una teenager. Ciò non toglie nulla alle potenzialità di questa russa con il viso da bambina e la determinazione di chi è ben consapevole dei propri mezzi. In Daria c’è forma ma ancor più sostanza, e se terrà fede alle premesse ne vedremo delle belle.
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