TENNIS – QUIET PLEASE! – Di ROSSANA CAPOBIANCO – E’ la famiglia Murray contro il Belgio, si sente e si legge da più parti: in effetti Andy in singolare e Jaimie in doppio rappresentano le uniche certezze (forti) per i britannici. Il Belgio si affida a Goffin e a un claudicante Darcis, sperando in un miracolo il sabato. Per una finale che si giocherà blindata a Ghent a causa dell’allerta terrorismo al massimo in questi giorni.
La storia di Andy Murray, come quella di tanti, sembra approdare ad un ciclo che sta per chiudersi. Andy, bambino scozzese di Dunblane, scampa insieme al fratello Jaimie alla sparatoria in atto nella sua scuola: uno dei pochissimi sopravvissuti, uno shock che si sono portati dietro per tanto tempo e che lo sport ha sicuramente contribuito a guarire, in parte, per quanto sia possibile quando non hai l’età necessaria per compiere uno sforzo razionale.
Anche in uno dei momenti più emozionanti e importanti della carriera, i due fratelli Murray devono viverlo da blindati: il clima di terrore e paura ha toccato anche la finale di Coppa Davis, tra jet privati e sorveglianze speciali, spostamenti guidati, misure d’eccezione. Ancora il fuoco, ancora minaccia. Eppure i due scozzesi (in questo caso sì, meglio dire britannici e basta) vogliono solo giocare a tennis.
Entrambi reduci da deludenti World Tour Finals (per le quali non avevano grandi ambizioni, con la testa già a Ghent. Dove è già tutto pronto: la terra, che dovrebbe teoricamente essere il nemico principale dei britannici, i tifosi, un’intera nazione che vive giorni divisi tra eccitazione ed allerta massima.
E’ pronto David Goffin, il vero top player belga: spesso non ha mostrato un cuor di leone in circostanze di particolare pressione come questa, però contro il secondo giocatore britannico non dovrebbe avere particolari problemi; il condizionale è d’obbligo, perché la Coppa Davis ci ha insegnato che la logica non conta molto ed è per questo che una competizione come questa, con tutti i suoi difetti e i limiti, le vetuste abitudini e le assenze, rimane insostituibile ed inimitabile in un panorama tennistico come quello odierno, spesso privo di emozioni vere, equilibrio, varietà e importanza relativa del nome del giocatore in campo.
Il secondo britannico, a proposito, non è chiaro quale possa essere: il posto se lo giocheranno Kyle Edmund e James Ward. Leon Smith, il capitano “figaccione” degli anglosassoni, lascia intendere che sulla terra, Edmund abbia dimostrato efficacia e concretezza, anche contro giocatori esperti della superficie come Zeballos. Ward è un lottatore affidabile ma forse con diverse armi in meno rispetto al suo più giovane connazionale.
Dando però “quasi” per scontato le due vittorie a testa di Murray e Goffin, il doppio potrebbe e dovrebbe costituire il punto decisivo: sulla carta i fratelli Murray sono favoriti, anche perché Bemelmans non costituisce una garanzia come Jaimie: se è vero che si gioca sempre su pochi punti, tre set su cinque dovrebbero comunque essere sufficienti a Andy e Jaimie per spuntarla, a meno di significative e inaspettate defezioni dovute a fatica o piccoli infortuni.
E’ per questo che, malgrado pubblico, Goffin e Darcis, i punti di forza della Gran Bretagna appaiono decisamente più convincenti per ritenerla decisamente favorita. Meno equilibrio rispetto alla finale tra Francia e Svizzera dello scorso anno che però, malgrado la schiena di Federer, finì per essere poi vinta facilmente dagli svizzeri, a causa di un suicidio francese quasi senza eguali.
E’ per questo che con la Davis non si può mai dire: l’emotività è tanta e a noi piace così.
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