TENNIS – Di Gianluca Atlante
MELBOURNE. Serata negativa per Simone Bolelli, che lascia gli Australian Open al secondo turno come nel 2015, sconfitto da Bernard Tomic e da una schiena dolorante. 6-4 6-2 6-7(5) 7-5 il punteggio finale che proietta l’australiano al terzo turno dove trova John Millman.
Ci resta Seppi, Andreas all’anagrafe, chiuso nel pronostico e non solo da Novak Djokovic, ma al momento ancora in vita. A salutare, invece, quando da noi in Italia era ora, oseremo dire abbondante, di dare libero sfogo all’arte culinaria, Simone Bolelli, pronto a rimettere in piedi un match compromesso contro l’australiano Tomic (il “canguro” adottivo ha servito per il match sul 5/4 del primo set, prima di subire il break per la prima ed unica volta nel match), prima di bloccarsi sul più bello (il tie break) con la schiena. Miracolosamente il buon Simone, al quarto set, c’è arrivato, ma al dodicesimo gioco ha dovuto ammainare bandiera: 6/4 6/2 6/7 7/5 in tre ore ed un minuto di gioco. Vestito a tema, con un completino hawaiano, da seratina di poker tra vecchi incalliti, dalla pancia prosperosa e con il sigaro in bocca, il Bolelli tricolore, il suo, ha provato a farlo. Magari in ritardo, ma ci ha provato. E chissà che, senza quel riacutizzarsi del dolore alla schiena, evidenziato già in fase di preparazione e nel match d’esordio in questo Australian Open, il match non poteva davvero, una volta rimesso in piedi il terzo set, prendere una piega diversa. Sarebbe bastato arrivare, magari, al tie break anche nel quarto, per mettere pressione ulteriore ad un Tomic, che non ha certo bisogno di ulteriori incentivi per smarrire per strada il barlume della ragione. Si vedeva, però, al di là del sacrificio, che Simone Bolelli, il problema alla schiena, lo stava penalizzando. Forse, in cuor suo, avrà pensato anche al doppio, con un titolo da difendere e con la prospettiva, lui e il Fognini, da testa di serie numero 5, di arrivare comunque lontano. Ecco perchè, crediamo, a Bolelli non possa assolutamente essere rimproverato nulla. Ha fatto quel che ha potuto, meglio di quanto uno potesse immaginare, in condizioni menomate. Lottando quattro set e per tre ore contro un avversario che, alla fine, gli ha concesso poco o nulla, se non in quel decimo gioco del terzo e nello stesso tie break, poi vinto dall’azzurro. Ci resta, dunque, Seppi, chiuso dal pronostico e non solo, contro Novak Djokovic.
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