TENNIS – Di Diego Barbiani
GHENT. Doveva per forza vincere, David Goffin, o il sogno del Belgio di costruire l’impresa contro la Gran Bretagna per agguantare la Coppa Davis 2015 si sarebbe frantumato già nei primi ‘metri’.
Il n.1 dei fiamminghi, però, per avere ragione di Kyle Edmund, ‘ragazzotto’ di belle speranze, ma pur sempre con appena due partite all’attivo nel circuito ATP. Ed invece, il giovane britannico classe 1995 ha fatto un figurone per due set interi prima di cedere mentalmente, prima che fisicamente, al rientro dell’idolo del pubblico locale che si è imposto per 3-6 1-6 6-2 6-1 6-0. E’ anche la prima volta in carriera in cui riesce a riemergere da due set di ritardo completando la rimonta nel parziale decisivo. Occasione migliore, non poteva capitare.
Va però riconosciuto, eccome, il coraggio e la personalità che per due set Edmund ha messo in campo. Hai voglia a storcere il naso ed a chiederti perché lui e non uno come James Ward, magari più esperto. Leon Smith sembrava aver pescato l’incredibile jolly. Due frazioni che potevano davvero finire con un duplice 6-0 per uno scatenato britannico. Un gioco, il suo, che si adattata molto bene alla terra rossa, superficie dove ha giocato tanto nell’ultimo mese ed ha vinto anche un torneo Challenger a Buenos Aires, magari di livello secondario ma con tanti giocatori cresciuti con una fame ed una ‘cattiveria’ agonistica che per metterli tutti in fila rappresenta comunque un’impresa importante. I vari Berlocq, Zeballos, Ghem, tutti giocatori dal sangue latino e ‘feroce’, sono un banco di prova significativo.
Il dritto, soprattutto. Una velocità di braccio importante ed un rumore, al momento dell’impatto, che sembrava far esplodere la pallina. Oltre a questo, un buon lavoro di polso per dare rotazione senza però togliere potenza. Sembrava poter sfondare da ogni angolo. Anche durante uno scambio lungo, dopo un primo game fondamentale per costruirsi fiducia, non perdeva mai campo ed era pronto a ‘sparare’ un colpo ancor più potente ed incisivo al di là della rete.
Momenti di tennis di altissimo livello che hanno stordito per due set Goffin, incapace di star lì con la testa e provare a cambiare il volto alla partita. Cosa è cambiato? Il primo, vero, calo nel rendimento del britannico. Dopo sette game consecutivi dall’1-0 Goffin nel secondo all’1-0 Edmund nel terzo set, il nativo di Johannesburg ha forse pensato troppo al momento, al fatto di aver dominato con un tennis quasi perfetto un avversario stabilmente tra i primi 20 del mondo per tutta la stagione. Al belga è bastato notare un minimo di incisività in meno ed ha capovolto la situazione come un calzino.
In casa sua, davanti ai sovrani belgi ed ad un monumento come Kim Cljisters, non poteva finire la partita con quella fragilità. Per due set ha interpretato il ruolo del ‘punchball’, il sacco da boxe preso a pugni da chi sembrava invece essere posseduto da qualche entità tennistica sovrannaturale, poi è ripartito, ed ha portato a casa un successo storico sotto tanti aspetti. Nel 1904, anno della prima ed unica finale giocata dal Belgio, furono sconfitti 5-0 dalle Isole Britanniche. Oggi il punteggio per loro si è già mosso. Un punto che non potevano non vincere, un sogno che non pooteva frantumarsi dopo il primo incontro.
Andy Murray, prossimo a scendere in campo contro Ruben Bemelmans, ha l’enorme responsabilità di portare a casa un punto che sulla carta appare scontato, ma che ora è diventato fondamentale per la Gran Bretagna, per non complicarsi un weekend che dopo due set, oggi, sembrava già concluso.
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