TENNIS – ‘Dustin did it again’, dissero quel giorno. Dustin Brown, dopo la vittoria su Rafael Nadal dello scorso anno sull’erba di Halle si è ripetuto su un palcoscenico questa volta ben più importante come l’erba di Wimbledon. Il Centre Court fu il teatro di quello show impossibile da non apprezzare. I primi cinque punti furono uno più sprezzante dell’altro: volèe di dritto smorzata, rovescio vincente al volo da metà campo, ace di seconda a 200 all’ora, altro serve and volley con volèe stoppata di dritto, risposta vincente di rovescio.
I fratelli McEnroe, in telecronaca sul network statunitense, erano già alle risate più copiose. Patrick, al secondo rovescio vincente in risposta, ha detto al fratello: “Sei pronto ad assistere a qualcosa del genere per tutto il match?”. Un tripudio ha accolto il 7-5 3-6 6-4 6-4 con cui il tedesco, di origine giamaicana, ha messo fine al torneo del campione di Wimbledon 2008 e 2010. Un match che solo Brown poteva impostare così aggressivo e scriteriato dal primo all’ultimo punto.
Il dato più bello? I novantanove serve and volley fatti da Brown contro uno soltanto (comunque andato a segno) dello spagnolo. E Nadal, tra le mille qualità che gli vengono riconosciute da anni, ha quelle di essere uno dei migliori ribattitori del circuito, o anche solo uno dei migliori quando si tratta di giocare il passante. E allora? Giù a servire prime e seconde oltre i duecento orari. Ma non solo, perché oltre a quello sono arrivati innumerevoli ricami a rete alternati da bordate da fondo campo, un mix di gioco che forse solo lui può concepire, facendosi trasportare dall’istinto. Guidato da questa forza interiore ha messo a segno una vittoria da ricordare negli anni, se non altro per gli oltre 10.000 spettatori che erano presenti e gli hanno dedicato una meritatissima standing ovation mentre lui si batteva la mano sul lato sinistro dello stomaco, lì dove c’è tatuata l’immagine del padre a cui Brown vuole un bene incredibile.
Per il quarto anno di fila, Nadal esce da Wimbledon contro un giocatore con un ranking a tre cifre (il ‘minimo fu Rosol, n.100). Per il quarto anno, il vincitore conclude il match con un ace: Rosolo, Darcis, Kyrgios, Brown.
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