TENNIS – Di ENZO CHIERICI. Djokovic da 10, Federer eccellente, insufficienze per Nadal e Dimitrov: le pagelle dei protagonisti ATP del 2015.
Djokovic 10
La sua superiorità è stata talmente imbarazzante da annullare qualsiasi pathos sportivo. Sintetizzando: in questo 2015 si è giocato per il secondo posto. E pensare che in Qatar la sua stagione era iniziata con una “disfatta”: eliminato nei quarti (orrore!) da Ivone Karlovic (voto 7 per lui). Ma niente paura, da Melbourne in poi è stata una marcia trionfale: 15 tornei, 15 finali. Delle quali, ça va sans dire, 11 vinte.
Australian Open, Wimbledon, Us Open, sei Masters 1000, le Atp World Finals, un rullo compressore. In questa annata, la sola giornata semi-storta l’ha avuta nell’occasione per lui più importante, nella finale del Roland Garros, l’unico torneo che ancora manca al suo palmares. Certo, una bella fetta di “colpa” quel giorno va senz’altro data a Wawrinka, ma qualcosa mi dice che se la rigiocano dieci volte lui quella partita la vince undici!
Più grande il suo 2015 o il 2006 di Federer? Boh! Nole ha finito 82-6, Roger 92-5, ma il senso di dominio trasmesso è stato per me lo stesso. Non le emozioni, per quelle c’è ancora da lavorare parecchio.
Federer: 8,5
Non voglio entrare nella vecchia diatriba sul GOAT e sul più forte di sempre. Se n’è parlato e riparlato e ognuno resterà sempre della sua opinione, non se ne verrà mai a capo. Su qualcosa però forse potremmo raggiungere un accordo: questo è il più forte 34enne della storia del tennis!
D’accordo, lo so anch’io: Rosewall ha fatto finali Slam da 40enne. Ma possiamo dire che era tutto un altro tennis? Se ci rifacciamo a tempi più recenti e a un tennis un po’ più moderno, non s’è mai visto nessuno giocare così, con queste qualità e continuità, a questa età.
Certo, non ha vinto Slam. E contro uno Djokovic così dominante, probabilmente nel picco della sua carriera, nemmeno lo si può pretendere. Però è sempre stato lì. A parte il disastro australiano contro il nostro Seppi (altrimenti sarebbe stato 9), ha giocato 11 finali, vincendone 6. È stato l’unico a battere tre volte Djokovic. È tornato a giocare due finali di Slam nello stesso anno. A Londra, nelle Atp World Finals a sfidare l’invulnerabile RoboNole in finale c’era ancora lui. Alcune finali avrebbe potuto giocarle meglio, siamo d’accordo. Ma la perfezione, si sa, non è di questo mondo. Non è mai stato un giocatore freddo, cinico. Non lo era quando era dominante, non possiamo pretendere lo diventi ora, a 34 anni. È sempre stato un emotivo, altrimenti di Slam ne avrebbe vinti probabilmente 25. Ma a noi cosa importa? Che Dio ce lo conservi ancora a lungo, perché si fa veramente tanta, tanta fatica ad immaginare un circuito senza di lui.
Wawrinka: 8-
A Londra, in occasione del Masters di fine anno, l’ha detto chiaro e tondo: “Non cambierei il mio 2015 con quello di Federer”. Dal suo punto di vista, come dargli torto? D’altra parte, provate a chiedere a Federer se non avrebbe barattato i suoi 6 titoli con il “titolone” Slam di Stanimal. Magari non lo ammetterebbe candidamente, ma conoscendolo…
Quelle due settimane di Parigi d’altronde fanno tutta la differenza del mondo. Perché ha giocato un tennis stellare (oltre che bellissimo) ed è riuscito nell’impresa di superare uno Djokovic che soltanto pochi giorni prima aveva umiliato Nadal e sembrava francamente invincibile. Lui quel giorno è andato semplicemente “oltre”, giocando sulla sua nuvola rossocrociata e poteva avere avanti a sé chiunque altro, non ce ne sarebbe stata per nessuno.
Ha finito l’anno da numero 4, che è un grandissimo risultato, pero gli è paradossalmente mancata la continuità. Diciotto match persi continuano ad essere tanti per uno come lui. Che rimane fondamentalmente un corridore da classiche, sarebbe forse ingiusto chiedergli anche di vincere i grandi Giri.
Murray: 7 e mezzo
Come si fa a criticare uno che ha appena vinto la Coppa Davis e terminato l’anno da numero 2? Non si fa e infatti non lo facciamo. Però, però… In questa annata sicuramente molto buona, si può dire che gli è mancato un po’ l’acuto? Negli Slam, a parte il flop di New York contro Anderson (capita), è sempre stato fermato da Djokovic e Federer, quindi nulla di dire. Ha anche vinto il suo primo Masters 1000 su terra battuta a Madrid, approfittando dell’assenza di Djokovic, vero, ma dominando Nadal in finale. Ha poi riportato praticamente da solo solo l’Insalatiera in patria dopo 79 anni. Insomma bravo, bravissimo? E allora? Allora gli è mancata la giornata “alla Wawrinka”, quella in cui giochi su una nuvola e quel giorno non c’è avversario che tenga. Il timore è che, col suo tipo di gioco, difficilmente potrà averla anche in futuro, ma mai dire mai. In Australia sarà testa di serie numero 2. Una preghiera: Dio ce ne scampi e liberi da un’altra finale tra lui e Djokovic!
Nadal: 5
Ha finito il suo anno peggiore al numero 5, e questo già la dice lunga su che razza di giocatore sia. Era reduce dai guai fisici dell’anno prima ok, ma come il 2013 di Federer, la sua annata non può essere giudicata sufficiente. Negli Slam non ha giocato uno straccio di semifinale, prendendo imbarcate terrificati contro Berdich (?) in Australia e Djokovic nella sua Parigi. A Wimbledon ha perso male da Dustin Brown, a New York s’è fatto rimontare da Fognini un match che un parente del vero Nadal non avrebbe mai perso nella vita.
Ha vinto tre torneini di cui fino a un paio d’anni fa ignorava probabilmente persino l’esistenza. Ha perso 20 match nell’anno. Per la prima volta probabilmente dalla nascita non ha vinto nessun Masters 1000. I suoi match contro Djokovic sono praticamente diventati una seduta di allenamento per il serbo. E, udite udite, per la prima volta in carriera termina l’anno con un record negativo perfino contro Federer (0-1)!
Eppure, in tutto questo “disastro”, ha terminato l’anno al quinto posto e ha dato proprio nei tornei indoor di fine anno qualche cenno di ripresa. Basterà? Chi vivrà vedrà, ma la storia ci ha insegnato che non bisogna mai darlo per morto. Uomo avvisato, mezzo salvato.
Berdych: 5 e mezzo
Aveva iniziato l’anno molto bene, con la semi in Australia e tanti altri buonissimi risultati, fino alla finale di Monte Carlo. Poi il lento, inesorabile, declino. Negli altri Slam, sempre fuori negli ottavi. Che può andar bene per un giocatore come il nostro Fognini ad esempio, ma non per uno delle sue qualità. Aveva rigiocato bene a Bercy, perdendo un match serrato contro Djokovic, ma poi a Londra ha inanellato tre sconfitte in tre incontri, il peggiore tra gli otto classificati. Il futuro? Ormai lo conosciamo, difficile attendersi tanto meglio…
Nishikori: 6
Benino, non benissimo. Come al solito è stato sfortunato, con l’infortunio prima della semi di Halle col nostro Seppi che l’ha di fatto tagliato fuori anche per Wimbledon (dopo aver eliminato Bolelli…). Poi ha ciccato lo Us Open, andando fuori al primo turno contro un ispirato Paire, ma ci può stare in una stagione. Per il resto ha fatto abbondantemente il suo, senza però l’acuto che l’hanno prima gli aveva permesso di eliminare Djokovic e andare in finale a New York. Finale di anno un po’ in affanno, deve lavorare decisamente sull’aspetto fisico se vuole arrivare ad infastidire costantemente i big. E accendere anche un cero alla Madonna per non avere altri malanni.
Ferrer: 6+
Non lo vedi e non lo senti per un anno, poi controlli la classifica e lui è ancora lì, al numero 7. Piazzato
meglio di tanti presunti giovani fenomeni. Il tutto a 33 anni. A suo modo, un fenomeno!
Dimitrov: 4
La vera delusione dell’annata appena trascorsa. Potremmo limitarci a citare i suoi numeri per raccontare la sua brutta stagione, con i suoi zero titoli e le sue 22 sconfitte. Potremmo raccontare di come lo scorso anni finì al numero 11 e quest’anno al numero 28. Insomma, potremmo descrivere la sua peggiore stagione in tanti modi. Ma bastava vedere uno qualsiasi dei suoi match per comprendere tutto. Involuto e svogliato, è sembrato il lontano parente del giocatore che solo poco tempo fa aveva illuso in tanti (me incluso) su un nuovo, possibile, tennista classico di vertice.
Invece, vederlo perdere match, remando come un (trovate voi il termine meno offensivo) tre metri oltre la linea di fondo campo a me sembra una bestemmia tecnica. Oltre che un enorme spreco di talento.
Fognini: 6-
Sono un enorme estimatore del talento tennistico di Fognini. Per questo non mi faccio ingannare dai suoi successi di quest’anno contro il peggior Nadal di sempre nel giudicarlo. Certo, battere il maiorchino non è mai facile e riuscirci addirittura tre volte in un anno è un’impresa che va sottolineata, in particolare l’epica remuntada di New York. E infatti lo sto facendo. Detto ciò, continuo a pensare che un record di 32-26 continua ad essere insoddisfacente per uno come lui. Che dovrebbe fare molto meglio nei tornei importanti – Slam e Masters 1000 – almeno sulla terra battuta. Invece continuano ad esserci troppe sconfitte al primo turno, spesso con avversari nettamente meno forti di lui. Questione di testa, avrebbero detto in coro Bisteccone Galeazzi e Disguido Oddo. Ma lui l’ha testa ce l’ha eccome, lo ha dimostrato in tante occasioni. Solo che la usa a corrente alternata. Preferibilmente quando incontra Nadal. Che fosse quella la soluzione? Basta dirlo e falsiamo i sorteggi…
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