TENNIS – Di GIOVANNI DI LEVA. E’ valsa la pena mettere la sveglia alle 2 di ieri notte per assistere in sequenza all’esordio stagionale, in quel di Brisbane, delle 3 attuali rappresentanti di vertice del tennis italiano. Si è trattato per tutte di un esordio “complicato” che ha dato verdetti contrastanti ma in ogni caso interessanti e non solo per le azzurre.
Roberta Vinci ha avuto la meglio su una Jelena Jankovic, già in forma e per niente remissiva, al termine di un match molto duro (2 ore e 17 minuti di gioco) dall’esito incerto fino alla fine nel quale la tennista tarantina ha deliziato il pubblico sciorinando tutta la varietà del suo repertorio. Roberta ha dimostrato di aver ormai smaltito la sbornia del post US Open, di essere in fiducia, convinta dei propri mezzi e di conseguenza della possibilità di coronare l’ennesimo sogno, ambizioso ma possibile mai come questa volta, di fare irruzione tra le migliori 10 del mondo.
La conferma è arrivata dal match di secondo turno disputato stamane, in cui ha battuto Cibulkova (ex n.10), con un perentorio 6/1 6/1, punteggio che la tennista slovacca non subiva da Roma 2013 (0/6 1/6 per mano di Serena Williams). Con queste prime due vittorie la tennista di Taranto si è già assicurata 100 punti (contro l’unico punto conquistato lo scorso anno). I punti da difendere da qui a luglio sono veramente pochi (560 fino a dopo Wimbledon), il che, unito alla possibilità di essere testa di serie nei tornei più importanti in virtù della attuale classifica, favorirà il perseguimento dell’obiettivo.
Lo stesso che ha la 18enne Belinda Bencic, che ha letteralmente travolto Sara Errani (6/1 6/2 in 56 minuti). La tennista svizzera, predestinata già dallo scorso anno a suon di risultati ad entrare nell’Olimpo del tennis femminile, ha confermato il gioco potente ed estremamente offensivo che aveva già espresso nel 2015, esprimendo in più una sicurezza disarmante, sintomo di una crescita mentale che, salvo infortuni, la porterà certamente a cogliere l’importante traguardo velocemente; tanto più che anche lei da qui alla vigilia dei tornei di marzo sul cemento americano ha da difendere briciole: 73 punti. Per Sara d’ora in avanti sarà sempre più dispendioso riuscire, col suo gioco che pecca di pesantezza, ad avere la meglio nei confronti delle sempre più numerose giovani tenniste che come la Bencic fanno della “aggressione ragionata” il loro credo.
Camila Giorgi infine si è arresa alla tedesca Angelique Kerber, n.10 del mondo, in 3 set (5/7 6/3 6/0) perdendo di fila gli ultimi 9 giochi. Guardando lo scoring, la prestazione di ieri ricalca la trama di sempre: lei che domina, sembra spaccare il mondo e alla fine esce dal campo frettolosamente, sconfitta e con le ossa rotte. In realtà questa volta Camila, contro l’avversaria più ostica che potesse capitarle, la “regina” della difesa da fondo, ha giocato per un set e mezzo in modo quasi perfetto, variando le angolazioni e commettendo molti meno errori del solito (compresi i doppi falli che alla fine saranno solo 2); fosse riuscita a sfruttare la palla break per il 4-2 nel secondo set probabilmente avrebbe portato a casa uno scalpo prestigioso al termine della miglior partita giocata in carriera.
Purtroppo aveva di fronte un’ avversaria che, scampato il pericolo del break, ha saputo approfittare del momento di scoramento di Camila, ottenendo a sua volta il break nel gioco successivo, scappando via nel secondo set e, complice anche la lunga interruzione per pioggia, in un batter di ciglia ha chiuso la partita. Ma come detto, per Camila ci sono anche segnali positivi; si sono visti ulteriori progressi rispetto a un anno fa. Vincere il match di ieri avrebbe dato molto morale alla tennista marchigiana e punti preziosi al fine dell’ingresso tra le tds agli Australian Open, ma a differenza di quanto avveniva lo scorso anno alla fine di ogni incontro di Camila, questa volta si è tentati di guardare il bicchiere mezzo pieno. Sarà importante confermare lo stesso standard di gioco a Hobart dove Camila parte come favorita n.2 dietro l’americana Stephens e dove quindi ci si aspetta che arrivi in fondo.
Il quadro azzurro dopo le prime due giornate della nuova stagione si completa in campo femminile con la sconfitta contro l’austriaca Paszek per Francesca Schiavone, a cui era stata assegnata una wild card a Auckland. A questo punto sarà difficile che gli organizzatori degli Australian Open assegnino a Francesca quella wild card che le permetterebbe di essere sicura di riuscire ad eguagliare il record di Slam disputati consecutivamente (62) che appartiene alla giapponese Sugiyama. Il bilancio delle italiane a questo punto è già migliore di quello ottenuto lo scorso anno allorchè solo Karin Knapp riuscì a vincere una partita (contro la francese Parmentier a Shenzhen). Resta ancora la Vinci, attesa da un test molto impegnativo contro Victoria Azarenka, che dopo aver demolito la Vesnina (6/0 6/2), ha superato il secondo turno senza giocare per il ritiro cui è stata costretta la favorita n.1 Simona Halep.
Una notazione circa i primi risultati degli azzurri in campo maschile: è sceso in campo fin qui solo Cecchinato che non ce l’ha fatta a superare il bosniaco Dzumhur e dovrà pertanto rimandare ulteriormente l’appuntamento con la prima vittoria nel circuito maggiore. Peccato per Donati uscito subito nel Challenger di Happy Valley per mano dell’ungherese Fucsovics, così come Gaio ha perso all’esordio dal francese Mannarino nel Challenger di Noumea in Nuova Caledonia.
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