TENNIS – DI FABRIZIO FIDECARO – Simone Bolelli e Fabio Fognini saranno la prima coppia italiana a prendere parte alle Atp World Tour Finals di doppio. Negli anni Settanta Adriano Panatta e Corrado Barazzutti giocarono il Master in singolare senza vincere un match: l’emiliano e il ligure spezzeranno il digiuno azzurro?
Un team italiano di doppio al Master. Quella cui assisteremo tra qualche giorno alla O2 Arena di Londra sarà una prima assoluta in campo maschile. Simone Bolelli e Fabio Fognini sono approdati alla kermesse di fine stagione grazie soprattutto al titolo conquistato agli Australian Open, giunto a distanza di cinquantasei anni dall’unico precedente azzurro, con Nicola Pietrangeli e Orlando Sirola al Roland Garros 1959.
Quello ottenuto a Melbourne sui francesi Pierre-Hugues Herbert e Nicolas Mahut è rimasto il loro unico centro pieno del 2015. Non sono mancate, però, ulteriori soddisfazioni, come i successi nelle due trasferte di Coppa Davis, su Golubev/Nedovyesov in Kazakhstan (purtroppo rivelatosi poi inutile) e su Donskoy/Kravchuk in Russia, le tre finali Master 1000 (Indian Wells, Monte-Carlo e Shanghai, battuti da Pospisil/Sock, dai gemelli Bryan e da Klaasen/Melo) e la semi al Roland Garros (sconfitti ancora dai fratelloni statunitensi).
Per il resto, la semi non disputata ad Amburgo per un infortunio di Bolelli, i secondi round a Sydney e Miami e qualche uscita all’esordio di troppo, a Wimbledon, US Open, Madrid, Roma, Cincinnati e Pechino. Un cammino che è valso a Simone e a Fabio la quinta posizione nella Doubles Race to London e una qualificazione tutto sommato agevole, peraltro ipotecata già a fine gennaio.
Va detto, per amor di verità, che il doppio attraversa da tempo una crisi in apparenza irreversibile, essendo divenuto terreno di conquista per specialisti che a livello individuale difficilmente passerebbero un turno in un future, spesso “anzianotti” per di più. I numeri uno, nonostante siano rimasti a secco di Major, sono ancora i 37enni Bob e Mike Bryan, seguiti da Rojer/Tecau (34 e 30 anni) e Dodig/Melo (30 e 32), e alle Finals vedremo anche, fra gli altri, Matkowski/Zimonjic (34 e 39) e Bopanna/Mergea (35 e 30), mentre fra le riserve figurano Peya/Soares (35 e 33).
Da questo punto di vista Bolelli e Fognini costituiscono una felice eccezione: più giovani della media (30 e 28 anni) e, soprattutto, ancora validi in singolare. A Londra, sperando che le condizioni fisiche di entrambi siano buone, potranno senz’altro dire la loro. E poi già una vittoria in un match di round robin si rivelerebbe, a suo modo, storica, in quanto sarebbe la prima in assoluto per l’Italia in un Master maschile.
Infatti, se in doppio non avevamo mai avuto alcun rappresentante, in singolo né Adriano Panatta né Corrado Barazzutti, che giocarono rispettivamente nel 1975 a Stoccolma e nel 1978 a New York, riuscirono ad aggiudicarsi un incontro. Adriano perse con Orantes, Ashe e Nastase; Corrado con Dibbs, Gottfried e Ramirez: entrambi conquistarono un set soltanto nell’ultima sfida. Spezzare almeno il digiuno azzurro è un obiettivo ampiamente alla portata di Simone e Fabio, ma, si sa, l’appetito vien mangiando… In fondo, perché porsi limiti?
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