TENNIS – Di Federico Parodi
GHENT. Andy Murray non trema ed evita di complicarsi la vita, battendo Ruben Bemelmans per 6-3 6-2 7-5, salvando un set point nel terzo set e portando sull’1-1 la finale di Coppa Davis tra Belgio e Gran Bretagna.
Domani, il n.2 del mondo sarà nuovamente in campo con suo fratello Jamie contro, probabilmente, di nuovo Bemelmans assieme a Steve Darcis.
La scelta del capitano belga Van Herck di buttare in pasto ad Andy Murray Ruben Bemelmans, numero 108 del mondo, aveva due motivazioni: preservare il classe ’84 Steve Darcis in vista del doppio di domani e, chissà, di un eventuale singolare decisivo domenica; e poi, non avendo nulla da perdere nel match sulla carta più chiuso della finale, mischiare le carte del mazzo. Bemelmans, in realtà tennista più da superfici veloci che da terra, possiede un gioco molto propositivo, fatto di accelerazioni e variazioni sul tema. Uno stile simile a quello di Darcis, ma con una maggiore pesantezza di palla. Insomma, l’ideale per giocare la classica partita da “o la va o la spacca” e provare a spazientire un regolarista come lo scozzese.
Il piano di aggressione di Bemelmans per togliere ritmo all’avversario prevede in ordine sparso smorzate, serve and volley, back di rovescio, attacchi in controtempo e soluzioni vincenti con entrambi i colpi di rimbalzo. Nei primi game il tennis brillante del ventottenne di Genk trascina la platea di casa, che s’infiamma non appena il tennista locale recupera il break ceduto in avvio. Murray, concentrato come non mai e troppo esperto per farsi intimorire dall’ambientazione ostile, limita al minimo sindacale il numero degli errori non forzati e porta a casa un fondamentale primo parziale.
A questo punto non ci sono più dubbi su chi sia il padrone del campo. In ogni caso il match si mantiene buoni standard qualitativi e il merito va ascritto soprattutto a Bemelmans. Nella sua gara a inseguire il belga va spesso fuori giri, alternando magie di tocco a banali gratuiti, ma entusiasma i presenti. Sicuramente più di quanto fatto nel primo pomeriggio da David Goffin. Murray è comunque troppo solido e in difesa fa il fenomeno. Più passano i minuti e più il numero due del mondo cresce in personalità, facendosi sorprendere con sempre meno frequenza dai giochetti del belga. Il secondo set scivola agilmente nelle mani del giocatore più quotato.
Più complicato il terzo parziale. Murray spreca qualche chance di troppo ed è costretto a prolungare la sua presenza in campo. Va addirittura sotto di un break (2-4), punteggio che risveglia le speranze del pubblico. L’impianto di Genth torna a farsi sentire, provando a innervosire lo scozzese. Il numero due del mondo reagisce da campione e torna immediatamente sotto. Volano via comunque energie preziose a Andy. Anche mentali. Sul 4-5 annulla anche un set point con una seconda di servizio a un palmo dalla riga, esultando polemicamente nei confronti del rumoroso pubblico. Il britannico non ha alcuna intenzione di andare al quarto e chiude 7-5 con un urlo di rabbia.
Murray ha confermato alla stampa di sentire la pressione di giocare per il suo paese. D’altronde non ha una spalla all’altezza ed è chiamato a un tour de force. Sta provando con testardaggine a trascinare i suoi a una Coppa Davis che manca al Regno Unito da ben 79 anni. Ma da uno che ha scacciato i fantasmi di Wimbledon e l’ingombrante presenza di Fred Perry questa sembra quasi una passeggiata di salute. Soprattutto perché dall’altra parte – il quasi harakiri di Goffin contro Edmund l’ha confermato – non ha certo degli spauracchi invincibili. Oggi la trappola dello stratega Van Herck ha comunque funzionato: Murray è stato in campo più del previsto (quasi 2 ore e 30’) e si è dovuto spendere in molte corse in avanti a causa delle velenose palle corte del belga. Vedremo se pagherà qualcosa nei prossimi giorni. Intanto domani è in programma il doppio ed è come sempre uno spartiacque decisivo sulla strada che porta all’insalatiera.
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